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ITALIA

Manifestazione contro Dpcm

Torino, 37 misure restrittive per devastazione, saccheggio e scontri con la polizia

Indiziati 24 maggiorenni e 13 minorenni per la distruzione di una quarantina di negozi in Via Roma, nel centro cittadino

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Sono 37 i provvedimenti restrittivi eseguiti all'alba di martedì dalla squadra mobile della questura di Torino nei confronti di altrettante persone indiziate di devastazione e saccheggio commessi in centro città il 26 ottobre scorso ai danni di una quarantina di esercizi commerciali. Coinvolti oltre 200 operatori della polizia, sotto il coordinamento della procura della Repubblica di Torino e della procura della Repubblica presso il tribunale per i minorenni di Torino.  

I provvedimenti riguardano 24 maggiorenni e 13 minorenni, presunti autori delle devastazioni e dei saccheggi avvenuti la sera del 26 ottobre 2020 nel centro cittadino torinese in occasione di una manifestazione contro le restrizioni governative adottate per fronteggiare la pandemia. Nel corso della manifestazione, pacifica, sono avvenuti gli scontri sono scatenati dai 37 soggetti, estranei agli iniziali manifestanti. Dieci agenti di polizia erano rimasti feriti.

L’attività investigativa, condotta dalla squadra mobile,  polizia postale e polizia scientifica, ha esaminato il materiale video e fotografico, sia dai sistemi di videosorveglianza pubblici, che di quelli privati) e analisi delle specifiche condotte degli autori dei reati, evidenziate nei filmati.

Nella giornata immediatamente successiva ai fatti, gli investigatori hanno trovato una pagina su Instagram, torino.criminalpage,(bloccata dalla polizia postale) creata per promuovere, condividere e enfatizzare le  iniziative criminali. 

L'account, sempre secondo gli investigatori, evidenziava la comune provenienza dei partecipanti agli scontri alla zona di Barriera Milano. La stessa pagina veniva utilizzata per pianificare ed istigare nuove azioni criminali, che sarebbero invece state scongiurate dai servizi di ordine pubblico. I filmati, sia durante le azioni predatorie di ottobre sia nel percorso prima e dopo i fatti, sono stati confrontati con immagini, “storie" e video amatoriali pubblicati sui social network, che hanno spesso fatto rivedere gli indagati abbigliati con gli stessi indumenti indossati la sera del 26 ottobre 2020.