SPETTACOLO
Hollywood
Golden Globes, attesa per la premiazione. Sarà "Birdman" contro "Boyhood"?
Stanotte i premi della stampa straniera negli Usa. E' l'anno degli "indipendenti", i divi restano a guardare. Potrebbe essere la volta buona per Michael Keaton e Julianne Moore

I grandi divi restano a guardare. Sì, perché l’edizione 2015 dei Golden Globes, la numero 72, potrebbe essere dominata da personaggi lontani dalle luci dorate della Hollywood più ricca e celebre. Fin dai titoli che si giocheranno il premio di miglior dramma e miglior commedia, passando per i registi in competizione, fino agli attori e alle attrici, il filo rosso che lega tutte le principali categorie è quello del cinema indipendente che va alla conquista dell’industria e dei suoi premi più significativi.
Registi, sfida Inarritu-Linklater
E se tra i film drammatici sembra favorito “Boyhood” e fra le commedie “Birdman”, sarà interessante capire chi prevarrà tra i due registi, da una parte il texano Richard Linklater, arrivato alla celebrità quasi cinquantenne dopo una carriera passata a raccontare la provincia americana e tutti i suoi disagi, e Alejandro González Iñárritu, il messicano trapiantato in California che, per l’occasione, ha abbandonato i suoi ambiziosi racconti corali per concentrarsi su una storia incentrata proprio sul mondo dell’arte e del teatro. Minori speranze di portare a casa il Golden Globe ce l’hanno gli altri tre registi in corsa, David Fincher, Ava DuVernay e Wes Anderson.
Attori, Michael Keaton prova a rilanciarsi
Fra gli attori, bisogna fare una distinzione. Nella categoria dei ruoli drammatici, l’incertezza è massima. Si giocano la vittoria Eddie Redmayne, che interpreta Stephen Hawking ne “La teoria del tutto”, e che forse è il nome che gode di maggiori probabilità. Gli altri nominati sono Steve Carell, ex comico televisivo alla sua prima prova drammatica in “Foxcatcher”, Benedict Cumberbatch nei panni di Alan Turing, il matematico britannico che sfidò il nazismo, in “The Imitation Game”, Jack Gyllenhaal, in un ruolo di cinico e politicamente scorretto reporter di strada ne “Lo sciacallo” e David Oyelowo, che interpreta Martin Luther King nel classico biopic “da Oscar”.
Diverso il discorso per la sezione “miglior attore in commedie o musical”. Un favorito c’è e suscita molta curiosità: è Michael Keaton, l’ex Batman di Tim Burton, tornato alla ribalta dopo anni passati nelle “retrovie” con il ruolo da protagonista in “Birdman”, in concorso a Venezia senza particolari clamori, ma amatissimo in America fin dal momento della sua uscita. A sfidarlo ci sono Ralph Fiennes, mattatore assoluto in “Grand Budapest Hotel”, Bill Murray per “St. Vincent”, Joaquin Phoenix per “Vizio di forma”, l’attesissimo nuovo film di Paul T. Anderson tratto da un romanzo di Thomas Pynchon, e Christoph Waltz per “Big Eyes”.
Attrici, sarà finalmente l'anno di Julianne Moore?
Capitolo attrici. Sembra proprio possa essere la volta buona per il trionfo di Julianne Moore, amante di ruoli complessi, stratificati e controversi. Da sempre stimata dai giovani cineasti più apprezzati dalla critica, non ha mai goduto della simpatia delle giurie. Ma la sua interpretazione in “Still Alice” pare proprio mettere d’accordo tutti. Poche speranze, per le attrici in film drammatici, per le altre quattro: la rediviva Jennifer Aniston (“Cake”), Felicity Jones (“La teoria del tutto”), l’algida Rosamund Pike “L’amore bugiardo”) e Reese Witherspoon (“Wild”).
Più complicato indicare delle favorite nella sezione “brillante”, anche se vale la pena segnalare la presenza, anche qui, di Julianne Moore per la sua prova decadente e surreale nel film di David Cronenberg “Maps to the Stars”. Insieme a lei concorrono Amy Adams per “Big Eyes”, Emily Blunt per “Into the Woods”, Helen Mirren per “Amore, cucina e curry” e la giovanissima Quvenzhané Wallis per “Annie”. Se la Moore dovesse riuscire nell’accoppiata, sarebbe un risultato storico mai visto prima.
Registi, sfida Inarritu-Linklater
E se tra i film drammatici sembra favorito “Boyhood” e fra le commedie “Birdman”, sarà interessante capire chi prevarrà tra i due registi, da una parte il texano Richard Linklater, arrivato alla celebrità quasi cinquantenne dopo una carriera passata a raccontare la provincia americana e tutti i suoi disagi, e Alejandro González Iñárritu, il messicano trapiantato in California che, per l’occasione, ha abbandonato i suoi ambiziosi racconti corali per concentrarsi su una storia incentrata proprio sul mondo dell’arte e del teatro. Minori speranze di portare a casa il Golden Globe ce l’hanno gli altri tre registi in corsa, David Fincher, Ava DuVernay e Wes Anderson.
Attori, Michael Keaton prova a rilanciarsi
Fra gli attori, bisogna fare una distinzione. Nella categoria dei ruoli drammatici, l’incertezza è massima. Si giocano la vittoria Eddie Redmayne, che interpreta Stephen Hawking ne “La teoria del tutto”, e che forse è il nome che gode di maggiori probabilità. Gli altri nominati sono Steve Carell, ex comico televisivo alla sua prima prova drammatica in “Foxcatcher”, Benedict Cumberbatch nei panni di Alan Turing, il matematico britannico che sfidò il nazismo, in “The Imitation Game”, Jack Gyllenhaal, in un ruolo di cinico e politicamente scorretto reporter di strada ne “Lo sciacallo” e David Oyelowo, che interpreta Martin Luther King nel classico biopic “da Oscar”.
Diverso il discorso per la sezione “miglior attore in commedie o musical”. Un favorito c’è e suscita molta curiosità: è Michael Keaton, l’ex Batman di Tim Burton, tornato alla ribalta dopo anni passati nelle “retrovie” con il ruolo da protagonista in “Birdman”, in concorso a Venezia senza particolari clamori, ma amatissimo in America fin dal momento della sua uscita. A sfidarlo ci sono Ralph Fiennes, mattatore assoluto in “Grand Budapest Hotel”, Bill Murray per “St. Vincent”, Joaquin Phoenix per “Vizio di forma”, l’attesissimo nuovo film di Paul T. Anderson tratto da un romanzo di Thomas Pynchon, e Christoph Waltz per “Big Eyes”.
Attrici, sarà finalmente l'anno di Julianne Moore?
Capitolo attrici. Sembra proprio possa essere la volta buona per il trionfo di Julianne Moore, amante di ruoli complessi, stratificati e controversi. Da sempre stimata dai giovani cineasti più apprezzati dalla critica, non ha mai goduto della simpatia delle giurie. Ma la sua interpretazione in “Still Alice” pare proprio mettere d’accordo tutti. Poche speranze, per le attrici in film drammatici, per le altre quattro: la rediviva Jennifer Aniston (“Cake”), Felicity Jones (“La teoria del tutto”), l’algida Rosamund Pike “L’amore bugiardo”) e Reese Witherspoon (“Wild”).
Più complicato indicare delle favorite nella sezione “brillante”, anche se vale la pena segnalare la presenza, anche qui, di Julianne Moore per la sua prova decadente e surreale nel film di David Cronenberg “Maps to the Stars”. Insieme a lei concorrono Amy Adams per “Big Eyes”, Emily Blunt per “Into the Woods”, Helen Mirren per “Amore, cucina e curry” e la giovanissima Quvenzhané Wallis per “Annie”. Se la Moore dovesse riuscire nell’accoppiata, sarebbe un risultato storico mai visto prima.