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MONDO

Censurati i media

Crisi in Thailandia: i militari: "Non è un colpo di stato". Ma il mondo osserva con preoccupazione

Il generale Prayuth Chan-ocha ha imposto la legge marziale per "ripristinare l'ordine". Gli Usa avvertono "deve essere temporanea", preoccupazione anche dal Giappone "sollecitiamo le parti a non usare la violenza". Il primo ministro ad interim propone nuove elezioni

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Soldati a Bangkok (Ap)
Bangkok
La Thailandia rischia di precipitare in una nuova dittatura. Il capo di stato maggiore Prayuth Chan-ocha dopo sei mesi di una crisi politica costata 28 morti e oltre 800 feriti ha proclamato la legge marziale. Soldati armati nelle strade di Bangkok, posti di blocco e censura a emittenti e radio. "È fatto divieto a tutti i media di riportare o diffondere notizie o immagini dannose per l'interesse nazionale" ha dichiarato il capo di stato, un provvedimento adottato senza consultare il governo.
Ma i militari continuano a ripetere: non è un colpo di stato. L'imposizione della legge marziale, ha spiegato il generale Prayuth Chan-ocha nel suo discorso in un video, si è resa necessaria per "sopprimere elementi dotati di armi da guerra" e "ripristinare l'ordine". Legge marziale che rimarrà in vigore "finché non sarà tornata la calma".
Nelle strade di Bangkok rimangono ancora accampati i due movimenti contrapposti: gli anti-governativi di simpatie monarchiche e le "camicie rosse", i fedeli all'ex premier Thaksin Shinawatra nonché alla sorella Yingluck, appena destituita 

I moniti internazionali
"La legge marziale decretata dall'esercito thailandese deve essere temporanea e non deve mettere a rischio la democrazia" avvertono gli Stati Uniti. "Tutte le parti in campo devono rispettare i principi democratici e garantire la libertà d'espressione".
Preoccupazione arriva anche dal Giappone che auspica una soluzione pacifica ai disordini in Thailandia, "Sollecitiamo con forza le parti interessate a dare prova di
moderazione e a non usare la violenza - ha detto il portavoce del governo, Yoshihide Suga - speriamo vivamente che la situazione venga affrontata in modo pacifico e democratico".
Arriva anche l'appello di Amnesty "È fondamentale che l'esercito rispetti integralmente gli obblighi in materia di diritti umani: la legge marziale in Thailandia non sia causa di violazioni".

Due settimane fa destituito il premier
Due settimane fa, la premier Yingluck Shinawatra - sorella di Thaksin - è stata destituita per abuso di potere dalla Corte costituzionale. Quel che resta dell'esecutivo è di fatto impossibilitato a governare, e il Senato - unica Camera al momento attiva, per metà formata da membri nominati dall'élite - sta considerando di nominare un nuovo premier "neutrale" senza far tornare il Paese al voto.
ll primo ministro ad interim Niwatthamrong Boonsongpaisan ha invece proposto di andare a nuove elezioni il 3 agosto, dopo che quelle del 2 febbraio - boicottate dall'opposizione - sono state annullate dalla magistratura perché incomplete.

18 colpi di stato
Una storia turbolenta quella della Thailandia. Dal 1932, anno in cui viene proclamata la monarchia costituzionale, si sono susseguti 18 colpi di stato, tra riusciti e solo tentati. Come quello del 1947, quando tornò al potere l'ufficiale ed ex primo ministro Phibun Songkhram, che instaurò una guida militare fino al 1973.
Nell'ottobre di quell'anno le proteste di piazza, con 400mila manifestanti, portarono a un breve periodo di democrazia, ma già il 1976 vide il ritorno della dittatura militare che durò fino al marzo del 1980.
Nel 1997 entrò in vigore la nuova costituzione e nel gennaio 2001 venne eletto premier il magnate delle Tlc Thaksin Shinawatra, che fu deposto con un colpo di Stato militare nel 2006.
È dell'anno successivo la formazione di una coalizione di governo da parte dei partiti pro-Thaksin, ma nel 2008 tornarono in campo le "camicie gialle" anti-Thaksin con scontri mortali tra polizia e manifestanti seguite - l'anno successivo - da
manifestazioni delle 'camicie rosse' pro-Thaksin. Ed ora dopo la destituzione della premier Yingluck Shinawatra - sorella di Thaksin, l'esercito entra di nuovo in scena con la proclamazione della legge marziale.