MONDO
Il caso
Alfie Evans, ripristinato il nutrimento dopo 36 ore
Il padre: "Resiste bene come può e non soffre"

Il piccolo Alfie Evans è tornato a ricevere nutrimento assistito nell'ospedale Alder Hey di Liverpool, dopo aver resistito senza "per 36 ore" ed essere ormai entrato nel secondo giorno di vita, contro le previsioni dei medici, dopo il distacco della ventilazione meccanica. Lo ha detto papà Tom all'ITV. "Alfie - ha aggiunto - resiste ancora bene come può. Sta lottando e continua a non soffrire, non ha apnee né dà segno di provare dolore".
Alfie, ha continuato Tom Evans, "si è mantenuto in vita, come farebbe qualunque altro bambino, per 36 ore". Ed stato "totalmente inaspettato da parte sua" rispetto alle previsioni del protocollo medico delineato a Liverpool. "Io credo di essere più vicino ora" almeno alla possibilità di riportarlo a casa, "ne saremmo felici", ha poi aggiunto rispondendo a una domanda, insistendo tuttavia nel sottolineare che la sua speranza vera sarebbe il trasferimento in Italia, per ora non autorizzato dalla giustizia britannica. "Sarebbe più che una benedizione portarlo in Italia dove avrebbe bisogno di cure".
"Forse può aver bisogno di una tracheotomia, forse no, quel che è certo - ha sottolineato il padre - è che al momento sta ancora lottando e dimostrando che i dottori e i tribunali si sbagliavano. Ci era stato detto che non sarebbe durato 5 minuti e invece sono 36 ore che siamo sulla breccia".
"E' tempo che ad Alfie sia fatta la grazia, riconosciuta la dignità di tornare a casa o andare in Italia", ha concluso Tom Evans, che ci spera ancora e racconta come si sia deciso a tentare la carta di un nuovo ricorso in appello per cercare di ottenere il trasferimento del suo bimbo dall'ospedale di Liverpool. In un primo tempo aveva detto no, "ero stanco di questi ricorsi respinti", ma poi è stata la stessa Corte d'Appello a far sapere al suo avvocato di essere disponibile: "Noi pensiamo possa essere il segno di una svolta clamorosa".
"Ieri - rivela Evans - l'avvocato mi aveva offerto un'opzione fra due alternative: ricorrere alla Corte d'Appello (contro la decisione del giudice Anthony Hayden di non autorizzare il trasferimento di Alfie in Italia) o collaborare", accettare il protocollo di distacco dai macchinari salvavita affidato ai medici di Liverpool e ottenere 'in cambio' che il piccolo fosse almeno "riportato a casa". "Io - prosegue papà Tom - mi ero detto d'accordo per riportarcelo a casa, non ne potevo più di queste corti e di ricorsi respinti". Poi per arrivata la telefonata della Corte d'Appello al suo legale: un collegio era pronto a riunirsi oggi pomeriggio. Messaggio di disponibilità che Tom Evans interpreta come un segnale: "Noi ora crediamo che ci possa essere un cambiamento clamoroso, una svolta nel caso". La Corte "deve essersi accorta che il giudice Hayden e i dottori sbagliano". Alfie, incalza, "non è stato nutrito, è stato trattato in modo disgustoso, come
neppure un animale, ma ha dimostrato che si sbagliavano (a prevederne una rapida fine)... e sta tenendo botta".
Alfie, ha continuato Tom Evans, "si è mantenuto in vita, come farebbe qualunque altro bambino, per 36 ore". Ed stato "totalmente inaspettato da parte sua" rispetto alle previsioni del protocollo medico delineato a Liverpool. "Io credo di essere più vicino ora" almeno alla possibilità di riportarlo a casa, "ne saremmo felici", ha poi aggiunto rispondendo a una domanda, insistendo tuttavia nel sottolineare che la sua speranza vera sarebbe il trasferimento in Italia, per ora non autorizzato dalla giustizia britannica. "Sarebbe più che una benedizione portarlo in Italia dove avrebbe bisogno di cure".
"Forse può aver bisogno di una tracheotomia, forse no, quel che è certo - ha sottolineato il padre - è che al momento sta ancora lottando e dimostrando che i dottori e i tribunali si sbagliavano. Ci era stato detto che non sarebbe durato 5 minuti e invece sono 36 ore che siamo sulla breccia".
"E' tempo che ad Alfie sia fatta la grazia, riconosciuta la dignità di tornare a casa o andare in Italia", ha concluso Tom Evans, che ci spera ancora e racconta come si sia deciso a tentare la carta di un nuovo ricorso in appello per cercare di ottenere il trasferimento del suo bimbo dall'ospedale di Liverpool. In un primo tempo aveva detto no, "ero stanco di questi ricorsi respinti", ma poi è stata la stessa Corte d'Appello a far sapere al suo avvocato di essere disponibile: "Noi pensiamo possa essere il segno di una svolta clamorosa".
"Ieri - rivela Evans - l'avvocato mi aveva offerto un'opzione fra due alternative: ricorrere alla Corte d'Appello (contro la decisione del giudice Anthony Hayden di non autorizzare il trasferimento di Alfie in Italia) o collaborare", accettare il protocollo di distacco dai macchinari salvavita affidato ai medici di Liverpool e ottenere 'in cambio' che il piccolo fosse almeno "riportato a casa". "Io - prosegue papà Tom - mi ero detto d'accordo per riportarcelo a casa, non ne potevo più di queste corti e di ricorsi respinti". Poi per arrivata la telefonata della Corte d'Appello al suo legale: un collegio era pronto a riunirsi oggi pomeriggio. Messaggio di disponibilità che Tom Evans interpreta come un segnale: "Noi ora crediamo che ci possa essere un cambiamento clamoroso, una svolta nel caso". La Corte "deve essersi accorta che il giudice Hayden e i dottori sbagliano". Alfie, incalza, "non è stato nutrito, è stato trattato in modo disgustoso, come
neppure un animale, ma ha dimostrato che si sbagliavano (a prevederne una rapida fine)... e sta tenendo botta".