MONDO
La morte del 'Comandante'
Raul Castro seppellisce il fratello: "Nel nome di Fidel, hasta la victoria siempre"
Le ceneri del lider maximo, che ha governato il Paese per quasi 50 anni, sepolte al cimitero di Santa Ifigenia, dove è sepolto anche l'eroe nazionale José Marti. Termina così una settimana di tributi all'ex guerrigliero barbudo padre della rivoluzione cubana

4 dicembre 2016, Santiago de Cuba. E' qui che si scrive l'ultimo capitolo della lunga e controversa storia di uno dei protagonisti del '900.
Oltre 50.000 persone si sono ritrovate nella Plaza Antonio Maceo, nota come Plaza de la Revolucion, per l'ultimo addio a Fidel Castro. Il presidente Raul Castro, 85 anni, fratello di Fidel, ha preso la parola in quella che ha definito la "culla della rivoluzione" e ha ringraziato "il popolo cubano per l'amore e il rispetto mostrato in questi giorni a Fidel".
"Davanti ai resti di Fidel, giuriamo di difendere la patria e il socialismo. Hasta la victoria siempre", ha esortato soffermandosi a ricordare le parole del fratello quando cadde l'Urss: "Cuba continuerà a difendere la bandiera del socialismo". La folla ha risposto "Lo giuriamo". E ancora, Raul: "Sì, se puede, superare qualsiasi ostacolo per l'indipendenza, la sovranità della patria ed il socialismo", e la folla ha risposto "Sì, se puede".
Il presidente ha sottolineato sul palco, presente il capo di Stato venezuelano Nicolas Maduro, che "Fidel è stato un esempio" perché "ci ha mostrato quello che abbiamo potuto fare, quello che possiamo fare e quello che potremmo fare, sì, se puede", citando con voce rauca la storica frase (Yes We Can) rievocata da Barack Obama nel 2008 durante la campagna della sua prima elezione alla Casa Bianca. Fidel, ha detto ancora Raul, "ci ha dimostrato che abbiamo potuto creare una Cuba libera, una potenza nella medicina e nella biotecnologia". Fidel "ci ha mostrato che si è potuto combattere per la Namibia libera, per l'Angola e per l'apartheid". Su palco presenti le associazioni dei lavoratori, degli agricoltori e dei combattenti della rivoluzione cubana, i cui leader hanno preso a turno la parola.
Maradona: "Fidel è stato un secondo padre"
"Sono qui per onorare il mio secondo padre, una leggenda". Anche Diego Armando Maradona è giunto a Cuba per partecipare alle celebrazioni dei funerali di Fidel Castro. E, intervistato a L'Avana dalla tv di Stato, il campione argentino usa parole commosse per ricordare il leader maximo: "E' stato un grande, non ci sono dubbi, Fidel ci lascia un'eredità chiara e bella che non possiamo tradire o dimenticare".
Le ceneri del lider maximo, che ha governato il Paese per quasi 50 anni, sono state sepolte al cimitero di Santa Ifigenia, dove è sepolto anche l'eroe nazionale José Marti. Termina così una settimana di tributi all'ex guerrigliero barbudo padre della rivoluzione cubana, al quale, al grido "Yo soy Fidel", milioni di cubani hanno reso omaggio nelle piazze o ai bordi della strade, al passaggio della carovana che ha trasportato le sue ceneri da ovest a est dell'isola, lungo la catterera central, la principale arteria del Paese.
Da oggi, Cuba apre una nuova pagina della sua storia, senza Fidel Castro, morto all'età di 90 anni il 25 novembre. Il fratello Raul, che governa dal 2006 quando il capo della rivoluzione lasciò la presidenza a causa della precaria salute, resterà leader del governo fino a febbraio 2018, secondo quanto annunciato nel 2013 dopo la scontata rielezione per il secondo mandato.
Oltre 50.000 persone si sono ritrovate nella Plaza Antonio Maceo, nota come Plaza de la Revolucion, per l'ultimo addio a Fidel Castro. Il presidente Raul Castro, 85 anni, fratello di Fidel, ha preso la parola in quella che ha definito la "culla della rivoluzione" e ha ringraziato "il popolo cubano per l'amore e il rispetto mostrato in questi giorni a Fidel".
"Davanti ai resti di Fidel, giuriamo di difendere la patria e il socialismo. Hasta la victoria siempre", ha esortato soffermandosi a ricordare le parole del fratello quando cadde l'Urss: "Cuba continuerà a difendere la bandiera del socialismo". La folla ha risposto "Lo giuriamo". E ancora, Raul: "Sì, se puede, superare qualsiasi ostacolo per l'indipendenza, la sovranità della patria ed il socialismo", e la folla ha risposto "Sì, se puede".
Il presidente ha sottolineato sul palco, presente il capo di Stato venezuelano Nicolas Maduro, che "Fidel è stato un esempio" perché "ci ha mostrato quello che abbiamo potuto fare, quello che possiamo fare e quello che potremmo fare, sì, se puede", citando con voce rauca la storica frase (Yes We Can) rievocata da Barack Obama nel 2008 durante la campagna della sua prima elezione alla Casa Bianca. Fidel, ha detto ancora Raul, "ci ha dimostrato che abbiamo potuto creare una Cuba libera, una potenza nella medicina e nella biotecnologia". Fidel "ci ha mostrato che si è potuto combattere per la Namibia libera, per l'Angola e per l'apartheid". Su palco presenti le associazioni dei lavoratori, degli agricoltori e dei combattenti della rivoluzione cubana, i cui leader hanno preso a turno la parola.
Maradona: "Fidel è stato un secondo padre"
"Sono qui per onorare il mio secondo padre, una leggenda". Anche Diego Armando Maradona è giunto a Cuba per partecipare alle celebrazioni dei funerali di Fidel Castro. E, intervistato a L'Avana dalla tv di Stato, il campione argentino usa parole commosse per ricordare il leader maximo: "E' stato un grande, non ci sono dubbi, Fidel ci lascia un'eredità chiara e bella che non possiamo tradire o dimenticare".
Le ceneri del lider maximo, che ha governato il Paese per quasi 50 anni, sono state sepolte al cimitero di Santa Ifigenia, dove è sepolto anche l'eroe nazionale José Marti. Termina così una settimana di tributi all'ex guerrigliero barbudo padre della rivoluzione cubana, al quale, al grido "Yo soy Fidel", milioni di cubani hanno reso omaggio nelle piazze o ai bordi della strade, al passaggio della carovana che ha trasportato le sue ceneri da ovest a est dell'isola, lungo la catterera central, la principale arteria del Paese.
Da oggi, Cuba apre una nuova pagina della sua storia, senza Fidel Castro, morto all'età di 90 anni il 25 novembre. Il fratello Raul, che governa dal 2006 quando il capo della rivoluzione lasciò la presidenza a causa della precaria salute, resterà leader del governo fino a febbraio 2018, secondo quanto annunciato nel 2013 dopo la scontata rielezione per il secondo mandato.