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ITALIA

Il caso

Il falegname scambiato per trafficante di esseri umani. Il giallo che imbarazza l'Italia

Gli uomini dell'intelligence inglese sono infuriati: "Avete in mano la persona sbagliata. Non avete catturato un innocente, avete fatto di peggio perche' il catturato e' un infiltrato, ha aiutato le indagini in Sudan e in Eritrea. Una fonte preziosa irrimediabilmente bruciata".

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Dopo l'annuncio del colpo al traffico internazionale di migranti oggi è arrivato il giorno dell'imbarazzo.

Viene infatti interrogato in queste ore nel carcere romano di Rebibbia, l'eritreo arrestato il 24 maggio in Sudan ed estradato due giorni fa in Italia con l'accusa di essere il boss della tratta di migranti Mered Yehdego Medhane, 35 anni.

Secondo alcuni parenti, la sorella e amici eritrei, l'uomo sceso dall'aereo di Stato all'aeroporto di Roma non sarebbe il trafficante di uomini dal giro d'affari milionario. Secondo i testimoni l'arrestato sarebbe Mered Tesfamariam, ha 28 anni e non c'entrerebbe nulla con il traffico di esseri umani.
Sono convinti, insomma, che ci sia stato uno scambio di identità.

Dalla Procura di Palermo, da ieri, sono partiti una serie di accertamenti per fare luce su questo giallo. "Stiamo facendo accertamenti su questa storia davvero strana", si è limitato a dire il Procuratore capo Francesco Lo Voi. Anche il Guardasigilli, Andrea Orlando ha annunciato che "l'autorità giudiziaria sta facendo tutte le verifiche del caso". Anche se i malumori non mancano.      

Ad assistere oggi l'arrestato nell'interrogatorio di garanzia davanti al gip di Palermo, sarà l'avvocato palermitano Michele Calantropo, nominato dalla sorella dell'arrestato. Per l'interrogatorio sono volati a Roma il Procuratore Lo Voi, l'aggiunto Maurizio Scalia e il pm Gery Ferrara, che hanno coordinato l'inchiesta.

La sorella: "E' innocente"  
"Voglio dire alla polizia italiana che mio fratello è innocente, che non è il Medhane che cercano. Per favore, che la polizia indaghi, voglio che mio fratello sia liberato, non voglio che sia arrestato per cose che non ha fatto, è un uomo onesto, non ha fatto niente di male". E' quanto ha detto Segem Tasfamariam Berhe, che ha dichiarato di aver riconosciuto suo fratello, Medhane Tesfamariam Berhe, eritreo classe '87, nell'uomo estradato in Italia dal Sudan con l'accusa di essere Medhane Yehdego Mered, eritreo di 35 anni, uno dei principali trafficanti di esseri umani lungo la rotta migratoria sub-sahariana.

Raggiunta telefonicamente a Khartoum, Segem ha raccontato che il fratello è stato arrestato in un caffè della capitale sudanese alla fine di maggio: "Non so perché è stato arrestato. Non ho saputo nulla di lui per due settimane. La polizia lo ha arrestato in un caffè di Khartoum, lo hanno portato a casa, hanno perquisito l'abitazione, non hanno trovato nulla, ma lo hanno portato via. Lui vive con altre cinque persone. Hanno arrestato solo lui. Per due settimane non ho saputo nulla e ieri ho scoperto che la polizia italiana lo aveva accusato di essere un trafficante di migranti. E' sbagliato. E' innocente, non ha fatto nulla, sono scioccata. Non ha fatto nulla di male in Sudan".

Alla domanda su quali siano state le risposte ricevute dalla polizia sudanese alle sue richieste, la donna ha risposto: "Mi hanno risposto che non c'era nessuno con il suo nome in prigione". Da Asmara, la sorellastra Saliem Kesete ci ha inviato i documenti del fratellastro, raccontando che Medhane è "un uomo gentile", che ha lasciato l'Eritrea "nel novembre del 2014 per andare in Etiopia e dopo un po' ha attraversato il confine con il Sudan con l'obiettivo di andare in Europa".
Segem ha precisato che una volta arrivato nei campi profughi etiopi aveva chiesto protezione umanitaria, quindi aveva raggiunto Khartoum nel marzo 2015 dove sopravviveva "grazie al denaro inviato da due fratelli che vivono in America e da uno che vive in Norvegia". Ogni tanto "faceva dei lavoretti", ha detto Saliem, precisando che ad Asmara "faceva il falegname, aveva una famiglia, una buona vita, ma un giorno è uscito e 10 giorni dopo ci ha chiamato per dirci che era in Etiopia". "Voleva andare negli Stati Uniti. Stava aspettando di andare in America. L'Europa era la seconda scelta. E' un profugo innocente che viveva a Khartoum", ha concluso Segem.

La rabbia degli 007 Inglesi
Gli uomini dell'intelligence inglese sono infuriati: "Avete in mano la persona sbagliata. Non avete catturato un innocente, avete fatto di peggio perche' il catturato e' un infiltrato, ha aiutato le indagini in Sudan e in Eritrea. Una fonte preziosa irrimediabilmente bruciata". Difficile spiegare ai vertici della National Crime Agency che in Italia e' fatto divieto ai servizi segreti di avere un rapporto diretto con la magistratura, continuano a insistere perche' siano Aise e Aisi a spiegare ai magistrati di Palermo che quello catturato ed estradato non e' il "generale" Medhane Yendego ma e' Medhane Tesfamarian, che di anni ne ha sette di meno e con il trafficante di uomini condivide soltanto il nome che poi, tradotto in Italiano e' Salvatore. Come sia potuto accadere che in manette ci sia finito il "Salvatore" sbagliato e' tutto ancora da chiarire, pare sia un errore dettato dalla fretta: gli agenti dello Sco della Polizia di Stato si sarebbero limitati a chiedere al malcapitato se lui e' Medhane, senza sapere pero' che quello era il nome, peraltro assai comune, e non il cognome. Sta di fatto che il vero "generale", il sanguinario Medhane Yendego - almeno a sentire gli agenti britannici - non solo sarebbe libero ma adesso avrebbe anche avuto tempo e modo per far perdere le sue tracce.