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ITALIA

L'anniversario

A cinque anni dalla morte di Eluana Englaro ancora non c'è la legge sul testamento biologico

A 38 anni, di cui 17 in stato vegetativo permanente, Eluana Englaro è morta nella clinica "La Quiete" di Udine. Per il padre 11 anni di battaglia legale. Un caso che ha polarizzato l'opinione pubblica e la politica

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Eluana Englaro è morta il 9 febbraio di cinque anni fa nella clinica "La Quiete" di Udine. Dopo 17 anni in coma vegetativo a Lecco, per morire ha dovuto cambiare città e persino regione. Alle 19:35 il primario della clinica, Amato Del Monte, ha dichiarato la sua vita conclusa dopo che, tre giorni prima, i medici avevano interrotto l'alimentazione forzata. 

Prima di quel 9 febbraio del 2009, per la famiglia Englaro, ci sono stati undici anni di processi, 16 sentenze, centinaia di appelli e proteste di associazioni contrarie ad interrompere l'alimentazione forzata, l'opposizione del governo dell'epoca, una bagarre in Parlamento quando si è saputo della morte di Eluana, con l'allora senatore PDL Gaetano Quagliariello che tra gli applausi affermava "Eluana non è morta, Eluana è stata ammazzata". 

Dopo quel 9 febbraio del 2009 l'Italia non ha ancora una legge sul biotestamento e non tutti i comuni hanno istituito il registro del testamento biologico (qui una mappa per vedere dove esiste) che serve a stabilire quali siano le volontà di una persona sul fine vita senza che sia necessario ricostruirle come ha fatto il padre di Eluana. 

La storia di Eluana
Nata a Lecco, a 21 anni, dopo essersi iscritta alla Facoltà di Lingue, nel 1992 finisce in coma a causa di un incidente d'auto e un anno dopo arriva la diagnosi definitiva: stato vegetativo permanente. Rimarrà così fino al 2009. 

La battaglia giudiziaria di Beppino Englaro
Dopo essere diventato tutore legale della figlia nel 1997, due anni dopo il padre Beppino Englaro chiede al Tribunale di Lecco di interrompere l'alimentazione artificiale di Eluana, che considera accanimento terapeutico in contrasto all'articolo 32 della Costituzione che recita: nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. Passano undici anni di richieste respinte e ricorsi finchè nel novembre del 2008 la Cassazione dà il via libera a Beppino Englaro per interrompere l'alimentazione artificiale della figlia. 

La politica si mobilita
Al momento della sentenza Eluana si trova da 14 anni nella clinica delle suore misericordine di Lecco che si rifiutano di interrompere l'alimentazione e chiedono al padre di abbandonarla nella loro casa di cura. Nelle piazze e sui giornali il dibattito diventa uno scontro. L'allora ministro del Lavoro Maurizio Sacconi con un atto di indirizzo rende illegale staccare il sondino che alimenta i malati come Eluana in tutte le strutture del servizio sanitario nazionale. 

Berlusconi: Eluana potrebbe avere un figlio 
Il 3 febbraio Beppino Englaro decide di portare la figlia alla clinica La Quiete di Udine perchè il Friuli è fuori dal servizio sanitario nazionale dal 1996. Con un decreto legge sul testamento biologico il premier Berlusconi - che aveva sostenuto che Eluana "potrebbe anche in ipotesi generare un figlio e che è in uno stato vegetativo che potrebbe variare come diverse volte si è visto" - tenta di fermare la morte di Eluana. Giorgio Napolitano, anche all'epoca Presidente della Repubblica, lo respinge e il governo lo trasforma in disegno di legge mentre i presidente di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, convocano il Parlamento in seduta straordinaria per farlo approvare.

Quagliariello: Eluana è stata ammazzata
Alla notizia in aula della morte di Eluana Gaetano Quagliariello afferma tra gli applausi che "Eluana è stata ammazzata". Fuori dal Parlamento Beppino Englaro è stato accusato di avere accelerato i tempi di interruzione dell'alimentazione della figlia in parallelo all'iniziativa legislativa. Poco dopo il disegno di legge viene ritirato.