MONDO
Elezioni politiche
La Spagna alla prova del voto, aumenta l'affluenza
Alle 18 ha votato il 60,7 per cento degli aventi diritto, con un aumento di 9,5 punti rispetto alle precedenti elezioni del 2016

Urne aperte fino alle 20 in Spagna per le elezioni politiche anticipate. I socialisti del premier uscente Pedro Sánchez sono dati per favoriti, ma non abbastanza per ottenere una maggioranza assoluta in Parlamento e governare senza alleanze.
Affluenza in crescita
Alle 18 ha votato il 60,7 per cento degli aventi diritto, con un aumento di 9,5 punti rispetto alle precedenti elezioni del 2016. Colpisce il dato della Catalogna: +17,8 per cento rispetto a 3 anni fa.
Sánchez apre a Podemos
Pedro Sánchez ha lanciato un avvertimento sul rischio che l'estrema destra ottenga un risultato ben più consistente di quanto prevedano i sondaggi, proprio come è avvenuto di recente in Finlandia: "Il voto conta", è dunque l'appello del premier socialista che ha aperto a una eventuale coalizione con la sinistra radicale di Podemos. I sondaggi lo danno in testa ma non in grado di formare un governo da solo, per cui molto dipenderà dai numeri. Finora Sánchez si era rifiutato di escludere un'alleanza con Ciudadanos, il cui leader Albert Rivera si è però sempre detto reticente all'ipotesi (ma è noto anche per cambiare idea quanto ad alleanze), ma Podemos aveva lamentato proprio una scarsa chiarezza da parte del socialista sulle sue intenzioni: "Non ho mai rifiutato una coalizione con Podemos", ha rotto allora gli indugi Sánchez in un'intervista a El Pais.
I popolari strizzano l'occhio a Vox
Il leader conservatore Pablo Casado alza la posta e, per la prima volta, apre esplicitamente alla possibilità di un governo con l'estrema destra di Vox. "Vox e Ciudadanos, che abbiano 10 seggi o 40, avranno l'influenza che vorranno avere, per entrare nel governo, per decidere la legislatura", ha detto in un'intervista il successore di Mariano Rajoy al timone del Partito popolare (PP). In questo modo, nell'ultimo giorno di campagna elettorale Casado non solo esplicita che la cosiddetta 'formula Andalusia' si può replicare a livello nazionale se ci saranno i numeri, ma chiarisce che si potrà superare con un ingresso diretto di Vox in un eventuale governo.
La crisi politica
L'instabilità risale alle elezioni di dicembre 2015, che hanno segnato la fine del bipartitismo in Spagna con l'irruzione sulla scena di Podemos e Ciudadanos con un conseguente stallo. Nuove elezioni si erano tenute a giugno del 2016 e il conservatore Rajoy era stato alla fine nominato premier a ottobre. Al governo Rajoy, caduto per una mozione di sfiducia in relazione a uno scandalo corruzione che ha investito il PP, è succeduto quello di Sánchez, il quale però è stato bocciato sul bilancio dai separatisti catalani e si è visto così costretto a indire queste elezioni anticipate. L'elemento nuovo, appunto, è dato adesso da Vox: la Spagna, risparmiata dall'estrema destra dalla morte del dittatore Franco nel 1975, potrebbe vedere entrare per la prima volta in Parlamento questa forza ultranazionalista, anti-immigrati e anti-femminismo che ha fra i suoi candidati dei generali in pensione difensori del franchismo. Stando ai sondaggi, Vox potrebbe ottenere circa 30 deputati su 350.
Terze elezioni in 4 anni
Oggi quindi circa 37 milioni di spagnoli sono chiamati alle urne per le terze elezioni degli ultimi quattro anni: un voto anticipato che è caratterizzato dall'irruzione dell'estrema destra nel panorama politico e, sullo sfondo, dalla crisi catalana.
La questione catalana
Un anno e mezzo dopo il tentativo di secessione della Catalogna a ottobre del 2017, la peggiore crisi politica che la Spagna abbia conosciuto negli ultimi 40 anni, la questione catalana resta al centro del dibattito. È pochi giorni dopo l'inizio di un processo storico ai loro ex dirigenti che i separatisti catalani hanno costretto a febbraio Sánchez a indire il voto anticipato rifiutandosi di approvare il suo budget. Il socialista, che vorrebbe non dover contare su di loro per un'eventuale maggioranza, ha ribadito recentemente il suo no a ogni referendum per l'indipendenza, ma ha promesso più autonomia. Destra ed estrema destra, invece, hanno cavalcato questo tema accusando Sánchez di "tradimento" per aver provato a dialogare con gli indipendentisti.
Affluenza in crescita
Alle 18 ha votato il 60,7 per cento degli aventi diritto, con un aumento di 9,5 punti rispetto alle precedenti elezioni del 2016. Colpisce il dato della Catalogna: +17,8 per cento rispetto a 3 anni fa.
Sánchez apre a Podemos
Pedro Sánchez ha lanciato un avvertimento sul rischio che l'estrema destra ottenga un risultato ben più consistente di quanto prevedano i sondaggi, proprio come è avvenuto di recente in Finlandia: "Il voto conta", è dunque l'appello del premier socialista che ha aperto a una eventuale coalizione con la sinistra radicale di Podemos. I sondaggi lo danno in testa ma non in grado di formare un governo da solo, per cui molto dipenderà dai numeri. Finora Sánchez si era rifiutato di escludere un'alleanza con Ciudadanos, il cui leader Albert Rivera si è però sempre detto reticente all'ipotesi (ma è noto anche per cambiare idea quanto ad alleanze), ma Podemos aveva lamentato proprio una scarsa chiarezza da parte del socialista sulle sue intenzioni: "Non ho mai rifiutato una coalizione con Podemos", ha rotto allora gli indugi Sánchez in un'intervista a El Pais.
I popolari strizzano l'occhio a Vox
Il leader conservatore Pablo Casado alza la posta e, per la prima volta, apre esplicitamente alla possibilità di un governo con l'estrema destra di Vox. "Vox e Ciudadanos, che abbiano 10 seggi o 40, avranno l'influenza che vorranno avere, per entrare nel governo, per decidere la legislatura", ha detto in un'intervista il successore di Mariano Rajoy al timone del Partito popolare (PP). In questo modo, nell'ultimo giorno di campagna elettorale Casado non solo esplicita che la cosiddetta 'formula Andalusia' si può replicare a livello nazionale se ci saranno i numeri, ma chiarisce che si potrà superare con un ingresso diretto di Vox in un eventuale governo.
La crisi politica
L'instabilità risale alle elezioni di dicembre 2015, che hanno segnato la fine del bipartitismo in Spagna con l'irruzione sulla scena di Podemos e Ciudadanos con un conseguente stallo. Nuove elezioni si erano tenute a giugno del 2016 e il conservatore Rajoy era stato alla fine nominato premier a ottobre. Al governo Rajoy, caduto per una mozione di sfiducia in relazione a uno scandalo corruzione che ha investito il PP, è succeduto quello di Sánchez, il quale però è stato bocciato sul bilancio dai separatisti catalani e si è visto così costretto a indire queste elezioni anticipate. L'elemento nuovo, appunto, è dato adesso da Vox: la Spagna, risparmiata dall'estrema destra dalla morte del dittatore Franco nel 1975, potrebbe vedere entrare per la prima volta in Parlamento questa forza ultranazionalista, anti-immigrati e anti-femminismo che ha fra i suoi candidati dei generali in pensione difensori del franchismo. Stando ai sondaggi, Vox potrebbe ottenere circa 30 deputati su 350.
Terze elezioni in 4 anni
Oggi quindi circa 37 milioni di spagnoli sono chiamati alle urne per le terze elezioni degli ultimi quattro anni: un voto anticipato che è caratterizzato dall'irruzione dell'estrema destra nel panorama politico e, sullo sfondo, dalla crisi catalana.
La questione catalana
Un anno e mezzo dopo il tentativo di secessione della Catalogna a ottobre del 2017, la peggiore crisi politica che la Spagna abbia conosciuto negli ultimi 40 anni, la questione catalana resta al centro del dibattito. È pochi giorni dopo l'inizio di un processo storico ai loro ex dirigenti che i separatisti catalani hanno costretto a febbraio Sánchez a indire il voto anticipato rifiutandosi di approvare il suo budget. Il socialista, che vorrebbe non dover contare su di loro per un'eventuale maggioranza, ha ribadito recentemente il suo no a ogni referendum per l'indipendenza, ma ha promesso più autonomia. Destra ed estrema destra, invece, hanno cavalcato questo tema accusando Sánchez di "tradimento" per aver provato a dialogare con gli indipendentisti.