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ITALIA

278 provvedimenti collegiali nel 2020

Privacy. Garante: "Tecnologia indispensabile, ma no caporalato digitale"

"La pandemia ha dimostrato l'indispensabilità dei servizi da loro forniti ma anche l'esigenza di una strategia difensiva rispetto al loro pervasivo 'pedinamento digitale', alla supremazia contrattuale, realizzata con pubblicità mirata" spiega Stanzione. E lancia l'allarme: "Dati allarmanti pedopornografia, +132% casi" 

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Nel 2020 sono stati adottati 278 provvedimenti collegiali. L'Autorità ha fornito riscontro a circa 9.000 reclami e segnalazioni riguardanti, tra l'altro il marketing e le reti telematiche; i dati on line delle pubbliche amministrazioni; la sanità; la sicurezza informatica; il settore bancario e finanziario; il lavoro. I pareri resi dal Collegio su atti regolamentari e amministrativi sono stati 60 ed hanno riguardato la sanità (Covid-19); il fisco; la giustizia; i trasporti; la digitalizzazione della P.a.; la statistica. 7 sono stati i pareri su norme di rango primario (in particolare, su digitalizzazione della P.a. e Covid-19) 18 sono stati i pareri resi in materia di accesso civico. Questi alcuni dati che emergono dalla Relazione annuale 2020 del Garante della protezione dei dati personali.

"La funzione sociale della privacy è resa ancor più evidente in una congiuntura, come l'attuale, contraddistinta da rilevanti trasformazioni nel rapporto tra singolo e collettività, tra libertà e poteri, che rendono questa una stagione quasi costituente sotto la garanzia dei diritti. La permanenza della condizione pandemica ci ha insegnato a convivere con le limitazioni dei diritti, tracciando tuttavia il confine che separa la deroga dall'anomia, dimostrando come la democrazia debba saper lottare, sempre, con mano dietro la schiena" ha detto Pasquale Stanzione, presidente Garante per la protezione dei dati personali.

"Le riforme indicate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza - tra le quali l'innovazione digitale occupa, comprensibilmente, una posizione centrale - devono essere realizzate considerando anche, tra i parametri essenziali, la protezione dei dati, quale fattore di vantaggio competitivo per il sistema-Paese e, assieme, presupposto di legittimazione dell'azione pubblica" - prosegue il Garante per la protezione dei dati personali - Inscrivere nel processo riformatore adeguate garanzie per la privacy vuol dire, infatti, infondere nei cittadini fiducia nell'operato delle
pubbliche amministrazioni e, ad un tempo, favorire un'innovazione 'sicura' e, per ciò, competitiva perché scevra da rischi, oltre che non regressiva in termini di diritti e di libertà - continua - Nella progettazione delle riforme e nel loro concreto attuarsi sarà, dunque, indispensabile il dialogo istituzionale e la consultazione del Garante, che lungi dal rappresentare un ostacolo, ha dimostrato di essere il fattore determinante di ogni innovazione riuscita".

"Non si confondano le prerogative di un'Autorità indipendente prevista, a tutela di un diritto fondamentale, direttamente dai Trattati europei, con mero formalismo o, peggio, con un presunto freno all'azione di riforma cui invece il Garante ha sempre fornito un contributo costruttivo, per essere assieme più efficaci, ma non meno liberi", conclude.

Senza disconnessioni smart working vanifica diritti
"Merita apprezzamento, l’introduzione - richiesta dal Garante, benché con un perimetro più ampio di quello previsto - del diritto alla disconnessione, da esercitare senza pregiudizi per il lavoratore, per impedire l’eccessiva osmosi tra tempo di vita e tempo di lavoro che rischia altrimenti, con lo smart working, di vanificare alcune tra le più basilari conquiste del diritto del lavoro" spiega Stanzione. 

Tecnologia indispensabile, ma no caporalato digitale
"Il digitale ha dimostrato di poter essere al servizio dell'uomo, ma non senza un prezzo di cui bisogna avere consapevolezza: l'accentramento progressivo, in capo alle piattaforme, di un potere che non è più soltanto economico, ma anche - e sempre più - performativo, sociale, persino decisionale. Un potere che si innerva nelle strutture economico-sociali, fino a permeare quel 'caporalato digitale' rispetto ai lavoratori della gig economy, protagonisti del primo sciopero contro l'algoritmo: gli 'invisibili digitali',come da taluno sono stati definiti" sottolinea Stanzione. E aggiunge: "La pandemia ha dimostrato l'indispensabilità dei servizi da loro forniti ma, al contempo, anche l'esigenza di una strategia rispetto al loro pervasivo 'pedinamento digitale', alla supremazia contrattuale, alla stessa egemonia 'sovrastrutturale', dunque culturale, informativa, realizzata con pubblicità mirata".

Dati allarmanti pedopornografia: +132%
"Anche per effetto della telematizzazione della vita, indotta dalla pandemia, nel 2020 si è registrato un incremento di circa il 132%, rispetto al 2019 dei casi trattati dal Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia e un aumento del 77% dei casi di vittimizzazione dei minori per grooming, cyber bullismo, furto d'identità digitale, sextorsion. Il 68% degli adolescenti risulta essere stato, nel 2020, testimone di casi di cyberbullismo (Terres des Hommes). Sono dati allarmanti, che non possono non esigere un’assunzione di responsabilità collettiva rispetto a soggetti, quali i minori, le cui vulnerabilità possono renderli le vittime elettive delle distorsioni del web rileva il Presidente del Garante per la protezione dei dati personali.

Giornalismo non ceda a spettacolarizzazione mediatica
"Il giornalismo deve assolvere al suo alto dovere di informazione nel rispetto del canone di essenzialità, senza cedere alla tentazione della spettacolarizzazione e del sensazionalismo che rischia di far degenerare la pietra angolare delle democrazie (la libertà d’informazione, appunto), in gogna mediatica" sottolinea Stanzione nella relazione.

Garantire privacy migranti, soggetti vulnerabili
"A seguito di un’iniziativa congiunta con il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, direttori e operatori penitenziari sono stati invitati all’adozione di alcune essenziali garanzie per la tutela della riservatezza dei colloqui svolti via Skype dai detenuti, coniugando il rispetto del divieto di controllo auditivo con l’esigenza di verifica dell’identità degli interlocutori - dice Stanzione - L’iniziativa si colloca all’interno di una più ampia e organica collaborazione intrapresa con il predetto Garante, per assicurare anche a soggetti in una particolare condizione di vulnerabilità quali i detenuti, i migranti ristretti nei CPR (Centri di permanenza per i rimpatri), gli ospiti delle REMS (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza), la componente essenziale della dignità che è il diritto alla privacy". 

57 milioni per telemarketing aggressivo
Sul fronte della tutela dei consumatori il Garante è intervenuto contro il telemarketing aggressivo con l'applicazione di pesanti sanzioni (per un importo complessivo di 57 milioni di euro nel solo 2020), la maggior parte delle quali riguardano utilizzo senza consenso dei dati degli abbonati. L'attività di accertamento ha consentito di fare emergere una sorta di "sottobosco" di sub-fornitori, che operano spesso in condizioni di legittimità.