TECH
Monaco di Baviera
Huawei Mate 30 con Android senza le app di Google
Prova di forza contro il bando Usa. Utilizzata la versione open source di Android, senza le applicazioni di Google. Per l'azienda cinese è "una nuova sfida". Negli Usa Microsoft chiede a Trump la revoca del bando

La presentazione del Mate 30 a Monaco è stata la prova di forza con cui Huawei ha voluto mostrare al mondo, ma soprattutto alla Casa Bianca, che il bando imposto sulle licenze di Google e sui prodotti made in Usa non ferma - e forse nemmeno rallenta - la corsa del colosso cinese. Lo smartphone probabilmente non avrà a bordo le applicazioni e i servizi di Google: dalla posta di Gmail alle mappe, da Google Drive e Foto a Youtube. Sulla serie mate 30 non ci sarà il Play Store, gli utenti potranno usare il negozio di Huawei (l'App Gallery) per scaricare le app "non-Google" più gettonate come Facebook, Instagram, Whatsapp, Twitter e altre. Questo device girerà come sempre sul sistema operativo Android, ma nella sua versione open source, cioè la versione basica e gratuita che Huawei e gli altri costruttori sono liberi di usare.
Ji: "Una nuova sfida"
"Ogni sfida che abbiamo dovuto affrontare in questi 32 anni è stata anche una opportunità per diventare più forti" dice Walter Ji, presidente consumer Europa di a margine della presentazione. "Da quando 32 anni fa Shenzhen era un villaggio di pescatori e contadini e gli ingegneri passavano notte e giorno in laboratorio per approfittare dell'aria condizionata che a casa non potevano avere, la Cina è molto cambiata e molto è cambiata Huawei" aggiunge Ji, "all'epoca era raro trovare sulle tavole un piatto di carne, mentre oggi è un Paese in cui il cittadino spende molto in tecnologia".
Il messaggio è chiaro: anche se sarà disponibile in Europa, la strada del Mate 30 Pro è in Cina, almeno finché sarà in vigore il bando. E in Cina conta di vendere abbastanza pezzi da giustificare la produzione a prescindere dalla disponibilità della suite di app di Google, che comunque nel Paese non sono accessibili.
"Ogni singolo dipendente dell'azienda è impegnato nelle sfide che dobbiamo affrontare in questi mesi, dai top manager all'ultimo fattorino" dice ancora, "e questo ci ha permesso di diventare il numero 1 nelle reti e il numero 2 nel mercato degli smartphone e di essere la prima compagnia cinese a vendere 100 milioni di telefoni all'estero". Il volume di affari di Huawei, ha aggiunto Richard Yu, ceo del ramo consumer, è cresciuto del 26% nel settore degli smartphone, del 249% in quello dei computer, del 256% in quello degli smart audio e del 278% negli indossabili.
In Italia Huawei mantiene la seconda posizione nel mercato con una market share a volume del 29% e 23,6% a valore (Huawei + Honor) e il 32,9% del mercato degli smartphone Android. "L'Europa resta per noi un mercato importantissimo e vi restiamo impegnati a lungo termine" dice Ji. "Il fatto che la nostra tecnologia 5G sia così necessaria fa sentire i concorrenti a disagio. Siamo uno degli attori più importanti nel settore: qualcuno lo accetta, qualcuno ne ha paura. Noi vogliamo solo connettere le persone alle opportunità. Vogliamo connettere quelli che vengono lasciati indietro perché crediamo nella capacità della tecnologia di portare sviluppo a chi non vi ha accesso".
Microsoft a Trump: togliere bando su gruppo cinese
Il presidente di Microsoft preme sull'amministrazione Trump affinché metta fine al bando, adottato lo scorso maggio, che vieta alle aziende americane di vendere i loro prodotti alla cinese Huawei. Secondo Washington, il colosso delle Tlc rappresenta un rischio per la sicurezza nazionale ma Brad Smith, che di Microsoft è anche l'avvocato di riferimento, non la pensa così. Secondo lui la sicurezza degli Usa "non sarà messa a repentaglio" se il governo americano consentirà a Huawei di usare app o sistemi operativi Made in Usa. "Crediamo che sarebbe un errore cercare di innalzare una nuova cortina di ferro digitale nel Pacifico. Penso che farlo frenerebbe gli Stati Uniti e le democrazie nel mondo", ha detto l'esperto in una intervista alla Bbc. "Siamo tra le aziende che hanno chiesto al dipartimento del Commercio di potere continuare a fornire il nostro software ai dispostivi di Huawei come i laptop". Lo scorso luglio il dipartimento del Commercio aveva detto che avrebbe concesso licenze per consentire la vendita di attrezzature a Huawei a patto che farlo non minacci la sicurezza statunitense. Nonostante abbia ricevuto oltre un centinaio di richieste di licenza, il ministero di Wilbur Ross non sembra le abbia ancora emesse. Tale decisione non condiziona comunque un altro divieto, quello voluto da Trump che impedisce a Huawei di vendere le sue attrezzature 5G a compagnie Tlc Usa.
Ji: "Una nuova sfida"
"Ogni sfida che abbiamo dovuto affrontare in questi 32 anni è stata anche una opportunità per diventare più forti" dice Walter Ji, presidente consumer Europa di a margine della presentazione. "Da quando 32 anni fa Shenzhen era un villaggio di pescatori e contadini e gli ingegneri passavano notte e giorno in laboratorio per approfittare dell'aria condizionata che a casa non potevano avere, la Cina è molto cambiata e molto è cambiata Huawei" aggiunge Ji, "all'epoca era raro trovare sulle tavole un piatto di carne, mentre oggi è un Paese in cui il cittadino spende molto in tecnologia".
Il messaggio è chiaro: anche se sarà disponibile in Europa, la strada del Mate 30 Pro è in Cina, almeno finché sarà in vigore il bando. E in Cina conta di vendere abbastanza pezzi da giustificare la produzione a prescindere dalla disponibilità della suite di app di Google, che comunque nel Paese non sono accessibili.
"Ogni singolo dipendente dell'azienda è impegnato nelle sfide che dobbiamo affrontare in questi mesi, dai top manager all'ultimo fattorino" dice ancora, "e questo ci ha permesso di diventare il numero 1 nelle reti e il numero 2 nel mercato degli smartphone e di essere la prima compagnia cinese a vendere 100 milioni di telefoni all'estero". Il volume di affari di Huawei, ha aggiunto Richard Yu, ceo del ramo consumer, è cresciuto del 26% nel settore degli smartphone, del 249% in quello dei computer, del 256% in quello degli smart audio e del 278% negli indossabili.
In Italia Huawei mantiene la seconda posizione nel mercato con una market share a volume del 29% e 23,6% a valore (Huawei + Honor) e il 32,9% del mercato degli smartphone Android. "L'Europa resta per noi un mercato importantissimo e vi restiamo impegnati a lungo termine" dice Ji. "Il fatto che la nostra tecnologia 5G sia così necessaria fa sentire i concorrenti a disagio. Siamo uno degli attori più importanti nel settore: qualcuno lo accetta, qualcuno ne ha paura. Noi vogliamo solo connettere le persone alle opportunità. Vogliamo connettere quelli che vengono lasciati indietro perché crediamo nella capacità della tecnologia di portare sviluppo a chi non vi ha accesso".
Microsoft a Trump: togliere bando su gruppo cinese
Il presidente di Microsoft preme sull'amministrazione Trump affinché metta fine al bando, adottato lo scorso maggio, che vieta alle aziende americane di vendere i loro prodotti alla cinese Huawei. Secondo Washington, il colosso delle Tlc rappresenta un rischio per la sicurezza nazionale ma Brad Smith, che di Microsoft è anche l'avvocato di riferimento, non la pensa così. Secondo lui la sicurezza degli Usa "non sarà messa a repentaglio" se il governo americano consentirà a Huawei di usare app o sistemi operativi Made in Usa. "Crediamo che sarebbe un errore cercare di innalzare una nuova cortina di ferro digitale nel Pacifico. Penso che farlo frenerebbe gli Stati Uniti e le democrazie nel mondo", ha detto l'esperto in una intervista alla Bbc. "Siamo tra le aziende che hanno chiesto al dipartimento del Commercio di potere continuare a fornire il nostro software ai dispostivi di Huawei come i laptop". Lo scorso luglio il dipartimento del Commercio aveva detto che avrebbe concesso licenze per consentire la vendita di attrezzature a Huawei a patto che farlo non minacci la sicurezza statunitense. Nonostante abbia ricevuto oltre un centinaio di richieste di licenza, il ministero di Wilbur Ross non sembra le abbia ancora emesse. Tale decisione non condiziona comunque un altro divieto, quello voluto da Trump che impedisce a Huawei di vendere le sue attrezzature 5G a compagnie Tlc Usa.