POLITICA
Lo scrittore in un'intervista al Pais
Saviano: "Gomorra, forse non ne valeva la pena, la mia vita distrutta"
"Sono costretto aprendere psicofarmaci per andare avanti". Alla domanda sul perchè continui a scrivere di mafia: "Vorrei rispondere cerco la verità, ma la mia è una specie di ossessione, una mania"

Sono parole amare quelle pronunciate da Roberto Saviano, che considera la propria vita “distrutta dalla ricerca della verità”. Un uomo costretto a prendere psicofarmaci per andare avanti, “seppur senza abusarne”, e che alla domanda se ne sia valsa la pena risponde secco: “No e so che qualcuno mi giudicherà un codardo. Vale la pena cercare la verità ma sempre tutelandosi”. Parole che l'autore di Gomorra pronuncia sempre con il sorriso sulle labbra, precisa il giornalista del Pais che lo ha intervistato, anche se questo non basta ad attenuarne l'effetto.
Sul perchè continui a scrivere di mafia: "Vorrei rispondere con una frase eroica tipo cerco la verità, in realtà la mia è una specie di ossessione. Tutte le volte che mi trovo di fronte ad una storia di mafia non posso non seguirla. La mia è una vera mania. Non è semplice ricerca della verità".
"Non credo che sia nobile aver distrutto la mia vita e quella delle persone intorno a me per cercare la verità. A volte mi chiedo se avrei potuto fare lo stesso, con lo stesso coraggio però con prudenza, senza distruggere tutto. Ma sono stato impetuoso, ambizioso e mi sono rovinato la vita" spiega Saviano. Una vita di cui lo scrittore dice di non poter più disporre, accompagnato sempre dagli uomini della sua scorta. Del suo tempo così come delle persone di cui vorrebbe circondarsi che deve "sempre nascondere e proteggere dal rischio di rappresaglie".
"A volte mi domando se non rischio di finire in un ospedale psichiatrico - spiega lo scrittore - Già adesso ho bisogno di prendere psicofarmaci per andare avanti e mai in passato mi era capitato di averne bisogno. Non ne abuso ma ogni tanto ho bisogno di prenderli".
Saviano sembra essere lacerato da un dubbio. Se, cioè, avrebbe potuto fare lo stesso evitando i rischi. E poi aggiunge: "Se si antepone la verità o un obiettivo a qualsiasi altra cosa ci si trasforma in un mostro, perchè tutte le relazioni umane vengono subordinate a quella ricerca. E anche se l'obiettivo è nobile, generoso, la tua vita, le tue relazioni diventano terribili".
"È difficile, quando si arriva a questo punto di notorietà il rischio è di buttare via tutto quanto. Ed è qui che subentra l'ambizione: come posso gettare a mare tutto quanto? Insomma tutto questo mi imprigiona e allo stesso tempo da un senso alla mia vita".
Il suo ultimo libro Zerozerozero racconta ancora una storia di mafia. Un viaggio di 500 pagine sulle rotte della cocaina tra Italia e Sud America. "Italia e Colombia hanno dei tratti in comune - spiega - il libro parte con il racconto del capo italiano che tiene una lezione ai sudamericani di New York. Sostanzialmente li avverte sappiate che il potere ha un prezzo. Se pensate di avere potere e libertà, vi sbagliate. Questa è la filosofia dell'infelicità che sta alla base di ogni organizzazione".
Sul perchè continui a scrivere di mafia: "Vorrei rispondere con una frase eroica tipo cerco la verità, in realtà la mia è una specie di ossessione. Tutte le volte che mi trovo di fronte ad una storia di mafia non posso non seguirla. La mia è una vera mania. Non è semplice ricerca della verità".
"Non credo che sia nobile aver distrutto la mia vita e quella delle persone intorno a me per cercare la verità. A volte mi chiedo se avrei potuto fare lo stesso, con lo stesso coraggio però con prudenza, senza distruggere tutto. Ma sono stato impetuoso, ambizioso e mi sono rovinato la vita" spiega Saviano. Una vita di cui lo scrittore dice di non poter più disporre, accompagnato sempre dagli uomini della sua scorta. Del suo tempo così come delle persone di cui vorrebbe circondarsi che deve "sempre nascondere e proteggere dal rischio di rappresaglie".
"A volte mi domando se non rischio di finire in un ospedale psichiatrico - spiega lo scrittore - Già adesso ho bisogno di prendere psicofarmaci per andare avanti e mai in passato mi era capitato di averne bisogno. Non ne abuso ma ogni tanto ho bisogno di prenderli".
Saviano sembra essere lacerato da un dubbio. Se, cioè, avrebbe potuto fare lo stesso evitando i rischi. E poi aggiunge: "Se si antepone la verità o un obiettivo a qualsiasi altra cosa ci si trasforma in un mostro, perchè tutte le relazioni umane vengono subordinate a quella ricerca. E anche se l'obiettivo è nobile, generoso, la tua vita, le tue relazioni diventano terribili".
"È difficile, quando si arriva a questo punto di notorietà il rischio è di buttare via tutto quanto. Ed è qui che subentra l'ambizione: come posso gettare a mare tutto quanto? Insomma tutto questo mi imprigiona e allo stesso tempo da un senso alla mia vita".
Il suo ultimo libro Zerozerozero racconta ancora una storia di mafia. Un viaggio di 500 pagine sulle rotte della cocaina tra Italia e Sud America. "Italia e Colombia hanno dei tratti in comune - spiega - il libro parte con il racconto del capo italiano che tiene una lezione ai sudamericani di New York. Sostanzialmente li avverte sappiate che il potere ha un prezzo. Se pensate di avere potere e libertà, vi sbagliate. Questa è la filosofia dell'infelicità che sta alla base di ogni organizzazione".