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MONDO

Al confine con la Thailandia

Migranti, orrore in Malesia: scoperte fosse comuni in campi trafficanti

I trafficanti terrebbero ostaggio i migranti in questi campi, nella speranza di ottenere un riscatto dalle loro famiglie. In molti non ce la fanno

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La Malesia ha confermato che fosse comuni contenenti resti di migranti sono state scoperte nel nord del Paese, così come accampamenti clandestini legati al traffico di persone che ha scatenato nella regione una crisi umanitaria. Il ministro dell'Interno malese, Ahmad Zahid Hamidi, ha riferito che le scoperte sono state fatte nella località di confine di Padang Baesar, al confine con la Thailandia. "Ogni fossa contiene tre o quattro cadaveri. Ma non sappiamo quanti ce ne siano in totale. Probabilmente se ne troveranno altri", ha dichiarato, secondo quanto riportato dal giornale The Star. "La Malesia come governo non è coinvolta. Ma i malesi sì, è un fatto", ha aggiunto.

Gli accampamenti, su cui indaga la polizia, erano usati dai trafficanti per rinchiudere i migranti sino a quando i familiari non avessero pagato un riscatto. Erano ormai abbandonati, quando sono stati scoperti dalla polizia. La località è alla frontiera con la Thailandia, dove nelle ultime settimane si sono scoperti almeno otto accampamenti clandestini e decine di fosse comuni con resti di migranti bengalesi e birmani, molti dei quali della minoranza musulmana Rohingya. Il ritrovamento dei campi ai primi di maggio nella provincia thailandese di Songkhla, nel sud del Paese, aveva innescato una campagna contro il traffico di essere umani, che aveva portato allo scioglimento delle reti del traffico.

Nei giorni successivi centinaia di migranti erano arrivati in Thailandia, Malesia e Indonesia, nonostante i tentativi della marina dei diversi Paesi di fermare i barconi. Si ritiene che gli scafisti abbiano abbandonato le navi, su cui si trovavano uomini, donne e bambini. Mercoledì scorso i governi di Malesia e Indonesia hanno acconsentito ad accogliere in via temporanea tutti i bengalesi e Rohingya, a fronte dell'impegno della comunità internazionale per ricollocarli in Paesi terzi o rimpatriarli nel giro di un anno. La Thailandia, che rifiuta di accogliere i migranti alla deriva nei barconi, ha arrestato almeno 40 persone, in maggioranza politici locali, per accuse legate al traffico. Almeno 17 Paesi venerdì prossimo si riuniranno a Bangkok per discutere della crisi.