ITALIA
Un aumento costante dal 2012
Immigrati: sono un milione i “nuovi cittadini” di origine straniera nel nostro paese
Siamo sempre più una società plurale: nel 2019 il numero dei nuovi cittadini stranieri è salito a 127 mila persone. Emerge da un’anticipazione del Dossier Statistico Immigrazione 2020, 30esima edizione, realizzato dal Centro Studi e Ricerche Idos

Paese di immigrazione da quasi cinquant'anni, l'Italia registra un continuo aumento di nuovi cittadini di origine straniera: più di 1 milione dal 2012. Un numero superiore a quello già rilevato dal Censimento del 2011, che ne registrava oltre 670mila.
Eppure, a causa di una legislazione che guarda prevalentemente al passato, diventare italiano per chi nasce e si forma nel nostro Paese o ci vive da molto tempo è più difficile che per i discendenti di emigrati italiani nati all'estero e che lì' risiedono (spesso) stabilmente: nell'insieme oltre 2,3 milioni di persone che rappresentano un ulteriore, importante, tassello del profilo sempre più plurale della comunità nazionale.
Lo anticipa il Dossier Statistico Immigrazione 2020, 30esima edizione, realizzato dal Centro Studi e Ricerche Idos in partenariato con Confronti, che verrà presentato il prossimo 28 ottobre.
Dunque su base annua il numero più alto di acquisizioni di cittadinanza da parte di stranieri residenti in Italia si è toccato nel 2016, quando se ne contarono più di 201 mila. Ma dopo la flessione registrata tra il 2017, 147 mila persone e il 2018 con 112.500, nel 2019 loro numero è aumentato di 127 mila unità (+12,9%).
La legge
Per colpa "di una legislazione che guarda prevalentemente al passato - spiegano gli autori - diventare italiano per chi nasce e si forma nel nostro Paese o ci vive da molto tempo è più difficile che per i discendenti di emigrati italiani nati all'estero e che lì risiedono stabilmente: nell'insieme oltre 2,3 milioni di persone che rappresentano un ulteriore, importante tassello del profilo sempre più plurale della comunità nazionale".
Chi diventa cittadino italiano
A conferma di percorsi di radicamento e stabilizzazione avanzati e di una popolazione immigrata composta prevalentemente da famiglie, è elevato tra le acquisizioni degli stranieri residenti il peso dei giovani che diventano a tutti gli effetti cittadini italiani (per trasmissione da parte dei genitori o, per i nati in Italia, al compimento del diciottesimo anno di età): quasi 357 mila tra il 2012 e il 2018, il 38,2% del totale.
Esclusi i minori figli di cittadini stranieri
Un numero importante, ma da cui restano esclusi numerosi minori, figli di cittadini stranieri, ma nati in Italia e che in Italia svolgono il loro percorso di vita, di formazione e di socializzazione, non avendo alle spalle alcuna personale esperienza di migrazione. Un'indicazione in questo senso viene dai dati sulla scuola, dove quasi i due terzi di tutti gli studenti di cittadinanza straniera sono nati in Italia: il 64,5% (il 75,3% nella scuola primaria e l'85,3% in quella dell'infanzia) mentre i dati demografici attestano quasi 570 mila "nascite straniere" nel Paese nel periodo 2012-2019 (di cui 63 mila nell'ultimo anno, il 15% di tutte le nascite).
Figli che hanno una discendenza straniera
Allo stesso tempo è notevole tra i "nuovi cittadini" il numero di chi, al contrario, vanta un'ascendenza italiana, ma la cui eventuale presenza in Italia o esperienza del Paese restano necessariamente legate a una migrazione: è il caso dei discendenti degli emigrati italiani, anche del passato, nati all'estero ma nel diritto di acquisire 'iure sanguinis' la cittadinanza del nostro Paese. Nel 2019, sono state 9 mila le acquisizioni di cittadinanza per discendenza da avo italiano e 91 mila gli italiani nati all'estero da nostri concittadini lì residenti.
Una legge legata al passato
Un quadro, quello descritto dai dati, che rispecchia un impianto legislativo ancorato più al passato dell'Italia, quale 'grande Paese di emigrazione', che al suo presente di "importante paese di immigrazione". Basti solo considerare che l'attuale legge sulla cittadinanza, oltre a essere imperniata sullo ius sanguinis, non prevede alcuno sbarramento nel risalimento delle ascendenze, per cui uno straniero che possa vantare avi della Penisola persino precedenti all'Unita' d'Italia può acquisire la cittadinanza italiana più facilmente di uno straniero che, pur nato e cresciuto in Italia, non possa dimostrare tali ascendenze. Si tratta di un meccanismo evidentemente sganciato dalle dinamiche demografiche e sociali che oggi caratterizzano il Paese e che spesso finisce per agire come un vettore di esclusione, in particolare nel caso delle cosiddette 'seconde generazioni': componente crescente e integrante della comunità nazionale, ma ancora in cerca di riconoscimento.
Eppure, a causa di una legislazione che guarda prevalentemente al passato, diventare italiano per chi nasce e si forma nel nostro Paese o ci vive da molto tempo è più difficile che per i discendenti di emigrati italiani nati all'estero e che lì' risiedono (spesso) stabilmente: nell'insieme oltre 2,3 milioni di persone che rappresentano un ulteriore, importante, tassello del profilo sempre più plurale della comunità nazionale.
Lo anticipa il Dossier Statistico Immigrazione 2020, 30esima edizione, realizzato dal Centro Studi e Ricerche Idos in partenariato con Confronti, che verrà presentato il prossimo 28 ottobre.
Dunque su base annua il numero più alto di acquisizioni di cittadinanza da parte di stranieri residenti in Italia si è toccato nel 2016, quando se ne contarono più di 201 mila. Ma dopo la flessione registrata tra il 2017, 147 mila persone e il 2018 con 112.500, nel 2019 loro numero è aumentato di 127 mila unità (+12,9%).
La legge
Per colpa "di una legislazione che guarda prevalentemente al passato - spiegano gli autori - diventare italiano per chi nasce e si forma nel nostro Paese o ci vive da molto tempo è più difficile che per i discendenti di emigrati italiani nati all'estero e che lì risiedono stabilmente: nell'insieme oltre 2,3 milioni di persone che rappresentano un ulteriore, importante tassello del profilo sempre più plurale della comunità nazionale".
Chi diventa cittadino italiano
A conferma di percorsi di radicamento e stabilizzazione avanzati e di una popolazione immigrata composta prevalentemente da famiglie, è elevato tra le acquisizioni degli stranieri residenti il peso dei giovani che diventano a tutti gli effetti cittadini italiani (per trasmissione da parte dei genitori o, per i nati in Italia, al compimento del diciottesimo anno di età): quasi 357 mila tra il 2012 e il 2018, il 38,2% del totale.
Esclusi i minori figli di cittadini stranieri
Un numero importante, ma da cui restano esclusi numerosi minori, figli di cittadini stranieri, ma nati in Italia e che in Italia svolgono il loro percorso di vita, di formazione e di socializzazione, non avendo alle spalle alcuna personale esperienza di migrazione. Un'indicazione in questo senso viene dai dati sulla scuola, dove quasi i due terzi di tutti gli studenti di cittadinanza straniera sono nati in Italia: il 64,5% (il 75,3% nella scuola primaria e l'85,3% in quella dell'infanzia) mentre i dati demografici attestano quasi 570 mila "nascite straniere" nel Paese nel periodo 2012-2019 (di cui 63 mila nell'ultimo anno, il 15% di tutte le nascite).
Figli che hanno una discendenza straniera
Allo stesso tempo è notevole tra i "nuovi cittadini" il numero di chi, al contrario, vanta un'ascendenza italiana, ma la cui eventuale presenza in Italia o esperienza del Paese restano necessariamente legate a una migrazione: è il caso dei discendenti degli emigrati italiani, anche del passato, nati all'estero ma nel diritto di acquisire 'iure sanguinis' la cittadinanza del nostro Paese. Nel 2019, sono state 9 mila le acquisizioni di cittadinanza per discendenza da avo italiano e 91 mila gli italiani nati all'estero da nostri concittadini lì residenti.
Una legge legata al passato
Un quadro, quello descritto dai dati, che rispecchia un impianto legislativo ancorato più al passato dell'Italia, quale 'grande Paese di emigrazione', che al suo presente di "importante paese di immigrazione". Basti solo considerare che l'attuale legge sulla cittadinanza, oltre a essere imperniata sullo ius sanguinis, non prevede alcuno sbarramento nel risalimento delle ascendenze, per cui uno straniero che possa vantare avi della Penisola persino precedenti all'Unita' d'Italia può acquisire la cittadinanza italiana più facilmente di uno straniero che, pur nato e cresciuto in Italia, non possa dimostrare tali ascendenze. Si tratta di un meccanismo evidentemente sganciato dalle dinamiche demografiche e sociali che oggi caratterizzano il Paese e che spesso finisce per agire come un vettore di esclusione, in particolare nel caso delle cosiddette 'seconde generazioni': componente crescente e integrante della comunità nazionale, ma ancora in cerca di riconoscimento.