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POLITICA

Apertura sul lodo Mineo

M5S apre su ddl-Chiti e parte ipotesi di convergenza

Il capogruppo al Senato Santangelo apre sul ddl Chiti, che definisce "Una fotocopia del nostro". Zanda pronto a discutere sulle modifiche del testo, ma dentro la cornice posta da Matteo Renzi. Mineo su Twitter: "Perché non dovremmo provare a votare con i 5stelle le riforme istituzionali?"

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Roma
"È vero, è possibile". Le parole del capogruppo del Movimento Cinque Stelle, Vincenzo Santangelo, confermano la possibilità di una convergenza sulle riforme annunciato dal senatore Pd, Corradino Mineo. Ci sarebbe quindi la possibilità di raggiungere una maggioranza alternativa a partire dal testo Chiti. 

"Quello presentato da Chiti al Senato è di fatto il nostro testo, ad eccezione di una questione che riguarda il taglio delle indennità. Ma su tutto il resto non possiamo non essere d'accordo visto che ricalca la nostra proposta" ha detto Santangelo. 

Alla domanda dei giornalisti sull'eventualità che i voti del Movimento 5 stelle possano confluire sul testo presentato da Vannino Chiti e un'altra ventina di senatori Pd Santangelo ha risposto: "Ci stiamo ragionando, ma sì, credo proprio di sì". 

Anche il capogruppo del Pd, Luigi Zanda, è pronto a discutere alle modifiche del testo di governo, ma assolutamente dentro la cornice posta da Matteo Renzi: non eleggibilità dei senatori, nessuna indennità, no al voto di bilancio e sulla fiducia. 

La posizione del Pd sull' ineleggibilità dei senatori rappresenta un'oggettiva chiusura nei confronti delle richieste che vengono dai 22 firmatari del ddl Chiti-Tocci. I sostenitori del testo però protestano, a partire da Corradino Mineo che ha spiegato:"Sul ddl Chiti al Senato si sta coalizzando una maggioranza alternativa. Dobbiamo lavorare su questo". E in un tweet il senatore ha rincarato: "Abbiamo votato con #M5S la decadenza di #Berlusconi, perché non dovremmo provare a votare insieme le riforme istituzionali?".

La riforma del Senato, del resto, è delicata, ma considerata prioritaria dal governo. Anche il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, ha dichiarato alla Cnn: "Sarebbe molto, molto grave per il paese" se l'abolizione del Senato e delle province venissero bocciate. "In ballo - ha aggiunto il ministro - ci sono molti interessi politici, ma si tratta di riforme considerate come una svolta decisiva".