SPORT
Inchiesta della procura di Milano
Calcio, inchiesta sui diritti tv: Lotito, Preziosi e Paparesta al centro dello scandalo con Infront
I tre presidenti sarebbero indagati a vario titolo insieme ad alcuni dirigenti Rti (Mediaset) ed ai vertici di Infront, l'advisor che gestisce la vendita dei diritti tv per conto della Lega Calcio

Dopo che venerdì scorso sono state perquisite dalla Guardia di Finanza le sedi della Lega calcio di Serie A e di Serie B e quelle di alcune società professionistiche, tra cui il Genoa e il Bari, nell’ambito di un’inchiesta della procura di Milano sulla compravendita dei diritti televisivi, spuntano ora i nomi dei primi indagati. Tra gli altri spicca quello di Claudio Lotito, presidente della Lazio e 'uomo forte' della Lega Calcio, che sarebbe sotto inchiesta per "ostacolo all'attività di vigilanza" della Covisoc. "Non abbiamo avuto alcun atto di nessun genere. Non abbiamo atti, comunicazioni, avvisi da nessuna parte", commenta a caldo la notizia l'avvocato di Lotito Gian Michele Gentile. "Se il pubblico ministero sta indagando su Lotito comunicherà a Lotito che sta indagando su di lui, lo inviterà a nominare un difensore, ma non ci possiamo muovere sulla base delle notizie di stampa".
Oltre al patron biancoceleste, nel mirino degli investigatori anche l'ex arbitro Gianluca Paparesta, presidente del Bari, ed Enrico Preziosi, numero uno del Genoa. Al vaglio degli inquirenti anche le posizioni di alcuni dirigenti Mediaset, società che ha ottenuto parte dei diritti televisivi in questione, ed i vertici di Infront, la società che gestisce la vendita dei diritti per contro della Lega e che provengono, tutti, proprio da Mediaset. I reati ipotizzati sono quelli di turbativa d’asta, turbata libertà degli incanti e ostacolo all’attività degli organi di vigilanza. Immediata la reazione di Infront agli ultimi sviluppi dell'indagine. "La nostra azienda non è ufficialmente sotto inchiesta - puntualizza la società in una nota - Confermiamo che la Procura di Milano ha aperto un'indagine a carico di Marco Bogarelli, Giuseppe Ciocchetti e Andrea Locatelli, nostri manager". Infront sottolinea poi che "non ha e non ha mai intrattenuto alcun rapporto con la società svizzera di consulenza Tax & Finance e/o con Andrea Baroni".
L'inchiesta
I diritti tv della serie A fanno incassare alla Lega Calcio 943 milioni a stagione per il triennio 2015-2018. La procura milanese, attraverso i magistrati Roberto Pellicano, Paolo Filippini e Giovanni Polizzi, ipotizza che siano state utilizzate complicate operazioni finanziarie all’estero per fare quadrare i conti di alcune società di calcio di Serie A e che l'assegnazione stessa dei diritti non sia stata regolare. L’autorità 'ingannata' dagli indagati nell’inchiesta sarebbe la Covisoc, vale a dire la Commissione per la vigilanza e il controllo delle società di calcio. In relazione alla compravendita dei diritti televisivi, la procura milanese ha formulato varie ipotesi di reato che vanno dalla turbativa d'asta alla turbata libertà degli incanti passando, appunto, per l'ostacolo all'attività degli organi di vigilanza. L'ipotesi al vaglio dei magistrati è che alcune società abbiano creato un 'cartello occulto' per garantirsi la parte più rilevante dei diritti sportivi, favorendo inoltre in modo improprio Mediaset rispetto al concorrente Sky. Venerdì scorso l'iscrizione nel registro degli indagati di Marco Bogarelli, presidente di Infront, consigliere della Lega calcio nella compravendita dei diritti televisivi delle squadre di serie A e B per i campionati 2015/2017.
Il ruolo di Infront
La società Infront di Bogarelli (ex uomo Mediaset), oltre che advisor della Lega Calcio nell’asta sui diritti tv del pallone, per la Procura di Milano sarebbe stato il massaggiatore di bilanci zoppicanti: quelli delle squadre di calcio che, a causa del loro precario equilibrio finanziario, avrebbero altrimenti seriamente rischiato di non passare il vaglio contabile della Covisoc. E quindi di non potersi iscrivere ai campionati di serie A o B se non fosse arrivato il soccorso finanziario prestato con operazioni montate anche all’estero - secondo i pm milanesi - lungo strutture operative elvetiche riconducibili a Infront o a Tax and Finance (il cui dirigente Andrea Baroni è stato per altre vicende arrestato venerdì con l’accusa di riciclaggio) o al gruppo del pure indagato Riccardo Silva, già tra i fondatori di Milan Channel con Bogarelli e assegnatario da parte di Lega Calcio della commercializzazione all’estero dei diritti tv. Tra le società 'aiutate' ci sarebbe ad esempio il Genoa di Preziosi che si è risucito ad iscrivere al campionato italiano ma non ha ottenuto la licenza Uefa e per questo ha dovuto rinunciare alla partecipazione all'Europa League. "Il Genoa è una delle squadre perquisite ma siamo tranquillissimi - ha commentato Preziosi -: i soldi che servivano al nostro bilancio li ha messi l’azionista di riferimento, cioè io".
Ostacolo agli organi di vigilanza
Sarebbe questa l'accusa a carico in particolare di Lotito e, circa le perquisizioni in alcune società di calcio di A e B, il reato ipotizzato a loro carico è quello di ostacolo agli organi di vigilanza nei confronti della Covisoc, la Commissione per la vigilanza e il controllo delle società di calcio professionistiche. Si tratterebbe di presunti ritocchi al rialzo dei bilanci di alcune società calcistiche, al fine di poter essere ammesse ai campionati.
Malagò: questi scandali ci amareggiano
Sul caso è intervenuto anche il presidente del Coni Giovanni Malagò. "Il calcio ci ricorda di essere non solo la palla che rotola ma anche scandali, indagini e tutta una seria di vicende processuali. Questo ci amareggia", ha commentato a margine della giunta di oggi. "In questa vicenda il Coni non ha nessun tipo di interlocuzione" ha poi precisato. "Io non ho alcun rapporto con Infront, che c'entra il Coni con
Infront? So di che parliamo, conosco le persone, i loro curriculum sono sotto gli occhi di tutti, ma gli interlocutori sono Figc e Lega. Non è corretto che io esprima un giudizio".
Oltre al patron biancoceleste, nel mirino degli investigatori anche l'ex arbitro Gianluca Paparesta, presidente del Bari, ed Enrico Preziosi, numero uno del Genoa. Al vaglio degli inquirenti anche le posizioni di alcuni dirigenti Mediaset, società che ha ottenuto parte dei diritti televisivi in questione, ed i vertici di Infront, la società che gestisce la vendita dei diritti per contro della Lega e che provengono, tutti, proprio da Mediaset. I reati ipotizzati sono quelli di turbativa d’asta, turbata libertà degli incanti e ostacolo all’attività degli organi di vigilanza. Immediata la reazione di Infront agli ultimi sviluppi dell'indagine. "La nostra azienda non è ufficialmente sotto inchiesta - puntualizza la società in una nota - Confermiamo che la Procura di Milano ha aperto un'indagine a carico di Marco Bogarelli, Giuseppe Ciocchetti e Andrea Locatelli, nostri manager". Infront sottolinea poi che "non ha e non ha mai intrattenuto alcun rapporto con la società svizzera di consulenza Tax & Finance e/o con Andrea Baroni".
L'inchiesta
I diritti tv della serie A fanno incassare alla Lega Calcio 943 milioni a stagione per il triennio 2015-2018. La procura milanese, attraverso i magistrati Roberto Pellicano, Paolo Filippini e Giovanni Polizzi, ipotizza che siano state utilizzate complicate operazioni finanziarie all’estero per fare quadrare i conti di alcune società di calcio di Serie A e che l'assegnazione stessa dei diritti non sia stata regolare. L’autorità 'ingannata' dagli indagati nell’inchiesta sarebbe la Covisoc, vale a dire la Commissione per la vigilanza e il controllo delle società di calcio. In relazione alla compravendita dei diritti televisivi, la procura milanese ha formulato varie ipotesi di reato che vanno dalla turbativa d'asta alla turbata libertà degli incanti passando, appunto, per l'ostacolo all'attività degli organi di vigilanza. L'ipotesi al vaglio dei magistrati è che alcune società abbiano creato un 'cartello occulto' per garantirsi la parte più rilevante dei diritti sportivi, favorendo inoltre in modo improprio Mediaset rispetto al concorrente Sky. Venerdì scorso l'iscrizione nel registro degli indagati di Marco Bogarelli, presidente di Infront, consigliere della Lega calcio nella compravendita dei diritti televisivi delle squadre di serie A e B per i campionati 2015/2017.
Il ruolo di Infront
La società Infront di Bogarelli (ex uomo Mediaset), oltre che advisor della Lega Calcio nell’asta sui diritti tv del pallone, per la Procura di Milano sarebbe stato il massaggiatore di bilanci zoppicanti: quelli delle squadre di calcio che, a causa del loro precario equilibrio finanziario, avrebbero altrimenti seriamente rischiato di non passare il vaglio contabile della Covisoc. E quindi di non potersi iscrivere ai campionati di serie A o B se non fosse arrivato il soccorso finanziario prestato con operazioni montate anche all’estero - secondo i pm milanesi - lungo strutture operative elvetiche riconducibili a Infront o a Tax and Finance (il cui dirigente Andrea Baroni è stato per altre vicende arrestato venerdì con l’accusa di riciclaggio) o al gruppo del pure indagato Riccardo Silva, già tra i fondatori di Milan Channel con Bogarelli e assegnatario da parte di Lega Calcio della commercializzazione all’estero dei diritti tv. Tra le società 'aiutate' ci sarebbe ad esempio il Genoa di Preziosi che si è risucito ad iscrivere al campionato italiano ma non ha ottenuto la licenza Uefa e per questo ha dovuto rinunciare alla partecipazione all'Europa League. "Il Genoa è una delle squadre perquisite ma siamo tranquillissimi - ha commentato Preziosi -: i soldi che servivano al nostro bilancio li ha messi l’azionista di riferimento, cioè io".
Ostacolo agli organi di vigilanza
Sarebbe questa l'accusa a carico in particolare di Lotito e, circa le perquisizioni in alcune società di calcio di A e B, il reato ipotizzato a loro carico è quello di ostacolo agli organi di vigilanza nei confronti della Covisoc, la Commissione per la vigilanza e il controllo delle società di calcio professionistiche. Si tratterebbe di presunti ritocchi al rialzo dei bilanci di alcune società calcistiche, al fine di poter essere ammesse ai campionati.
Malagò: questi scandali ci amareggiano
Sul caso è intervenuto anche il presidente del Coni Giovanni Malagò. "Il calcio ci ricorda di essere non solo la palla che rotola ma anche scandali, indagini e tutta una seria di vicende processuali. Questo ci amareggia", ha commentato a margine della giunta di oggi. "In questa vicenda il Coni non ha nessun tipo di interlocuzione" ha poi precisato. "Io non ho alcun rapporto con Infront, che c'entra il Coni con
Infront? So di che parliamo, conosco le persone, i loro curriculum sono sotto gli occhi di tutti, ma gli interlocutori sono Figc e Lega. Non è corretto che io esprima un giudizio".