ECONOMIA
Pubblica Amministrazione
Cgia: 11 ministeri su 12 pagano i fornitori in ritardo
Il Mibact, tra aprile e giugno ha saldato i fornitori con un ritardo medio di 30 giorni, le Infrastrutture dopo 49 giorni, l'Ambiente dopo 53, le Politiche Agricole dopo 61 e l'Interno, a cui spetta la maglia "nera", dopo 62

Tra i 12 ministeri che hanno un budget e una capacità di spesa, nel secondo trimestre 2020 solo quello degli Esteri (-17 giorni) ha pagato in anticipo i fornitori rispetto alle scadenze previste dalla legge. Gli altri 11, invece, hanno pagato in ritardo o non hanno ancora aggiornato i dati. Lo rileva la Cgia che segnala le situazioni più critiche: Il Mibact, tra aprile e giugno ha saldato i fornitori con un ritardo medio di 30 giorni, le Infrastrutture dopo 49 giorni, l'Ambiente dopo 53, le Politiche Agricole dopo 61 e l'Interno, a cui spetta la maglia "nera", dopo 62. Altri,invece, non hanno ancora aggiornato i dati sul proprio sito internet come il ministero dell'Istruzione/Università, della Salute e della Giustizia: gli ultimi due, addirittura, non hanno nemmeno pubblicato il dato riferito al primo trimestre.
"Se anche i ministeri cominciano a ritardare il saldo delle fatture abbiamo il sospetto che in linea generale tutta la Pa, anche a causa del Covid, stia dilatando i tempi di pagamento, specie a livello locale" spiega Paolo Zabeo il quale propone che "nel caso di mancato pagamento, bisogna prevedere per legge la compensazione secca, diretta e universale tra i debiti della Pa verso le imprese e le passività fiscali e contributive in capo a queste ultime", ha dichiarato Zabeo.
"A seguito della denuncia sollevata recentemente dalla Corte dei Conti 3 - afferma il segretario Renato Mason - negli ultimi tempi gli enti pubblici stanno pagando con puntualità le fatture di importo maggiore e ritardano intenzionalmente il saldo di quelle di dimensione meno elevate. Senza liquidità a disposizione, tanti artigiani e piccoli imprenditori si trovano in grave difficoltà e, paradossalmente, rischiano di dover chiudere definitivamente l'attività, non per debiti, ma per troppi crediti non ancora incassati".
In Italia le commesse pubbliche ammontano a circa 140 miliardi di euro all'anno, spiega la Cgia, e il numero delle imprese fornitrici sono circa un milione. Con il decreto Rilancio, il Governo ha messo a disposizione di Regioni, ASL e Comuni 12 mld per liquidare almeno una parte dei debiti commerciali accumulati entro la fine del 2019. Alla scadenza de l7 luglio scorso solo il 10% delle risorse messe a disposizione era stato richiesto. A seguito di questo flop, con il decreto Agosto il Governo ha riaperto i termini: dal 21 settembre fino a ieri (9 ottobre), gli enti territoriali hanno avuto una nuova possibilità per accedere a questi fondi. L'aspetto più paradossale, dice ancora la Cgia, è che non si conosce con precisione a quanto ammonta il debito commerciale della nostra Pa sebbene le imprese che lavorano per il pubblico siano obbligate da qualche anno a emettere la fattura elettronica. Ma il Mef non conosce ancora adesso a quanto ammonta complessivamente il debito commerciale in capo a tutte le Pa con i propri fornitori, molto probabilmente perché una buona parte dei committenti pubblici, in particolar modo gli enti periferici, continuano a effettuare i pagamenti senza transitare per la piattaforma e con scadenze ben superiori a quelle fissate dalla legge. Sebbene negli ultimi anni lo stock sia in calo, secondo i dati presentati il 31/5/2019 dalla Banca d'Italia nella "Relazione annuale 2018", l'ammontare complessivo dei debiti commerciali della Pa ammonterebbe a circa 53 mld, metà dei quali ascrivibili ai ritardi di pagamento. L'utilizzo del condizionale è d'obbligo,visto che il monitoraggio di via Nazionale si basa su indagini campionarie condotte sulle imprese e dalle segnalazioni di vigilanza da cui emergono dei risultati che, secondo gli stessi estensori delle stime, sono caratterizzati da un alto grado di incertezza . conclude la Cgia.
"Se anche i ministeri cominciano a ritardare il saldo delle fatture abbiamo il sospetto che in linea generale tutta la Pa, anche a causa del Covid, stia dilatando i tempi di pagamento, specie a livello locale" spiega Paolo Zabeo il quale propone che "nel caso di mancato pagamento, bisogna prevedere per legge la compensazione secca, diretta e universale tra i debiti della Pa verso le imprese e le passività fiscali e contributive in capo a queste ultime", ha dichiarato Zabeo.
"A seguito della denuncia sollevata recentemente dalla Corte dei Conti 3 - afferma il segretario Renato Mason - negli ultimi tempi gli enti pubblici stanno pagando con puntualità le fatture di importo maggiore e ritardano intenzionalmente il saldo di quelle di dimensione meno elevate. Senza liquidità a disposizione, tanti artigiani e piccoli imprenditori si trovano in grave difficoltà e, paradossalmente, rischiano di dover chiudere definitivamente l'attività, non per debiti, ma per troppi crediti non ancora incassati".
In Italia le commesse pubbliche ammontano a circa 140 miliardi di euro all'anno, spiega la Cgia, e il numero delle imprese fornitrici sono circa un milione. Con il decreto Rilancio, il Governo ha messo a disposizione di Regioni, ASL e Comuni 12 mld per liquidare almeno una parte dei debiti commerciali accumulati entro la fine del 2019. Alla scadenza de l7 luglio scorso solo il 10% delle risorse messe a disposizione era stato richiesto. A seguito di questo flop, con il decreto Agosto il Governo ha riaperto i termini: dal 21 settembre fino a ieri (9 ottobre), gli enti territoriali hanno avuto una nuova possibilità per accedere a questi fondi. L'aspetto più paradossale, dice ancora la Cgia, è che non si conosce con precisione a quanto ammonta il debito commerciale della nostra Pa sebbene le imprese che lavorano per il pubblico siano obbligate da qualche anno a emettere la fattura elettronica. Ma il Mef non conosce ancora adesso a quanto ammonta complessivamente il debito commerciale in capo a tutte le Pa con i propri fornitori, molto probabilmente perché una buona parte dei committenti pubblici, in particolar modo gli enti periferici, continuano a effettuare i pagamenti senza transitare per la piattaforma e con scadenze ben superiori a quelle fissate dalla legge. Sebbene negli ultimi anni lo stock sia in calo, secondo i dati presentati il 31/5/2019 dalla Banca d'Italia nella "Relazione annuale 2018", l'ammontare complessivo dei debiti commerciali della Pa ammonterebbe a circa 53 mld, metà dei quali ascrivibili ai ritardi di pagamento. L'utilizzo del condizionale è d'obbligo,visto che il monitoraggio di via Nazionale si basa su indagini campionarie condotte sulle imprese e dalle segnalazioni di vigilanza da cui emergono dei risultati che, secondo gli stessi estensori delle stime, sono caratterizzati da un alto grado di incertezza . conclude la Cgia.