ITALIA
Stranieri, in Italia sono 5.3 milioni: l'8,5 per cento della popolazione

Ad oggi sono 5 milioni e 333 mila gli stranieri regolarmente presenti in Italia, 26 mila in meno rispetto al 2016: il loro numero è pressoché "stabile intorno ai 5 milioni" dal 2013 e la loro incidenza, nell'ordine dell'8%, aumenta di pochissimi decimali l'anno, soprattutto a causa della diminuzione della popolazione italiana. L'edizione 2018 del "Dossier Statistico Immigrazione", realizzata dal Centro Studi e Ricerche Idos, smentisce una volta di più la credenza che l'Italia sia un Paese "assediato" e "invaso" dagli immigrati: secondo un recente sondaggio dell'Istituto Cattaneo, siamo i cittadini europei con la percezione più lontana dalla realtà riguardo al numero di stranieri che vivono nel paese, stimati più del doppio di quelli effettivamente presenti.
In Europa, dove i cittadini stranieri sono 38,6 milioni (di cui 21,6 non comunitari) e incidono per il 7,5% sulla popolazione complessiva, l'Italia non è il paese con il numero più alto di immigrati: veniamo dopo la Germania, che ne conta 9,2 milioni, e il Regno Unito, con 6,1 milioni, mentre superiamo di poco la Francia (4,6 milioni) e la Spagna (4,4). Anche l'incidenza sulla popolazione complessiva (8,5%) risulta piu' bassa di quella di Germania (11,2%), Regno Unito (9,2%) e diversi altri paesi piu' piccoli, dove i valori superano anche in maniera consistente il 10% (Cipro 16,4%, Austria 15,2%, Belgio 11,9% e Irlanda 11,8%).
L'incidenza più alta si registra nel Lussemburgo, dove gli stranieri sono quasi la metà dei residenti (47,6%). Eurostat rileva che il numero degli immigrati entrati in un paese Ue nel corso del 2016 (ultimo anno disponibile), pari a circa 4,3 milioni, è stato inferiore dell'8% rispetto all'anno precedente, mentre sono state circa 3 milioni le persone che nel frattempo hanno lasciato un paese comunitario (diverse delle quali per trasferirsi comunque all'interno dell'Unione).
354 mila in Italia i richiedenti asilo
Sono 354 mila, secondo l'Unhcr, i richiedenti asilo (compresi quelli ancora privi di titolo formale o la cui domanda è sotto esame) e titolari di protezione internazionale o umanitaria attualmente presenti in Italia: lo 0,6% dell'intera popolazione del Paese. E' uno dei dati contenuti nell'ultima edizione, presentata oggi, del "Dossier Statistico Immigrazione" dell'Idos.Se il numero assoluto colloca l'Italia al terzo posto nell'Ue, dopo la Germania (1,4 milioni di richiedenti e titolari di protezione, con questi ultimi che da soli ammontano a circa un milione) e la Francia (400 mila), l'incidenza sulla totalità degli abitanti è perfettamente in linea con la media comunitaria, al pari di quella della Francia e dei Paesi Bassi, ed è preceduta da vari Paesi, come la Svezia (2,9%), l'Austria e Malta (1,9%), la Germania e Cipro (1,7%), la Grecia (0,8%), mentre non superano lo 0,1% tutti i "nuovi" Stati membri dell'Europa orientale (ad eccezione della Bulgaria, con lo 0,3%). Dei 239 mila titolari di un permesso inerente alla richiesta di asilo o alla protezione internazionale o umanitaria, alla fine del 2017 erano circa 187 mila quelli inseriti nel sistema nazionale di accoglienza, in stragrande maggioranza (81%) nei Centri straordinari (Cas), "nonostante le molteplici criticita' - segnalano gli autori del rapporto - che ne segnano spesso il funzionamento e i diversi casi di inadeguatezza (e, a volte, di malaffare) emersi nel corso degli anni".
Lavori poco qualificati per due stranieri su 3
Dei 2 milioni e 423 mila occupati stranieri nel 2017 (10,5% di tutti gli occupati in Italia), i due terzi svolgono professioni poco qualificate o operaie (nelle quali sono rispettivamente un terzo e un ottavo degli addetti), siano esse nel settore dei servizi, dove i lavoratori stranieri si concentrano per il 67,4%, o in quelli dell'industria e dell'agricoltura, dove trovano impiego rispettivamente nel 25,6% e nel 6,1% dei casi. L'ultima edizione del "Dossier Statistico Immigrazione" curato dall'Idos e presentato oggi, smentisce a suon di numeri il luogo comune che gli immigrati 'rubino' il lavoro agli italiani. In particolare, è straniero il 71% dei collaboratori domestici e familiari (comparto che impiega il 43,2% delle lavoratrici straniere), quasi la metà dei venditori ambulanti, più di un terzo dei facchini, il 18,5% dei lavoratori negli alberghi e ristoranti (per lo più addetti alla pulizie e camerieri), un sesto dei manovali edili e degli agricoltori. Inoltre i lavoratori immigrati "restano ancora schiacciati nelle nicchie di mercato caratterizzate da impieghi pesanti, precari, discontinui, poco retribuiti, stagionali e caratterizzati da sacche di lavoro nero o grigio e, quindi, di sfruttamento". I disoccupati stranieri sono calcolati in 406 mila, un settimo di tutte le persone in cerca di occupazione in Italia, per un tasso di disoccupazione del 14,3% a fronte del 10,8% relativo agli italiani.
In Europa, dove i cittadini stranieri sono 38,6 milioni (di cui 21,6 non comunitari) e incidono per il 7,5% sulla popolazione complessiva, l'Italia non è il paese con il numero più alto di immigrati: veniamo dopo la Germania, che ne conta 9,2 milioni, e il Regno Unito, con 6,1 milioni, mentre superiamo di poco la Francia (4,6 milioni) e la Spagna (4,4). Anche l'incidenza sulla popolazione complessiva (8,5%) risulta piu' bassa di quella di Germania (11,2%), Regno Unito (9,2%) e diversi altri paesi piu' piccoli, dove i valori superano anche in maniera consistente il 10% (Cipro 16,4%, Austria 15,2%, Belgio 11,9% e Irlanda 11,8%).
L'incidenza più alta si registra nel Lussemburgo, dove gli stranieri sono quasi la metà dei residenti (47,6%). Eurostat rileva che il numero degli immigrati entrati in un paese Ue nel corso del 2016 (ultimo anno disponibile), pari a circa 4,3 milioni, è stato inferiore dell'8% rispetto all'anno precedente, mentre sono state circa 3 milioni le persone che nel frattempo hanno lasciato un paese comunitario (diverse delle quali per trasferirsi comunque all'interno dell'Unione).
354 mila in Italia i richiedenti asilo
Sono 354 mila, secondo l'Unhcr, i richiedenti asilo (compresi quelli ancora privi di titolo formale o la cui domanda è sotto esame) e titolari di protezione internazionale o umanitaria attualmente presenti in Italia: lo 0,6% dell'intera popolazione del Paese. E' uno dei dati contenuti nell'ultima edizione, presentata oggi, del "Dossier Statistico Immigrazione" dell'Idos.Se il numero assoluto colloca l'Italia al terzo posto nell'Ue, dopo la Germania (1,4 milioni di richiedenti e titolari di protezione, con questi ultimi che da soli ammontano a circa un milione) e la Francia (400 mila), l'incidenza sulla totalità degli abitanti è perfettamente in linea con la media comunitaria, al pari di quella della Francia e dei Paesi Bassi, ed è preceduta da vari Paesi, come la Svezia (2,9%), l'Austria e Malta (1,9%), la Germania e Cipro (1,7%), la Grecia (0,8%), mentre non superano lo 0,1% tutti i "nuovi" Stati membri dell'Europa orientale (ad eccezione della Bulgaria, con lo 0,3%). Dei 239 mila titolari di un permesso inerente alla richiesta di asilo o alla protezione internazionale o umanitaria, alla fine del 2017 erano circa 187 mila quelli inseriti nel sistema nazionale di accoglienza, in stragrande maggioranza (81%) nei Centri straordinari (Cas), "nonostante le molteplici criticita' - segnalano gli autori del rapporto - che ne segnano spesso il funzionamento e i diversi casi di inadeguatezza (e, a volte, di malaffare) emersi nel corso degli anni".
Lavori poco qualificati per due stranieri su 3
Dei 2 milioni e 423 mila occupati stranieri nel 2017 (10,5% di tutti gli occupati in Italia), i due terzi svolgono professioni poco qualificate o operaie (nelle quali sono rispettivamente un terzo e un ottavo degli addetti), siano esse nel settore dei servizi, dove i lavoratori stranieri si concentrano per il 67,4%, o in quelli dell'industria e dell'agricoltura, dove trovano impiego rispettivamente nel 25,6% e nel 6,1% dei casi. L'ultima edizione del "Dossier Statistico Immigrazione" curato dall'Idos e presentato oggi, smentisce a suon di numeri il luogo comune che gli immigrati 'rubino' il lavoro agli italiani. In particolare, è straniero il 71% dei collaboratori domestici e familiari (comparto che impiega il 43,2% delle lavoratrici straniere), quasi la metà dei venditori ambulanti, più di un terzo dei facchini, il 18,5% dei lavoratori negli alberghi e ristoranti (per lo più addetti alla pulizie e camerieri), un sesto dei manovali edili e degli agricoltori. Inoltre i lavoratori immigrati "restano ancora schiacciati nelle nicchie di mercato caratterizzate da impieghi pesanti, precari, discontinui, poco retribuiti, stagionali e caratterizzati da sacche di lavoro nero o grigio e, quindi, di sfruttamento". I disoccupati stranieri sono calcolati in 406 mila, un settimo di tutte le persone in cerca di occupazione in Italia, per un tasso di disoccupazione del 14,3% a fronte del 10,8% relativo agli italiani.