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ITALIA

Torino

L'ex moglie: "Tenetelo in carcere oppure ci ammazza"

La donna si appella ai giudici alla vigilia della convalida del fermo dell'uomo, che respinge le accuse

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Quindici denunce non sono bastate a difendersi dalle persecuzioni dell'ex marito che, appena uscito dal carcere, è tornato per l'ennesima volta dalla donna con il suo carico di violenza e minacce. "Perché i giudici continuano a rimetterlo in libertà? Lo devono lasciare in cella: io e mio figlio abbiamo paura", è l'appello tra le lacrime di Elena Farina, 45 anni, alla vigilia della convalida dell'ennesimo fermo di Luigi Garofalo, 46 anni, arrivato persino a tentare di sparare al figlio perché difendeva la madre.  

L'accusa per l'uomo, che nega tutto, è di atti persecutori nei confronti della donna. "Ha minacciato di ammazzarmi. Di farmela pagare. Io non ce la faccio più, sono esausta", dice singhiozzando nello studio del suo avvocato, Antonio Foti. "Chi mi ascolta pensa che esagero - prosegue -. Le sue aggressioni, continue, vengono percepite come più piccole, meno pericolose di quelle che sono in realtà".

Elena ha le foto, i messaggi. E li tira fuori, ad uno ad uno, nella speranza di essere creduta. "Io e Luigi siamo stati sposati per 23 anni. Siamo andati avanti tra alti e bassi. A volte si litigava, a volte si andava d'accordo. Negli ultimi quattro anni, però, le liti sono diventate sempre più violente. A volte è anche arrivato a mettermi le mani addosso, forse perché faceva uso di droga. Cocaina. Ho deciso di separarmi a gennaio e da lì la situazione è degenerata".

Sino a quando, lo scorso 8 marzo, Luigi tenta di sparare al figlio. Entra nel bar di Barriera di Milano, uno dei due locali gestiti dalla famiglia e uno dei due locali contesi nel divorzio. Ma l'arma, una scacciacani che non è ancora stata trovata, si inceppa. L'ex viene arrestato dalla polizia e rinchiuso in carcere. Il gip accoglie la richiesta del suo difensore e, con il divieto di avvicinarsi alla casa e al posto di lavoro della moglie e del figlio, lo mette ai domiciliari.

Pochi minuti dopo aver lasciato il carcere si è presentato di nuovo al bar. "E' arrivato come una furia. Mi ha minacciata. 'Entro due giorni tu sei morta. Tu e tuo figlio. E io mi riprendo tutto'", riferisce la donna.

Diversa la versione dell'uomo, assistito dall'avvocato Fabrizio Bonfante: "Sono passato dal mio bar per prendere un medicinale e un cellulare. Poi sono andato dai carabinieri e nella parrocchia dove devo scontare i domiciliari. Ma la mia ex moglie ha chiamato la polizia, dicendo che l'avevo minacciata. E così mi hanno rimesso in carcere". "Il mio cliente racconta che, durante i litigi, le minacce arrivavano da entrambe le parti. Luigi faticava ad accettare una relazione che la sua ex moglie avrebbe iniziato con un altro uomo. Questo era motivo di tensione", precisa l'avvocato Bonfante. Che vuole vederci chiaro: "Sentiremo dei testimoni".

In tutta questa vicenda, poi, ci sono i figli. Il 19enne, che, a dire del padre, parteggia per la mamma. E un 13enne, ora affidato a una comunità, che sembra avere il papà come eroe.