POLITICA
Palermo
Bersani: nel Pd serve umiltà. Serracchiani: non cambiare realtà
"Nel Pd bisogna avere più umiltà"

"Un esito del Referendum c'è già, ed è quello di aver diviso il Paese. Il 4 dicembre, comunque vada, non vincerà nessuno, abbiamo già perso tutti".
Così Pier Luigi Bersani, ex leader Pd, al dibattito organizzato dal Centro Pio La Torre presso l'Aula Magna della Facoltà di Giurisprudenza di Palermo sul Referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre.
"Per la prima volta nella storia del Paese -sostiene Bersani- un Governo prende l'iniziativa di cambiare in autonomia la Costituzione. Calamandrei diceva che i banchi del governo avrebbero addirittura dovuto essere vuoti quando il Parlamento discuteva di Costituzione. Questo Governo, invece, mette la fiducia sulla legge elettorale, poi annuncia al mondo che siamo sul precipizio, che tutto dipenderà dal Referendum, che ci sarà un prima e un dopo. Io - continua Bersani - dico che il giorno dopo saremo come il giorno prima. L'esito che si è ottenuto è quello di dividere il paese. Chiunque vincerà, avremo perso tutti se non mettiamo le cose nel giusto binario. E' l'incrocio con l'Italicum ciò che più mi spaventa. La nuova legge elettorale ci consegnerebbe una nuova forma di governo. Un governo del capo, con larga parte del Parlamento che deriverebbe, di conseguenza, dalla scelta del capo fatta secondo modalità ancora non chiare".
La riforma ha più di un difetto, sostiene Bersani - e mi fermo su due punti, uno è la formazione delle leggi, l'altro il rapporto tra Stato ed enti locali. Io sono un sostenitore della tesi che si facciano troppe leggi, e pure male. Quando sento il mio segretario dire che la retribuzione dei parlamentari deve essere associata alla presenza in aula, dico: ma si sa che noi abbiamo il record mondiale di assemblee plenarie? Le leggi vanno fatte fuori, confrontandosi con le associazioni, con gli esperti, attraverso incontri preparatori, in aula si deve arrivare come corridori al traguardo. Sul tema del rapporto tra Stato ed enti locali, io che sono stato amministratore locale per venti anni e ministro per sette, non sono stato interpellato. La suddivisione tra beni di interesse regionale e di interesse nazionale è illogica".
E poi, all'indomani della Leopolda: "Io dico 'dentro dentro', se poi un segretario dice 'fuori fuori' si prenderà la responsabilità. Bisogna mettere l'orecchio a terra e avere più umiltà, bisogna riconoscere che nel nostro mondo c'è un problema, c'è un disagio, a cui non si può rispondere insultando. Finché insultano Bersani non ho problemi, ma non si rendono conto che questi slogan feriscono tanta nostra gente e non della peggiore. E' incredibile non rendersene conto".
Serracchiani a Bersani: non cambi realtà, lavori a unità
"Bersani non stravolga la realtà ed eviti polemiche fuori luogo: Renzi non ha mai detto 'fuori' a nessuno". Così la vicesegretaria Pd Debora Serracchiani. "Da chi è stato segretario del nostro partito ci aspettiamo compostezza e proporzione anche nella dialettica più aspra. Chi ha ricoperto alte cariche ha il compito di rappresentare sempre al meglio il partito. Nel Pd si lavora e si dovrebbe sempre lavorare per l'unità, mai per dividere. L'auspicio è che questo intento sia saldamente condiviso, anche in queste ore, da Bersani".
Così Pier Luigi Bersani, ex leader Pd, al dibattito organizzato dal Centro Pio La Torre presso l'Aula Magna della Facoltà di Giurisprudenza di Palermo sul Referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre.
"Per la prima volta nella storia del Paese -sostiene Bersani- un Governo prende l'iniziativa di cambiare in autonomia la Costituzione. Calamandrei diceva che i banchi del governo avrebbero addirittura dovuto essere vuoti quando il Parlamento discuteva di Costituzione. Questo Governo, invece, mette la fiducia sulla legge elettorale, poi annuncia al mondo che siamo sul precipizio, che tutto dipenderà dal Referendum, che ci sarà un prima e un dopo. Io - continua Bersani - dico che il giorno dopo saremo come il giorno prima. L'esito che si è ottenuto è quello di dividere il paese. Chiunque vincerà, avremo perso tutti se non mettiamo le cose nel giusto binario. E' l'incrocio con l'Italicum ciò che più mi spaventa. La nuova legge elettorale ci consegnerebbe una nuova forma di governo. Un governo del capo, con larga parte del Parlamento che deriverebbe, di conseguenza, dalla scelta del capo fatta secondo modalità ancora non chiare".
La riforma ha più di un difetto, sostiene Bersani - e mi fermo su due punti, uno è la formazione delle leggi, l'altro il rapporto tra Stato ed enti locali. Io sono un sostenitore della tesi che si facciano troppe leggi, e pure male. Quando sento il mio segretario dire che la retribuzione dei parlamentari deve essere associata alla presenza in aula, dico: ma si sa che noi abbiamo il record mondiale di assemblee plenarie? Le leggi vanno fatte fuori, confrontandosi con le associazioni, con gli esperti, attraverso incontri preparatori, in aula si deve arrivare come corridori al traguardo. Sul tema del rapporto tra Stato ed enti locali, io che sono stato amministratore locale per venti anni e ministro per sette, non sono stato interpellato. La suddivisione tra beni di interesse regionale e di interesse nazionale è illogica".
E poi, all'indomani della Leopolda: "Io dico 'dentro dentro', se poi un segretario dice 'fuori fuori' si prenderà la responsabilità. Bisogna mettere l'orecchio a terra e avere più umiltà, bisogna riconoscere che nel nostro mondo c'è un problema, c'è un disagio, a cui non si può rispondere insultando. Finché insultano Bersani non ho problemi, ma non si rendono conto che questi slogan feriscono tanta nostra gente e non della peggiore. E' incredibile non rendersene conto".
Serracchiani a Bersani: non cambi realtà, lavori a unità
"Bersani non stravolga la realtà ed eviti polemiche fuori luogo: Renzi non ha mai detto 'fuori' a nessuno". Così la vicesegretaria Pd Debora Serracchiani. "Da chi è stato segretario del nostro partito ci aspettiamo compostezza e proporzione anche nella dialettica più aspra. Chi ha ricoperto alte cariche ha il compito di rappresentare sempre al meglio il partito. Nel Pd si lavora e si dovrebbe sempre lavorare per l'unità, mai per dividere. L'auspicio è che questo intento sia saldamente condiviso, anche in queste ore, da Bersani".