CULTURA
La giuria degli studenti al Prix Italia
L'ex giurato: "Il Prix un'occasione per confrontarsi con i producer internazionali"
Federico Feroldi, ex studente di Scienze della Comunicazione e attualmente assegnista di ricerca all'Università, racconta a RaiNews.it la sua esperienza di giurato

"Il lavoro da giurato è abbastanza lineare: avevamo una serie di produzioni tv da analizzare, con il criterio della qualità e dell'innovazione, poi c'era il confronto con gli altri giurati". Federico Feroldi, da studente di Scienze della Comunicazione all'Università di Torino, ha partecipato alla giuria del Prix Italia per due anni di seguito. All'università, infatti, un corso ad hoc organizzato dai docenti Antonio Santangelo e Giuseppe Tipaldo, permette ai giovani di partecipare in modo attivo al Prix. Feroldi, che adesso da studente è diventato assegnista di ricerca, ci racconta la sua esperienza.
"Il primo anno ho partecipato come giurato ai prodotti di fiction e film per la tv mentre il secondo anno mi sono occupato dei documentari - spiega - Prima dell'inizio della manifestazione, viene aperta una piattaforma online così si può anche lavorare da casa: poi ci siamo trovati noi giurati-studenti, eravamo circa una decina, abbiamo discusso e stilato una classifica".
I valori per la griglia valutativa
"Una volta guardate le opere, discutevamo con i professori su quali fossero i valori da giudicare, come 'l'innovatività della trama' o la 'qualità dei costumi', e assegnavamo ad ogni valore un voto numerico: in modo da creare una griglia valutativa per valutare, appunto, ogni prodotto".
"Un confronto diretto con i producer internazionali"
"Il nostro giudizio, negli anni passati, valeva per assegnare un premio a parte: invece, quest'anno, il voto degli studenti varrà come un voto nella giuria professionale, offrendo così l'opportunità di avere un confronto diretto e alla pari con i vari producer internazionali".
Cosa avete imparato?
"Abbiamo scoperto fiction di qualità che non ci aspettavamo, oppure di qualità molto inferiore come quelle egiziane, simili alla tv italiana degli anni Ottanta-Novanta - spiega Feroldi - Abbiamo trovato molti prodotti ispirati al web e, a livello narrativo, ci siamo molto stupiti nel vedere che la tv magiara, ad esempio, è una tv sperimentale che introduce trame sperimentali a livello narrativo".
I documentari
"Sui documentari, abbiamo scoperto che noi italiani siamo molto indietro rispetto alla produzione americana ed europea: i nostri prodotti sono spesso meno evoluti e se per noi una cosa è innovativa, per le giurie straniere era 'già vista', 'già sentita': quello che noi pensavamo come futuro, insomma, per il resto del mondo era presente se non già passato".
"Il primo anno ho partecipato come giurato ai prodotti di fiction e film per la tv mentre il secondo anno mi sono occupato dei documentari - spiega - Prima dell'inizio della manifestazione, viene aperta una piattaforma online così si può anche lavorare da casa: poi ci siamo trovati noi giurati-studenti, eravamo circa una decina, abbiamo discusso e stilato una classifica".
I valori per la griglia valutativa
"Una volta guardate le opere, discutevamo con i professori su quali fossero i valori da giudicare, come 'l'innovatività della trama' o la 'qualità dei costumi', e assegnavamo ad ogni valore un voto numerico: in modo da creare una griglia valutativa per valutare, appunto, ogni prodotto".
"Un confronto diretto con i producer internazionali"
"Il nostro giudizio, negli anni passati, valeva per assegnare un premio a parte: invece, quest'anno, il voto degli studenti varrà come un voto nella giuria professionale, offrendo così l'opportunità di avere un confronto diretto e alla pari con i vari producer internazionali".
Cosa avete imparato?
"Abbiamo scoperto fiction di qualità che non ci aspettavamo, oppure di qualità molto inferiore come quelle egiziane, simili alla tv italiana degli anni Ottanta-Novanta - spiega Feroldi - Abbiamo trovato molti prodotti ispirati al web e, a livello narrativo, ci siamo molto stupiti nel vedere che la tv magiara, ad esempio, è una tv sperimentale che introduce trame sperimentali a livello narrativo".
I documentari
"Sui documentari, abbiamo scoperto che noi italiani siamo molto indietro rispetto alla produzione americana ed europea: i nostri prodotti sono spesso meno evoluti e se per noi una cosa è innovativa, per le giurie straniere era 'già vista', 'già sentita': quello che noi pensavamo come futuro, insomma, per il resto del mondo era presente se non già passato".