MONDO
Il Presidente del Consiglio europeo parla dei giorni della trattativa
Donald Tusk: l’accordo con la Grecia non ha né indebolito e né rafforzato la Germania
Il Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha ripercorso i momenti più intensi della lunga trattativa tra l’Eurogruppo e Tsipras con un gruppo di giornalisti di sette importanti testate europee. Ha detto che Schauble ha voluto inviare a tutti un messaggio chiaro e sincero e che la Merkel lo ha utilizzato solo come uno strumento utile per la negoziazione e non come un obiettivo politico

Il Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, si è incontrato con un gruppo di giornalisti di sette importanti testate europee e ha ripercorso i momenti più intensi della lunga trattativa tra l’Eurogruppo e Tsipras. Ha raccontato i ruoli e i contributi offerti dal presidente francese Francois Hollande, dal cancelliere tedesco Angela Merkel, dal ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble e dal primo ministro olandese Mark Rutte.
Il Presidente del Consiglio europeo ha sostenuto che l’accordo trovato non ha né indebolito né rafforzato l’immagine della Germania, insomma non ci sono stati né vincitori né vinti. Nessuno è rimasto soddisfatto al 100 per cento. Alla fine comunque per trovare l’accordo sarebbe stata la Germania a dover sostenere più sacrifici degli altri Paesi. Secondo Tusk “l’idea di una possibile uscita temporanea della Grecia dall’euro non è stata sostenuta solo dal ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble. Da un punto di vista intellettuale, immaginare una possibile Grexit controllata e programmata non era un’idea stravagante perché, in quel momento, era un’alternativa possibile”. Tusk ha sostenuto “che Schauble abbia voluto inviare a tutti un messaggio chiaro e sincero e che la Merkel lo abbia utilizzato solo come uno strumento utile per la negoziazione e non come un obiettivo politico. Non ho alcun dubbio – ha continuato - che per tutti, i dirigenti e il cancelliere, l'unico obiettivo politico da cercare fosse quello di evitare il rischio dell’uscita della Grecia dall’euro. Sicuramente il ruolo di Schaeuble è stato utile per dimostrare a Tsipras che la soluzione drammatica era abbastanza realistica e realizzabile”.
Tusk ha riconosciuto, nel colloquio con i sette giornalisti europei, il ruolo importante del presidente francese Francois Hollande che, ha detto, “è stato davvero utile in questo contesto per il suo temperamento quando si è trattato di moderare o rasserenare le emozioni.” Insomma ognuno ha giocato un ruolo fondamentale per il raggiungimento dell’obiettivo. “L’accordo raggiunto, però, - ha continuato Tusk - non è una garanzia per gli anni a venire. E’ servito ad evitare il concreto rischio caos di un possibile fallimento greco e l’inevitabile Grexit. Questo è solo il primo passo di un lavoro di lunga prospettiva che, per il momento, funziona”.
Per il presidente europeo, il primo segnale che fosse realistica una Grexit si è avuto nella giornata di sabato perché molti nell’Eurogruppo erano irritati. Era cambiato lo stato d’animo e con il risultato del referendum in Grecia, Tsipras nell’Eurogruppo era diventato ancora più debole. Il primo segnale che un accordo poteva essere raggiunto si è avvertito, invece, quando il Presidente del Consiglio europeo ha mostrato a tutti il testo della proposta dell’olandese Mark Rutte che prevedeva un fondo di 12,5 miliardi per rimborsare il debito e 12,5 da usare per gli investimenti. La proposta olandese era esattamente equidistante tra le posizioni tedesche che volevano destinare solo 10 miliardi agli investimenti e quelle greche che ne chiedevano 15. A quel punto, continua a raccontare Tusk: “Ho detto loro: ‘Se si interrompe questa trattativa, sono pronto a dire pubblicamente: l'Europa è vicina alla catastrofe a causa di 2,5 miliardi’." “Il ministro delle finanze Euclide Tsakalotos e il suo team – ha ricordato - sono usciti dalla stanza per analizzare la proposta e poi quando sono rientrati, anche con Tsirpas, hanno dichiarato che sarebbero stati pronti ad accettare questo documento ma con alcune modifiche, che però non contenevano nulla di importante”.
Il Consiglio europeo durante le trattative era spaccato e la Germania non era il Paese più intransigente. Anzi, sostiene Tusk, la Merkel era pronta al compromesso ma alcuni Paesi avevano paura che questo accordo potesse risultare inaccettabile per i loro parlamenti. Tusk ha spiegato anche il ruolo dei paesi più piccoli dell’Eurogruppo e dei nuovi membri della zona euro che ha detto “sono stati molto pazienti, non volevano disturbare questi negoziati ma per loro Grexit era inaccettabile”.
Sull’eventuale uscita dall’euro della Grecia, ha continuato il Presidente del Consiglio europeo, “ero abbastanza sicuro che non vi sarebbe stato alcun rischio di contagio finanziario perché le dichiarazioni di Mario Draghi e delle altre istituzioni, sul fatto che la zona euro è relativamente sicura e che il rischio di contagio non esiste, non erano degli slogan o propaganda. Ma sicuramente, dopo un evento drammatico come una Grexit, avremmo potuto prevedere alcune conseguenze politiche, ideologiche e geopolitiche che a mio avviso sono rischiose per l'Europa. Soprattutto questa illusione della sinistra radicale che immagina una visione alternativa all'economia tradizionale europea. Il mio timore – ha aggiunto - è che questo contagio ideologico sia più rischioso di questa finanziaria”. “Per me – ha concluso il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk – le tesi secondo cui l'euro è la responsabile della crisi greca è assurda. Sappiamo tutti qual’è la ragione della crisi del Paese ellenico. Trovo molto interessante e sorprendente che, dopo la campagna anti-europea che si è portata avanti in Grecia, l’82 per cento dei suoi abitanti siano a favore dell'euro. Il senso comune della gente della strada può essere più saggio di tanti brillanti articoli sui giornali”.
Il Presidente del Consiglio europeo ha sostenuto che l’accordo trovato non ha né indebolito né rafforzato l’immagine della Germania, insomma non ci sono stati né vincitori né vinti. Nessuno è rimasto soddisfatto al 100 per cento. Alla fine comunque per trovare l’accordo sarebbe stata la Germania a dover sostenere più sacrifici degli altri Paesi. Secondo Tusk “l’idea di una possibile uscita temporanea della Grecia dall’euro non è stata sostenuta solo dal ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble. Da un punto di vista intellettuale, immaginare una possibile Grexit controllata e programmata non era un’idea stravagante perché, in quel momento, era un’alternativa possibile”. Tusk ha sostenuto “che Schauble abbia voluto inviare a tutti un messaggio chiaro e sincero e che la Merkel lo abbia utilizzato solo come uno strumento utile per la negoziazione e non come un obiettivo politico. Non ho alcun dubbio – ha continuato - che per tutti, i dirigenti e il cancelliere, l'unico obiettivo politico da cercare fosse quello di evitare il rischio dell’uscita della Grecia dall’euro. Sicuramente il ruolo di Schaeuble è stato utile per dimostrare a Tsipras che la soluzione drammatica era abbastanza realistica e realizzabile”.
Tusk ha riconosciuto, nel colloquio con i sette giornalisti europei, il ruolo importante del presidente francese Francois Hollande che, ha detto, “è stato davvero utile in questo contesto per il suo temperamento quando si è trattato di moderare o rasserenare le emozioni.” Insomma ognuno ha giocato un ruolo fondamentale per il raggiungimento dell’obiettivo. “L’accordo raggiunto, però, - ha continuato Tusk - non è una garanzia per gli anni a venire. E’ servito ad evitare il concreto rischio caos di un possibile fallimento greco e l’inevitabile Grexit. Questo è solo il primo passo di un lavoro di lunga prospettiva che, per il momento, funziona”.
Per il presidente europeo, il primo segnale che fosse realistica una Grexit si è avuto nella giornata di sabato perché molti nell’Eurogruppo erano irritati. Era cambiato lo stato d’animo e con il risultato del referendum in Grecia, Tsipras nell’Eurogruppo era diventato ancora più debole. Il primo segnale che un accordo poteva essere raggiunto si è avvertito, invece, quando il Presidente del Consiglio europeo ha mostrato a tutti il testo della proposta dell’olandese Mark Rutte che prevedeva un fondo di 12,5 miliardi per rimborsare il debito e 12,5 da usare per gli investimenti. La proposta olandese era esattamente equidistante tra le posizioni tedesche che volevano destinare solo 10 miliardi agli investimenti e quelle greche che ne chiedevano 15. A quel punto, continua a raccontare Tusk: “Ho detto loro: ‘Se si interrompe questa trattativa, sono pronto a dire pubblicamente: l'Europa è vicina alla catastrofe a causa di 2,5 miliardi’." “Il ministro delle finanze Euclide Tsakalotos e il suo team – ha ricordato - sono usciti dalla stanza per analizzare la proposta e poi quando sono rientrati, anche con Tsirpas, hanno dichiarato che sarebbero stati pronti ad accettare questo documento ma con alcune modifiche, che però non contenevano nulla di importante”.
Il Consiglio europeo durante le trattative era spaccato e la Germania non era il Paese più intransigente. Anzi, sostiene Tusk, la Merkel era pronta al compromesso ma alcuni Paesi avevano paura che questo accordo potesse risultare inaccettabile per i loro parlamenti. Tusk ha spiegato anche il ruolo dei paesi più piccoli dell’Eurogruppo e dei nuovi membri della zona euro che ha detto “sono stati molto pazienti, non volevano disturbare questi negoziati ma per loro Grexit era inaccettabile”.
Sull’eventuale uscita dall’euro della Grecia, ha continuato il Presidente del Consiglio europeo, “ero abbastanza sicuro che non vi sarebbe stato alcun rischio di contagio finanziario perché le dichiarazioni di Mario Draghi e delle altre istituzioni, sul fatto che la zona euro è relativamente sicura e che il rischio di contagio non esiste, non erano degli slogan o propaganda. Ma sicuramente, dopo un evento drammatico come una Grexit, avremmo potuto prevedere alcune conseguenze politiche, ideologiche e geopolitiche che a mio avviso sono rischiose per l'Europa. Soprattutto questa illusione della sinistra radicale che immagina una visione alternativa all'economia tradizionale europea. Il mio timore – ha aggiunto - è che questo contagio ideologico sia più rischioso di questa finanziaria”. “Per me – ha concluso il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk – le tesi secondo cui l'euro è la responsabile della crisi greca è assurda. Sappiamo tutti qual’è la ragione della crisi del Paese ellenico. Trovo molto interessante e sorprendente che, dopo la campagna anti-europea che si è portata avanti in Grecia, l’82 per cento dei suoi abitanti siano a favore dell'euro. Il senso comune della gente della strada può essere più saggio di tanti brillanti articoli sui giornali”.