ECONOMIA
Previsto aumento di capitale da 630 milioni
Carige, 1050 esuberi e chiusura di 100 sportelli nel piano industriale
Il nuovo piano industriale di Banca Carige è stato messo a punto dai tre commissari nominati dalla Bce - Fabio Innocenzi, Pietro Modiano e Raffaele Lener - e sarà presentato agli analisti finanziari e ai sindacati. Il commissario Modiano: intervento dello Stato non indispensabile

Presentato dai commissari scelti dalla Bce il piano strategico 2019-2023 di Banca Carige. Prevede un aumento di capitale da 630 milioni, al posto dei 400 indicati come obiettivo all'assemblea del 22 dicembre scorso, al quale non aveva aderito la famiglia Malacalza, primo socio dell'istituto di credito ligure.
Carige prevede anche 1.050 esuberi ('full time equivalent') e la chiusura di 100 sportelli tradizionali, informa una nota.
Conti in rosso
La banca ha chiuso il 2018 con una perdita pari a 272,8 milioni di euro, condizionata dal costo del rischio di credito e dalla cessione di posizioni deteriorate, che hanno determinato un impatto pari a 321,4 milioni fra rettifiche di valore su crediti e perdite da cessione.
Il rapporto costi/ricavi della banca si attesta al 93,7%, con un margine operativo lordo 'core' positivo e in crescita su base annua a 30,9 milioni. Il gruppo ha già ricevuto offerte vincolanti su 1,9 miliardi di crediti deteriorati e punta a portare il rapporto fra crediti deteriorati lordi e crediti totali al 6-7% già nell'anno in corso, attraverso la cessione di portafogli per 2,1 miliardi.
Il piano dei commissari
Il nuovo piano industriale di Banca Carige è stato messo a punto dai tre commissari nominati dalla Bce - Fabio Innocenzi, Pietro Modiano e Raffaele Lener - presentato prima alla stampa, poi agli analisti finanziari e infine ai sindacati.
Il piano avrà un'estensione fino al 2023 anche se il 2019 sarà l'anno della verità, entro il quale la banca dovrà trovare una soluzione definitiva alle sue criticità. Il 31 dicembre di quest'anno scade infatti il termine concesso dalla Bce per "rispettare in modo sostenibile" i requisiti patrimoniali. E senza una fusione in pochi credono che Carige possa sfuggire al salvataggio pubblico, per il quale il governo ha precauzionalmente stanziato un miliardo di euro.
Sul piano dovrà esprimersi anche la famiglia Malacalza, primo socio di Carige, che a dicembre ha bocciato l'aumento da 400 milioni (provocando il commissariamento della banca) perché non disponibile a investire senza una chiara prospettiva industriale.
Modiano: intervento Stato non indispensabile
"Noi lavoriamo affinché l'intervento dello Stato sia escluso. Nulla si può escludere, ma riteniamo che non
sia indispensabile". Così il commissario di Carige, Pietro Modiano. "Chi legge questo piano e lo legge bene, vede che Carige sta in piedi sulle sue gambe. Ci sono tutte le condizioni oggettive perché questa banca sia interessante e quindi per questo escludiamo che sia necessario un intervento pubblico", ribadisce.
Lener: ci sarà assemblea
"L'organo assembleare rimane ed è sovrano, certamente sarà convocata un'assemblea e dovrà decidere
se quello che proponiamo ha un senso o no. In quella sede gli azionisti esprimeranno la propria valutazione", ha detto il commissario Carige Raffaele Lener. "Non credo che possa ripetersi un'assemblea (come quella di dicembre, ndr) in cui uno degli azionisti di rilievo possa dirsi non sufficientemente informato", ha poi aggiunto rispondendo in particolare a una domanda sui rapporti con i Malacalza, soci con oltre il 27%.
Carige prevede anche 1.050 esuberi ('full time equivalent') e la chiusura di 100 sportelli tradizionali, informa una nota.
Conti in rosso
La banca ha chiuso il 2018 con una perdita pari a 272,8 milioni di euro, condizionata dal costo del rischio di credito e dalla cessione di posizioni deteriorate, che hanno determinato un impatto pari a 321,4 milioni fra rettifiche di valore su crediti e perdite da cessione.
Il rapporto costi/ricavi della banca si attesta al 93,7%, con un margine operativo lordo 'core' positivo e in crescita su base annua a 30,9 milioni. Il gruppo ha già ricevuto offerte vincolanti su 1,9 miliardi di crediti deteriorati e punta a portare il rapporto fra crediti deteriorati lordi e crediti totali al 6-7% già nell'anno in corso, attraverso la cessione di portafogli per 2,1 miliardi.
Il piano dei commissari
Il nuovo piano industriale di Banca Carige è stato messo a punto dai tre commissari nominati dalla Bce - Fabio Innocenzi, Pietro Modiano e Raffaele Lener - presentato prima alla stampa, poi agli analisti finanziari e infine ai sindacati.
Il piano avrà un'estensione fino al 2023 anche se il 2019 sarà l'anno della verità, entro il quale la banca dovrà trovare una soluzione definitiva alle sue criticità. Il 31 dicembre di quest'anno scade infatti il termine concesso dalla Bce per "rispettare in modo sostenibile" i requisiti patrimoniali. E senza una fusione in pochi credono che Carige possa sfuggire al salvataggio pubblico, per il quale il governo ha precauzionalmente stanziato un miliardo di euro.
Sul piano dovrà esprimersi anche la famiglia Malacalza, primo socio di Carige, che a dicembre ha bocciato l'aumento da 400 milioni (provocando il commissariamento della banca) perché non disponibile a investire senza una chiara prospettiva industriale.
Modiano: intervento Stato non indispensabile
"Noi lavoriamo affinché l'intervento dello Stato sia escluso. Nulla si può escludere, ma riteniamo che non
sia indispensabile". Così il commissario di Carige, Pietro Modiano. "Chi legge questo piano e lo legge bene, vede che Carige sta in piedi sulle sue gambe. Ci sono tutte le condizioni oggettive perché questa banca sia interessante e quindi per questo escludiamo che sia necessario un intervento pubblico", ribadisce.
Lener: ci sarà assemblea
"L'organo assembleare rimane ed è sovrano, certamente sarà convocata un'assemblea e dovrà decidere
se quello che proponiamo ha un senso o no. In quella sede gli azionisti esprimeranno la propria valutazione", ha detto il commissario Carige Raffaele Lener. "Non credo che possa ripetersi un'assemblea (come quella di dicembre, ndr) in cui uno degli azionisti di rilievo possa dirsi non sufficientemente informato", ha poi aggiunto rispondendo in particolare a una domanda sui rapporti con i Malacalza, soci con oltre il 27%.