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MONDO

Il rapporto

Amnesty International: la Cina esporta strumenti di tortura

Sarebbero 130 le aziende cinesi a produrre ed esportare strumenti di tortura in diversi Paesi dell'Africa e dell'Asia, dove vengono usati negli interrogatori in carcere. La replica da Pechino: il rapporto è "discutibile"

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Uno degli strumenti (LaPresse)

Manganelli elettrici, manette, gas irritanti. Li producono alcune aziende cinesi, 130 per un rapporto di Amnesty International che denuncia: Pechino vende strumenti di tortura ad alcuni Paesi in Asia e in Africa, dove poi vengono usati negli interrogatori nelle carceri.

La produzione di strumenti "disumani"
Secondo un documento diffuso oggi dalla Ong, circa 130 aziende cinesi producono e commercializzano questi strumenti. Alcuni di questi articoli "sono intrinsecamente crudeli e disumani e dovrebbero quindi essere vietati", sottolinea Amnesty. Molti di questi strumenti vengono utilizzati dalla polizia in Cambogia, dalle forze di sicurezza in Nepal e Thailandia, sottolinea l'ong. Un'azienda denominata China Xinxing Import/Export ha indicato di avere rapporti commerciali con oltre 40 paesi africani, fra i quali Ghana, Egitto, Senegal e Madagascar. "Il sistema di esportazione cinese ha consentito la proliferazione del commercio di strumenti di tortura e di repressione", deplora Amnesty International, invitando le autorità cinesi a "riformare la normativa commerciale per mettere fine al trasferimento irresponsabile di questi materiali".

La replica di Pechino
"Dubito profondamente della veridicità di questo rapporto", ha detto un portavoce del ministero degli Affari Esteri. "Amnesty è sempre stata prevenuta nei confronti della Cina", ha aggiunto Hua Chunying. 

Qui il rapporto nella versione integrale, in inglese: