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FIFA 2014

L'intervista

Italiani in Brasile, un po' di cose che è meglio sapere

L'ambasciatore in Brasile Raffaele Trombetta parla a Rainews e spiega misure di sicurezza e appuntamenti organizzati in vista della Coppa del Mondo. E sul Paese organizzatore: "Le manifestazioni di protesta sono state positive, hanno mostrato al mondo il vero Brasile"

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L'ambasciatore Trombetta con Buffon in Brasile (foto di Claudio Villa)
di Giancarlo Usai
Una comunità di oltre quattrocentomila persone. Che diventano trenta milioni se si considerano gli oriundi, i discendenti da generazioni di emigrati. Sono gli italiani del Brasile che aspettano ora l’inizio della Coppa del Mondo per tifare la nostra Nazionale. Per loro, ma anche per le centinaia di tifosi/turisti in arrivo dall’Europa, anche l’ambasciata italiana di Brasilia è da mesi che si sta attivando per non farsi trovare impreparata. Ce lo racconta proprio Raffaele Trombetta, nostro ambasciatore nel Paese sudamericano.
 
Avete pensato a qualche attività straordinaria per assistere i nostri connazionali in questo mese così particolare?
Innanzi tutto un consiglio per tutti coloro che intendono partire: registrarsi sul sito www.viaggiaresicuri.it, così potremo sapere con precisione quanti italiani ci sono sul territorio. Poi abbiamo attivato un numero verde (08007048354), gratuito da tutto il Brasile. E una casella di posta elettronica (mondiali.brasilia@esteri.it) dove poterci richiedere ogni tipo di informazione. C’è poi un team mobile di nostri funzionari nelle città dove giocherà l’Italia e uno dei nostri uomini sarà sempre presente all’interno dello stadio per qualsiasi emergenza.
Negli scorsi mesi siamo andati in sopralluogo anche nelle città dove l’Italia potrebbe giocare eventualmente negli ottavi e nei quarti di finale, abbiamo preso contatto con le autorità locali. Veniamo da una capillare attività di logistica e di organizzazione. Speriamo non ci sia bisogno di nulla, ma nel caso serva, avremo tutti i contatti che devono essere utilizzati in questi casi.
 
A proposito di rischi per gli italiani, tutti ci ricordiamo degli scontri in occasione della Confederations Cup. Possiamo stare tranquilli?
Quello che è successo l’anno scorso ha colto tutti di sorpresa, è vero. Ma bisogna anche dire che finora si sono registrati molti scioperi, ma nessuna manifestazione apertamente contraria al Mondiale. Non sono però da escludere delle proteste quando il torneo inizierà.
 
Le tre città che aspettano l’Italia, Manaus, Recife e Natal, che luoghi sono sul piano della sicurezza?
Non sono propriamente delle città “tranquille”. Soprattutto a Natal, stando alle statistiche, c’è stato un aumento dei fenomeni di criminalità diffusa preoccupante. I consigli che ci sentiamo di dare sono quelli di usare la massima prudenza, non accettare offerte di alcun tipo da persone non identificate. E se ci si trova di fronte a vere e proprie aggressioni, non bisogna assolutamente reagire. Purtroppo la sproporzione della reazione da parte degli aggressori può essere molto violenta. Noi entreremo subito in azione, poi, dopo essere stati allertati dalle autorità. A Manaus, poi, in Amazzonia, bisogna anche accertarsi di aver effettuato le giuste vaccinazioni contro malattie come la febbre gialla.
 
Tornando all’assistenza agli italiani, il vostro programma di eventi, “Itàlia na copa” è un’iniziativa unica in Brasile.
Sì, siamo l’unica diplomazia straniera che si è cimentata in un ambizioso programma di appuntamenti per rilanciare l’immagine dell’Italia alla vigilia del Mondiale. E tutto a costo zero, utilizzando solo le sponsorizzazioni di imprese italiane o brasiliane. Concerti, mostre di design, esposizioni di pezzi pregiati che arrivano dai nostri musei. È stata l’occasione per portare a conoscere un po’ del nostro Paese in giro per le città che ospiteranno il Mondiale.
 
Ambasciatore, il Brasile arriva all’organizzazione della Coppa del mondo fra mille polemiche: costi altissimi per realizzare le strutture, polemiche per i ritardi, il malcontento dei cittadini. Lei che idea si è fatto?
Io penso che le manifestazioni spontanee, se non violente, sono state addirittura un episodio positivo. Siamo abituati a un Brasile dipinto in modo stereotipato, tutto preso da calcio, samba e piccoli problemi. Invece i brasiliani hanno evidenziato che non si accontentano più, che se il Mondiale non serve a portare gli ospedali ovunque, per esempio, non è sufficiente. I ritardi ci sono stati e gli alti costi anche, ma è anche vero che il governo ormai non ignora più come prima i reali problemi sollevati dalla popolazione. Lo choc per quello che è successo fuori dagli stadi l’anno scorso con la Confederations Cup è stato forte, ma a qualcosa è servito.

Per saperne di più:
Viaggiare sicuri
Italia na Copa