MONDO
Il bollettino della Sala Stampa della Santa Sede
Vaticano, si dimette il capo della Gendarmeria Domenico Giani
Papa Francesco accoglie le dimissioni

Il Comandante del Corpo della Gendarmeria, Domenico Giani ha rimesso il proprio mandato nelle mani di Papa Francesco. Lo rende noto un Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede. "Nell'accogliere le dimissioni, il Santo Padre - si legge - si è intrattenuto a lungo col Comandante Giani e gli ha espresso il proprio apprezzamento per questo gesto, riconoscendo in esso un'espressione di libertà e di sensibilità istituzionale, che torna ad onore della persona e del servizio prestato con umiltà e discrezione al Ministero Petrino e alla Santa Sede".
La stampa aveva iniziato a parlare di un cambio di guardia al vertice della Gendarmeria, dopo la vicenda legata alla diffusione esterna di documentazione ad uso interno relativa al nuovo scandalo finanziario in Vaticano.
"Papa Francesco ha voluto ricordare anche la sua ventennale, indiscussa, fedeltà e lealtà e ha sottolineato come, interpretando al meglio il proprio stile di testimonianza in ogni parte del mondo, il Comandante Giani abbia saputo costruire e garantire intorno al Pontefice un clima costante di naturalezza e sicurezza. Nel salutare il dottor Domenico Giani, il Santo Padre lo ha anche ringraziato per l’alta competenza dimostrata nell’espletamento dei molteplici, delicati servizi, anche in ambito internazionale, e per il livello di indiscussa professionalità a cui ha portato il Corpo della Gendarmeria".
"Vivo questo momento difficile con la serenità interiore che, chi mi conosce, sa che ha contraddistinto il mio stile di vita anche di fronte a vicende dolorose. Ho dedicato 38 anni della mia vita al servizio delle istituzioni, prima in Italia, e poi per 20 anni in Vaticano, al Romano Pontefice. In questi anni ho speso tutte le mie energie per assicurare il servizio che mi era stato affidato. Ho cercato di farlo con abnegazione e professionalità ma sentendomi, come il Vangelo di due domeniche fa ci ricorda, serenamente un 'servo inutile' che ha fatto fino in fondo la sua piccola parte", dice il capo della gendarmeria dimissionario Domenico Giani intervistato da Alessandro Gisotti per Vatican News.
Lo scorso 2 ottobre alcuni organi di stampa hanno pubblicato una Disposizione di Servizio riservata, firmata da Giani riguardante gli effetti di alcune limitazioni amministrative disposte nei confronti di personale della Santa Sede.
La pubblicazione, fa sapere la Santa Sede, è "altamente lesiva sia della dignità delle persone coinvolte, sia della stessa immagine della Gendarmeria. Volendo garantire la giusta serenità per il proseguimento delle indagini coordinate dal Promotore di Giustizia ed eseguite da personale del Corpo, non essendo emerso al momento l’autore materiale della divulgazione all’esterno della disposizione di servizio - riservata agli appartenenti al Corpo della Gendarmeria e della Guardia Svizzera Pontificia – il Comandante Giani, pur non avendo alcuna responsabilità soggettiva nella vicenda, ha rimesso il proprio mandato nelle mani del Santo Padre, in spirito di amore e fedeltà alla Chiesa ed al Successore di Pietro".
"Gli eventi recentemente accaduti hanno generato un grave dolore al Santo Padre e questo mi ha profondamente colpito". Cosi' Domenico Giani, Comandante del Corpo della Gendarmeria della Santa Sede in una intervista realizzata da Alessandro Gisotti, vicedirettore editoriale del Dicastero per la Comunicazione. Giani ha sottolineato di aver anche lui "provato vergogna" per la pubblicazione di un documento che ha coinvolto altre persone (disposizione di servizio con nomi e foto di cinque dipendenti della Santa Sede coinvolti in una inchiesta, ndr) e che "ha certamente calpestato la dignita' di queste persone". "Anche io come Comandante ho provato vergogna per quanto accaduto e per la sofferenza arrecata a queste persone - ha detto Giani -. Per questo, avendo sempre detto e testimoniato di essere pronto a sacrificare la mia vita per difendere quella del Papa, con questo stesso spirito ho preso la decisione di rimettere il mio incarico per non ledere in alcun modo l'immagine e l'attività del Santo Padre. E questo, assumendomi quella 'responsabilità oggettivà che solo un Comandante può sentire".
La stampa aveva iniziato a parlare di un cambio di guardia al vertice della Gendarmeria, dopo la vicenda legata alla diffusione esterna di documentazione ad uso interno relativa al nuovo scandalo finanziario in Vaticano.
"Papa Francesco ha voluto ricordare anche la sua ventennale, indiscussa, fedeltà e lealtà e ha sottolineato come, interpretando al meglio il proprio stile di testimonianza in ogni parte del mondo, il Comandante Giani abbia saputo costruire e garantire intorno al Pontefice un clima costante di naturalezza e sicurezza. Nel salutare il dottor Domenico Giani, il Santo Padre lo ha anche ringraziato per l’alta competenza dimostrata nell’espletamento dei molteplici, delicati servizi, anche in ambito internazionale, e per il livello di indiscussa professionalità a cui ha portato il Corpo della Gendarmeria".
"Vivo questo momento difficile con la serenità interiore che, chi mi conosce, sa che ha contraddistinto il mio stile di vita anche di fronte a vicende dolorose. Ho dedicato 38 anni della mia vita al servizio delle istituzioni, prima in Italia, e poi per 20 anni in Vaticano, al Romano Pontefice. In questi anni ho speso tutte le mie energie per assicurare il servizio che mi era stato affidato. Ho cercato di farlo con abnegazione e professionalità ma sentendomi, come il Vangelo di due domeniche fa ci ricorda, serenamente un 'servo inutile' che ha fatto fino in fondo la sua piccola parte", dice il capo della gendarmeria dimissionario Domenico Giani intervistato da Alessandro Gisotti per Vatican News.
Lo scorso 2 ottobre alcuni organi di stampa hanno pubblicato una Disposizione di Servizio riservata, firmata da Giani riguardante gli effetti di alcune limitazioni amministrative disposte nei confronti di personale della Santa Sede.
La pubblicazione, fa sapere la Santa Sede, è "altamente lesiva sia della dignità delle persone coinvolte, sia della stessa immagine della Gendarmeria. Volendo garantire la giusta serenità per il proseguimento delle indagini coordinate dal Promotore di Giustizia ed eseguite da personale del Corpo, non essendo emerso al momento l’autore materiale della divulgazione all’esterno della disposizione di servizio - riservata agli appartenenti al Corpo della Gendarmeria e della Guardia Svizzera Pontificia – il Comandante Giani, pur non avendo alcuna responsabilità soggettiva nella vicenda, ha rimesso il proprio mandato nelle mani del Santo Padre, in spirito di amore e fedeltà alla Chiesa ed al Successore di Pietro".
"Gli eventi recentemente accaduti hanno generato un grave dolore al Santo Padre e questo mi ha profondamente colpito". Cosi' Domenico Giani, Comandante del Corpo della Gendarmeria della Santa Sede in una intervista realizzata da Alessandro Gisotti, vicedirettore editoriale del Dicastero per la Comunicazione. Giani ha sottolineato di aver anche lui "provato vergogna" per la pubblicazione di un documento che ha coinvolto altre persone (disposizione di servizio con nomi e foto di cinque dipendenti della Santa Sede coinvolti in una inchiesta, ndr) e che "ha certamente calpestato la dignita' di queste persone". "Anche io come Comandante ho provato vergogna per quanto accaduto e per la sofferenza arrecata a queste persone - ha detto Giani -. Per questo, avendo sempre detto e testimoniato di essere pronto a sacrificare la mia vita per difendere quella del Papa, con questo stesso spirito ho preso la decisione di rimettere il mio incarico per non ledere in alcun modo l'immagine e l'attività del Santo Padre. E questo, assumendomi quella 'responsabilità oggettivà che solo un Comandante può sentire".