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L'intervista

"Se i quadri potessero parlare": il fenomeno del web diventa un libro

Nel 2013 un giovane pugliese, Stefano Guerrera, crea la pagina Facebook "Se i quadri potessero parlare" dove dà voce, in modo ironico e dissacrante, alle opere d'arte. Oggi quella pagina conta oltre un milione di seguaci ed è diventata un libro dal titolo: “Mai ‘na gioia - Il libro di storia dell'arte più pazzo del mondo"

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Se i quadri potessero parlare-Quadro originale: Lezione di Anatomia di Rembrandt©Foto Scala, Firenze
di Laura Corsi
Ormai, per tutti, è l’uomo che fa parlare i quadri. Stefano Guerrera, 27 anni, pugliese d’origine ma romano d’adozione, è una vera e propria star del web. Tutto comincia nel 2013, quando ha una semplice idea: dare voce ai personaggi immortalati in celebri dipinti, aggiungendo una didascalia in romanesco. Il tono è ironico, diretto, irrivirente.  

Stefano inizia a pubblicare le sue “rivisitazioni” delle opere d’arte su Facebook, dove dà vita alla pagina “Se i quadri potessero parlare”. Le sue creazioni diventano presto virali, rimbalzando sulle bacheche degli utenti del social network. Tanto che oggi la sua pagina Facebook conta oltre un milione di seguaci.

Adesso il meglio dei suoi “meme” è stato raccolto in un libro, che si intitola “Mai ‘na gioia - Il libro di storia dell'arte più pazzo del mondo”. Eppure Stefano con l’arte non ha nulla a che fare.

“Mi sono trasferito a Roma dopo il liceo per studiare Ingegneria informatica. Non sono mai stato un appassionato di arte – confessa -. Ho sempre avuto, invece, la passione per internet, ma l’idea di ‘far parlare i dipinti' è nata per caso: utilizzavo spesso Snapchat, un’applicazione che consente di aggiungere didascalie alle foto. Un giorno ho semplicemente pensato: perché non farlo con un quadro? E così ho cominciato”.

Qual è stato il primo dipinto a cui hai dato voce?
Sono stati due: “Il Bacio” di Francesco Hayez e “La dama con l’ermellino” di Leonardo Da Vinci. Li ho scelti perché, essendo famosissimi, avrebbero destato sorpresa.

Adesso invece che rapporto hai con l’arte?
Ora ricopre un ruolo fondamentale nella mia vita. Passo la maggior parte del tempo a fare ricerche, a documentarmi. Un lavoro a tempo pieno, insomma. I quadri per me rappresentano lo strumento per raggiungere il mio obiettivo: far ridere. Ma ogni volta che do voce a un dipinto, specifico il titolo, l’autore e l’anno dell’opera originale. Un modo per abbinare alla risata una finalità divulgativa: far conoscere grandi capolavori.
 
Secondo te a cosa è dovuto il successo della tua pagina Facebook?
Al desiderio di ridere, perché siamo in un momento storico-sociale difficile. Tutti sentono il bisogno di leggerezza.  

Come ti definiresti?
Sicuramente non un artista. Direi un comunicatore.

Come nascono i tuoi “quadri parlanti”? Qual è la prima cosa che fai: cerchi il dipinto o inventi la battuta?
Dipende. Ho un archivio di opere d’arte, già selezionate, in attesa di “parlare”. Devo solo trovare la frase giusta. Viceversa, a volte mi capita di avere la battuta pronta e di dover cercare il quadro adatto a cui farla “pronunciare”. Non sempre è facile.

Qual è il dipinto a cui sei più affezionato?
“La verità esce dal pozzo” di Jean-Léon Gérome. Alla donna raffigurata nell’opera faccio pronunciare la frase: “A maaaaa! La caldaiaaaaaa!”. È uno dei "quadri parlanti" che ha avuto più condivisioni sui social network. Anche perché, diciamocelo, esprime una situazione capitata a tutti almeno una volta nella vita.

Non pensi che alcuni dei tuoi “quadri parlanti” possano inviare dei messaggi sbagliati, soprattutto ai più giovani, che sono i principali utilizzatori dei social network? Intendo, ad esempio, quelli in cui si fa riferimento all’alcool…
Sono consapevole, visto il numero di persone che mi seguono, di avere anche una responsabilità da questo punto di vista. Ma non penso di essere diseducativo. Cerco sempre di non superare certi limiti.

Dal web alle librerie. Com'è nata l'idea del libro?
È un’idea che avevo già da tempo. Si tratta di un libro pop con un risvolto didattico, proprio come la pagina Facebook. Sicuramente è un modo per raggiungere un “pubblico” diverso da quello del web.   
 
Progetti futuri?
Mi piacerebbe realizzare un progetto, legato ai quadri, incentrato sui video. Ma ho anche altre idee che non hanno a che fare con l’arte. Di sicuro, a breve mi trasferirò a Milano per continuare a lavorare nel campo del web.

Possiamo dunque aspettarci una versione in milanese di “Se i quadri potessero parlare”?
Per ora lo escludo. Il romanesco si presta perfettamente: in fondo è un’inflessione, più che un dialetto, ed è facilmente comprensibile. È anche per questo che i miei "quadri parlanti" hanno riscosso successo da nord a sud.