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MONDO

Giovedì spari di artiglieria

Tensione Coree: Nord e Sud accettano i negoziati

L'incontro si terrà nel villaggio di Panmujon; colloqui dopo l'ultimatum di Pyongyang a Seul: cessare la propaganda di guerra al confine. La Corea del Sud ha respinto l'ultimatum e ha avvertito: "Risponderemo con forza ad ogni provocazione

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Auto delegazione Corea del Sud verso il Villaggio della tregua (Ansa)
Si allenta la tensione tra le due Coree. Fonti del governo sudcoreano hanno reso noto che i loro funzionari, guidati dal Consigliere per la Sicurezza Nazionale, si incontreranno con omologhi nordcoreani nel villaggio di Panmujon, dove nel 1953 venne firmato l'armistizio tra le due Coree. Colloqui per verificare come "raffreddare le tensioni" dopo lo scambio di colpi di artiglieri di giovedì.

L'ultimatum
La Corea del Nord aveva fissato un ultimatum alle 17 di oggi orario di Pyongyang, cioè le 10.30 in Italia chiedendo a Seul di fermare le trasmissioni della propaganda anti-Pyongyang lungo il confine, pesantemente vigilato, e di smantellare tutti gli altoparlanti diventati il bersaglio dell'artiglieria del Nord. Il regime ha minacciato una "forte azione militare" se la Corea del Sud deciderà di non rispettare l'ultimatum e ha assicurato l'impegno per una "guerra totale".

Reazione della Corea del Sud
La Corea del Sud ha respinto "l'ultimatum degli altoparlanti" annunciando che proseguirà la sua campagna di propaganda e avvertendo che risponderà "con forza a qualsiasi provocazione" della Corea del Nord. Le forze armate hanno evidenziato che i colpi di artiglieria nordcoreani sono una "provocazione grave e illegale che ha violato l'accordo di armistizio" che ha posto fine alla guerra di Corea nel 1953, secondo il messaggio inviato al maggiore generale dell'esercito della Corea del Nord. La Corea del Sud ha inoltre esortato Pyongyang a "rinunciare a queste azioni sconsiderate.

Episodi passati
Già nel 2013 Kim aveva dichiarato "uno stato di guerra" con Seul anche se poi non è mai passato alle vie di fatto. Tre anni prima, nel 2010 quando alla guida del Paese c'era il padre dell'attuale dittatore, Kim Jong-il, a sua volta figlio del "fondatore della Patria", Kim Il-sung, i due episodi peggiori. Il 26 marzo un sottomarino di Pyongyang affondò una nave da guerra sudcoreana, la corvetta Cheonan, causando la morte di 46 dei 104 marinai a bordo. Otto mesi dopo, il 23 novembre, l'artiglieria di Pyongyang martellò l'isola sudcoreana di Yeonpyeong uccidendo due civili e due soldati. In quest'ultimo caso Seul rispose al fuoco ma si riuscì a non far partire un nuovo conflitto su larga scala, grazie alle pressioni della Cina, potenza di riferimento per Pyongyang, come gli Stati Uniti lo sono per il Sud.