ITALIA
Val di Susa
Guerriglia No Tav, feriti un finanziere e un poliziotto
In 250 attaccano le forze dell'ordine, bombe carta e lacrimogeni

I No Tav avevano promesso che sarebbe stata una lunga giornata. E così è stato: una domenica carica di tensioni e disordini, con la Val di Susa per l'ennesima volta teatro di scontri tra gli oppositori della Torino-Lione e le forze dell'ordine poste a difesa del cantiere di Chiomonte, in Val Clarea.
Circa 250 attivisti, quasi tutti incappucciati, hanno attaccato le forze dell'ordine nel tentativo di raggiungere il cantiere, dove nei giorni scorsi sono iniziati i lavori di allargamento. Due i feriti: un poliziotto e un finanziere, colpiti dai sassi lanciati dai manifestanti.
La lunga giornata è iniziata alle 11, con un'assemblea al campo sportivo di Giaglione dove si sono radunate centinaia di persone, tra cui i leader storici, Alberto Perino e Nicoletta Dosio, la 73enne pasionaria che ha appena finito di scontare una condanna ad un anno nel carcere di Torino. Nella riunione si è discusso quali azioni portare avanti nell'immediato per "fermare i lavori" e contro "la militarizzazione del territorio", come ha anche sottolineato, questa settimana, il sindaco di Giaglione, Marco Rey: "A pochi giorni da uno dei Natali potenzialmente più strani dai tempi della guerra, - la sua lamentela - il nostro Comune si ritrova ad essere implicitamente ostaggio delle misure di sicurezza al cantiere della Maddalena".
Alla fine dell'assemblea, i No Tav hanno deciso di muoversi in corteo verso il cantiere. "La Val di Susa è nostra e la difenderemo!", recitava lo striscione di apertura. Tra i manifestanti, oltre ai militanti del centro sociale Askatasuna di Torino, diversi gruppi provenienti da Milano, dal Nord-Est e da Bologna, appartenenti all'area antagonista. I disordini sono scoppiati quando il corteo ha raggiunto il sentiero 'Gallo-Romano' dove la strada è interrotta da un cancello. Le forze dell'ordine schierate sono state bersagliate da bombe carta e petardi. In risposta hanno lanciato dei lacrimogeni. I No Tav si sono divisi in gruppi dando vita ad una guerriglia nei boschi intorno al cantiere: 250 incappucciati, secondo fonti investigative, seguendo una strategia ben precisa, hanno attaccato da tre differenti punti, due dall'alto e uno dal basso, nel tentativo prima di accerchiare e poi di superare i reparti delle forze dell'ordine per raggiungere il cantiere, grazie anche al contributo di chi era nell'area dei Mulini, presidio fisso No Tav. I disordini sono durati a lungo, con i manifestanti sparpagliati nei boschi. Verso le 17 i No Tav sono rientrati a Giaglione ed è tornata la calma.
Molte le condanne delle violenze arrivate da esponenti politici. Tra questi Stefano Allasia, presidente del consiglio della Regione Piemonte. "La Valle di Susa non può essere ostaggio di un gruppo di estremisti che imperversa con azioni illegali ed attacchi alle forze di polizia. Non è accettabile leggere, ogni volta che c'è una manifestazione intorno al cantiere della Tav, un bollettino di guerra". Di tutt'altro tono il commento della consigliera regionale M5s Francesca Frediani: "Anche se oggi non ho potuto partecipare al fianco del movimento, non smetterò mai di sostenere le giuste ragioni dei No Tav in tutti i modi che mi sono consentiti perché questo territorio è stato tradito e abbandonato troppe volte", ha detto la pentastellata, critica con il governo nazionale. "La verità è che, mentre a Roma tutto tace, la Val di Susa continua a subire una militarizzazione senza precedenti nella storia del nostro Paese, uno schiaffo alla nostra Costituzione per proteggere un immane spreco di risorse pubbliche in un momento di grave emergenza sanitaria". In mattinata a Torino hanno manifestato, davanti al palazzo della Regione, alcuni Sì Tav, guidati da Mino Giachino, ex sottosegretario ai Trasporti e fondatore del movimento Sì Tav Sì Lavoro. "Dire no alla Tav vuol dire di no al lavoro e alla speranza di futuro. Invito i giovani che vanno a protestare davanti al cantiere a mettere le loro energie insieme alle nostre per costruire il futuro".
Circa 250 attivisti, quasi tutti incappucciati, hanno attaccato le forze dell'ordine nel tentativo di raggiungere il cantiere, dove nei giorni scorsi sono iniziati i lavori di allargamento. Due i feriti: un poliziotto e un finanziere, colpiti dai sassi lanciati dai manifestanti.
La lunga giornata è iniziata alle 11, con un'assemblea al campo sportivo di Giaglione dove si sono radunate centinaia di persone, tra cui i leader storici, Alberto Perino e Nicoletta Dosio, la 73enne pasionaria che ha appena finito di scontare una condanna ad un anno nel carcere di Torino. Nella riunione si è discusso quali azioni portare avanti nell'immediato per "fermare i lavori" e contro "la militarizzazione del territorio", come ha anche sottolineato, questa settimana, il sindaco di Giaglione, Marco Rey: "A pochi giorni da uno dei Natali potenzialmente più strani dai tempi della guerra, - la sua lamentela - il nostro Comune si ritrova ad essere implicitamente ostaggio delle misure di sicurezza al cantiere della Maddalena".
Alla fine dell'assemblea, i No Tav hanno deciso di muoversi in corteo verso il cantiere. "La Val di Susa è nostra e la difenderemo!", recitava lo striscione di apertura. Tra i manifestanti, oltre ai militanti del centro sociale Askatasuna di Torino, diversi gruppi provenienti da Milano, dal Nord-Est e da Bologna, appartenenti all'area antagonista. I disordini sono scoppiati quando il corteo ha raggiunto il sentiero 'Gallo-Romano' dove la strada è interrotta da un cancello. Le forze dell'ordine schierate sono state bersagliate da bombe carta e petardi. In risposta hanno lanciato dei lacrimogeni. I No Tav si sono divisi in gruppi dando vita ad una guerriglia nei boschi intorno al cantiere: 250 incappucciati, secondo fonti investigative, seguendo una strategia ben precisa, hanno attaccato da tre differenti punti, due dall'alto e uno dal basso, nel tentativo prima di accerchiare e poi di superare i reparti delle forze dell'ordine per raggiungere il cantiere, grazie anche al contributo di chi era nell'area dei Mulini, presidio fisso No Tav. I disordini sono durati a lungo, con i manifestanti sparpagliati nei boschi. Verso le 17 i No Tav sono rientrati a Giaglione ed è tornata la calma.
Molte le condanne delle violenze arrivate da esponenti politici. Tra questi Stefano Allasia, presidente del consiglio della Regione Piemonte. "La Valle di Susa non può essere ostaggio di un gruppo di estremisti che imperversa con azioni illegali ed attacchi alle forze di polizia. Non è accettabile leggere, ogni volta che c'è una manifestazione intorno al cantiere della Tav, un bollettino di guerra". Di tutt'altro tono il commento della consigliera regionale M5s Francesca Frediani: "Anche se oggi non ho potuto partecipare al fianco del movimento, non smetterò mai di sostenere le giuste ragioni dei No Tav in tutti i modi che mi sono consentiti perché questo territorio è stato tradito e abbandonato troppe volte", ha detto la pentastellata, critica con il governo nazionale. "La verità è che, mentre a Roma tutto tace, la Val di Susa continua a subire una militarizzazione senza precedenti nella storia del nostro Paese, uno schiaffo alla nostra Costituzione per proteggere un immane spreco di risorse pubbliche in un momento di grave emergenza sanitaria". In mattinata a Torino hanno manifestato, davanti al palazzo della Regione, alcuni Sì Tav, guidati da Mino Giachino, ex sottosegretario ai Trasporti e fondatore del movimento Sì Tav Sì Lavoro. "Dire no alla Tav vuol dire di no al lavoro e alla speranza di futuro. Invito i giovani che vanno a protestare davanti al cantiere a mettere le loro energie insieme alle nostre per costruire il futuro".