MONDO
Nuovi raid americani sull'Iraq
Papa Francesco chiama i genitori di Foley. Guardian: "Italiane nelle mani dell'ISIS"
Usa: "La nostra strategia in Iraq è a lungo termine". Secondo il quotidiano panarabo Al Quds al-Arabi cita una fonte della "sicurezza" del gruppo di ribelli islamici 'Ahrar Sham: "Le italiane stanno bene". L'Isis nella mail inviata al GlobalPost prima della decapitazione di Foley: "Assetati del vostro sangue". Il ministro della Difesa Usa Hagel: "Ci aspettiamo che i miliziani tentino nuovi attacchi"

Una telefonata ai genitori di James Foley, direttamente a casa loro. Il Papa li ha raggiunti nella loro casa del New Hampshire, dove vivono John e Diane Foley: "Commossi e grati", sono la madre e il padre del reporter ucciso in Iraq. E il gesuita americano James Martin lo riferisce con un tweeet:
James Foley, al pari dei suoi genitori, era profondamente cattolico. Aveva studiato in un college gesuita e nei giorni di un suo precedente sequestro in Libia si era sostenuto psicologicamente recitando il rosario. "Mi ha ricordato Gesu'", ha detto ieri la madre a proposito del video con gli ultimi istanti di vita del figlio. È morto "come un martire della libertà", le aveva fatto eco il marito John. Intanto il Washington Post scrive che gli islamisti avevano chiesto un riscatto da 100 milioni di euro per il reporter americano, proprio con una mail inviata ai suoi genitori. Soldi che però che l'amministrazione americana si è rifiutata di pagare. Inolte gli americani avevano tentato di liberare all'inizio dell'estate James Foley e altri ostaggi che erano con il fotogiornalista.
Usa: "Strategia a lungo termine". Il segretario alla Difesa, Hagel: ci aspettiamo nuovi attacchi
Intanto continuano gli attacchi delle forze Usa in Iraq contro le postazioni lo Stato Islamico: sono stati colpiti 6 obiettivi presso la diga di Mosul. Bombardieri e droni hanno poi colpito sei Humvee, veicoli per la realizzazione di bombe artigianali. Nella serata di giovedì, il segretario alla Difesa Usa ha assicurato: "Quella in Iraq è una strategia a lungo termine e il coinvolgimento degli Usa non è finito", ha detto Chuck Hagel. Inoltre gli Stati Uniti si aspettano che i miliziani dell'Isis "si riuniscano di nuovo e tentino nuovi attacchi". Dopo i raid aerei Usa che "hanno aiutato le forze irachene a fermare l'avanzata dell'Isis verso Erbil e riconquistare la diga di Mosul" - ha detto il segretario alla Difesa americano Chuck Hagel, gli Stati Uniti si aspettano che i miliziani dell'Isis "si riuniscano di nuovo e tentino nuovi attacchi".
IlGlobalPost diffonde la mail inviata dagli jihadisti: "Siamo assetati del vostro sangue"
Oggi il GlobalPost, dopo l'autorizzazione della famiglia di Foley, ha deciso di diffondere il testo della mail inviata dagli jihadisti una settimana prima della decapitazione del reporter. Si tratta di un "messaggio al governo americano e al suo popolo di cittadini-pecore". "Vi sono state date molte occasioni di negoziare il rilascio della vostra gente - riporta il giornale - con transazioni finanziarie, come altri governi che hanno accettato". Il GlobalPost precisa che in realtà dopo oltre un anno da rapimento senza alcun contatto, il primo messaggio dei rapitori è arrivato il 26 novembre 2013, con una richiesta di denaro. Dopo che è stato provato che proveniva da chi deteneva davvero James Foley, è arrivata una sola richiesta di 100 milioni di euro o il rilascio di prigionieri non precisati da parte degli Usa.
"Ora siete tornati nuovamente a bombardare i musulmani in Iraq - scrive l'Isis nella mail - questa volta con attacchi aerei e 'eserciti per procura', rimanendo in maniera codarda lontano da un faccia a faccia", affermano ancora i sequestratori, che si dicono "assetati del vostro sangue".
Il giallo di Greta e Vanessa
Quanto alle due ragazze italiane rapite in Siria, Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, per il Guardian sarebbero in mano a militanti dello Stato islamico. E per un quotidiano panarabo, al-Quds al-Arabi le due "starebbero bene". Ma l'articolo risale al 19 agosto, quindi prima che che il Guardian rivelasse della presenza di due italiane tra i quattro stranieri sequestrati da militanti dello Stato Islamico, vicino Aleppo. Gli altri due sarebbero un giapponese e un danese.
Oltre 20 sequestrati dall'Is
I sequestri porterebbero a oltre 20 il numero degli stranieri in mano ai terroristi islamici. Sarebbero giornalisti, fotografi o operatori umanitari che dopo il rapimento sarebbero stati trasferiti a Raqqa. Il quotidiano osserva che i rapimenti si sono dimostrati un buon business per i militanti islamici dal momento che negli ultimi sei mesi almeno dieci ostaggi tra cui un danese, tre francesi e due spagnoli sono stati liberati dopo lunghi negoziati con i rapitori che avevano chiesto in cambio un riscatto.
Il ruolo dell'Iran
L'Iran, intanto, il cui intervento in Iraq è stato invocato da più parti, ha annunciato di essere pronta a far la sua parte parte nella lotta contro gli jihadisti sunniti dello Stato Islamico in Iraq ma solo se l'Occidente "revocherà tutte le sanzioni" adottate "per il programma nucleare" di Teheran. Questa la condizione posta esplicitamente dal ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif.
Napolitano scrive a Obama
Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha inviato un messaggio al presidente degli Stati Uniti, Obama, in cui esprime orrore per l'assassinio del giornalista americano.
Pope Francis phoned the family of #JamesFoley this afternoon at their residence in New Hampshire. The family was "moved and grateful."
— James Martin, SJ (@JamesMartinSJ) August 21, 2014
James Foley, al pari dei suoi genitori, era profondamente cattolico. Aveva studiato in un college gesuita e nei giorni di un suo precedente sequestro in Libia si era sostenuto psicologicamente recitando il rosario. "Mi ha ricordato Gesu'", ha detto ieri la madre a proposito del video con gli ultimi istanti di vita del figlio. È morto "come un martire della libertà", le aveva fatto eco il marito John. Intanto il Washington Post scrive che gli islamisti avevano chiesto un riscatto da 100 milioni di euro per il reporter americano, proprio con una mail inviata ai suoi genitori. Soldi che però che l'amministrazione americana si è rifiutata di pagare. Inolte gli americani avevano tentato di liberare all'inizio dell'estate James Foley e altri ostaggi che erano con il fotogiornalista.
U.S. staged secret operation into Syria in failed bid to rescue Americans http://t.co/naEcOIuEMy
— Washington Post (@washingtonpost) August 21, 2014
Usa: "Strategia a lungo termine". Il segretario alla Difesa, Hagel: ci aspettiamo nuovi attacchi
Intanto continuano gli attacchi delle forze Usa in Iraq contro le postazioni lo Stato Islamico: sono stati colpiti 6 obiettivi presso la diga di Mosul. Bombardieri e droni hanno poi colpito sei Humvee, veicoli per la realizzazione di bombe artigianali. Nella serata di giovedì, il segretario alla Difesa Usa ha assicurato: "Quella in Iraq è una strategia a lungo termine e il coinvolgimento degli Usa non è finito", ha detto Chuck Hagel. Inoltre gli Stati Uniti si aspettano che i miliziani dell'Isis "si riuniscano di nuovo e tentino nuovi attacchi". Dopo i raid aerei Usa che "hanno aiutato le forze irachene a fermare l'avanzata dell'Isis verso Erbil e riconquistare la diga di Mosul" - ha detto il segretario alla Difesa americano Chuck Hagel, gli Stati Uniti si aspettano che i miliziani dell'Isis "si riuniscano di nuovo e tentino nuovi attacchi".
IlGlobalPost diffonde la mail inviata dagli jihadisti: "Siamo assetati del vostro sangue"
Oggi il GlobalPost, dopo l'autorizzazione della famiglia di Foley, ha deciso di diffondere il testo della mail inviata dagli jihadisti una settimana prima della decapitazione del reporter. Si tratta di un "messaggio al governo americano e al suo popolo di cittadini-pecore". "Vi sono state date molte occasioni di negoziare il rilascio della vostra gente - riporta il giornale - con transazioni finanziarie, come altri governi che hanno accettato". Il GlobalPost precisa che in realtà dopo oltre un anno da rapimento senza alcun contatto, il primo messaggio dei rapitori è arrivato il 26 novembre 2013, con una richiesta di denaro. Dopo che è stato provato che proveniva da chi deteneva davvero James Foley, è arrivata una sola richiesta di 100 milioni di euro o il rilascio di prigionieri non precisati da parte degli Usa.
"Ora siete tornati nuovamente a bombardare i musulmani in Iraq - scrive l'Isis nella mail - questa volta con attacchi aerei e 'eserciti per procura', rimanendo in maniera codarda lontano da un faccia a faccia", affermano ancora i sequestratori, che si dicono "assetati del vostro sangue".
Il giallo di Greta e Vanessa
Quanto alle due ragazze italiane rapite in Siria, Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, per il Guardian sarebbero in mano a militanti dello Stato islamico. E per un quotidiano panarabo, al-Quds al-Arabi le due "starebbero bene". Ma l'articolo risale al 19 agosto, quindi prima che che il Guardian rivelasse della presenza di due italiane tra i quattro stranieri sequestrati da militanti dello Stato Islamico, vicino Aleppo. Gli altri due sarebbero un giapponese e un danese.
Oltre 20 sequestrati dall'Is
I sequestri porterebbero a oltre 20 il numero degli stranieri in mano ai terroristi islamici. Sarebbero giornalisti, fotografi o operatori umanitari che dopo il rapimento sarebbero stati trasferiti a Raqqa. Il quotidiano osserva che i rapimenti si sono dimostrati un buon business per i militanti islamici dal momento che negli ultimi sei mesi almeno dieci ostaggi tra cui un danese, tre francesi e due spagnoli sono stati liberati dopo lunghi negoziati con i rapitori che avevano chiesto in cambio un riscatto.
Il ruolo dell'Iran
L'Iran, intanto, il cui intervento in Iraq è stato invocato da più parti, ha annunciato di essere pronta a far la sua parte parte nella lotta contro gli jihadisti sunniti dello Stato Islamico in Iraq ma solo se l'Occidente "revocherà tutte le sanzioni" adottate "per il programma nucleare" di Teheran. Questa la condizione posta esplicitamente dal ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif.
Napolitano scrive a Obama
Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha inviato un messaggio al presidente degli Stati Uniti, Obama, in cui esprime orrore per l'assassinio del giornalista americano.