ITALIA
Processo a Palermo
Stato-mafia, Berlusconi convocato come testimone non risponde ai giudici
Berlusconi era stato convocato come teste dai legali del suo amico di sempre, Marcello Dell’Utri, che è tra gli imputati del processo e in primo grado è stato condannato a 12 anni di carcere. L’udienza è stata rinviata al 25 novembre

Silvio Berlusconi non parla nell'aula bunker dell'Ucciardone di Palermo dove è stato convocato per essere ascoltato nel processo d'appello sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, come testimone assistito. Il fondatore di Forza Italia si è avvalso della facoltà di non rispondere.
"Su indicazione dei miei legali, mi avvalgo della facoltà di non rispondere", ha detto l'ex premier alla corte. Appena entrato in aula i giudici gli avevano illustrato le prerogative garantitegli dallo status di teste assistito, status determinato dal fatto che a suo carico pende una inchiesta a Firenze sulle stragi del '93, quindi su fatti "probatoriamente collegati" a quelli oggetto del processo "trattativa". La corte, dunque, ha preliminarmente avvertito l'ex premier della possibilità di non rispondere precisando, inoltre, che qualora avesse risposto avrebbe assunto "l'ufficio di testimone", quindi avrebbe dovuto dire la verità. In aula c'erano anche i legali dell'ex premier, gli avvocati Franco Coppi e Nicolò Ghedini.
Berlusconi era stato convocato come teste dai legali del suo amico di sempre, Marcello Dell’Utri, che è tra gli imputati del processo e in primo grado è stato condannato a 12 anni di carcere.
Nessuna foto e video
Oltre a non rispondere la domande l’ex premier ha negato anche il permesso di farsi riprendere e fotografare in aula. L'udienza è stata rinviata al 25 novembre.
Doveva rispondere alle domande della difesa di dell'Utri
Silvio Berlusconi dunque non parla. L'ex premier ha scelto il silenzio al processo d'appello sulla trattativa tra Stato e mafia che si celebra davanti alla Corte d'assise d'appello di Palermo. Un'udienza durata meno di due minuti in tutto. Berlusconi, scortatissimo, è entrato in un'aula super blindata, si è seduto, non ha nemmeno declinato le sue generalità, e ha detto che non risponderà alle domande della difesa di Marcello Dell'Utri. Alle 11.19 è entrato nell'aula bunker in cui si celebrò il primo maxi processo e alle 11.21 aveva già lasciato l'aula.
L'udienza, con Berlusconi che aspetta in una sala attigua all'aula bunker, inizia con una richiesta dei legali di Marcello Dell'Utri, che a fine dicembre dovrebbe tornare libero. L'avvocato di Dell'Utri Francesco Centonze ha chiesto alla Corte d'assise d'appello la proiezione di un video contenente una conferenza stampa fatta da Silvio Berlusconi il 20 aprile 2018, subito dopo la sentenza del processo trattativa tra Stato e mafia. "Chiederemo di visionare il documento audiovisivo che ha per oggetto le dichiarazioni rese alla stampa il 20 aprile 2018 immediatamente dopo la sentenza di primo grado - ha detto l'avvocato Francesco Centonze - Il video dura pochi minuti e riteniamo che abbia un contenuto rilevante, rappresenta un fatto, ossia l'onorevole Berlusconi il giorno della pronuncia della corte d'assise di Palermo rende delle dichiarazioni e sostiene testualmente che "il governo Berlusconi non ha mai ricevuto nel '94 e negli anni a seguire nessuna minaccia dalla mafia o dai suoi rappresentanti" e continua rivendicando l'operato dei governo".
Berlusconi nel 2018: "Nessuna minaccia da Cosa nostra"
"Oggi c'è stata la sentenza di Palermo. Io dico che è assurdo e ridicolo il tentativo di accostare il mio nome alla vicenda della trattativa Stato-mafia". Così, il 20 aprile 2018, si esprimeva Silvio Berlusconi nell'intervista che i legali di Marcello Dell'Utri avrebbero voluto fargli riascoltare prima che l'ex presidente del Consiglio, convocato quale teste assistito su richiesta della difesa dell'ex senatore di FI, decidesse di non rispondere. La richiesta non era stata accolta dal collegio presieduto da Angelo Pellino, che aveva rigettato in apertura di udienza l'istanza dell'avvocato Francesco Centonze. "Vorrei ricordare che, intanto, non abbiamo ricevuto nel 1994 ne' successivamente nessuna minaccia dalla mafia o da suoi rappresentanti", proseguiva Berlusconi nell'intervista che è agli atti del processo dal 22 luglio scorso.
"Su indicazione dei miei legali, mi avvalgo della facoltà di non rispondere", ha detto l'ex premier alla corte. Appena entrato in aula i giudici gli avevano illustrato le prerogative garantitegli dallo status di teste assistito, status determinato dal fatto che a suo carico pende una inchiesta a Firenze sulle stragi del '93, quindi su fatti "probatoriamente collegati" a quelli oggetto del processo "trattativa". La corte, dunque, ha preliminarmente avvertito l'ex premier della possibilità di non rispondere precisando, inoltre, che qualora avesse risposto avrebbe assunto "l'ufficio di testimone", quindi avrebbe dovuto dire la verità. In aula c'erano anche i legali dell'ex premier, gli avvocati Franco Coppi e Nicolò Ghedini.
Berlusconi era stato convocato come teste dai legali del suo amico di sempre, Marcello Dell’Utri, che è tra gli imputati del processo e in primo grado è stato condannato a 12 anni di carcere.
Nessuna foto e video
Oltre a non rispondere la domande l’ex premier ha negato anche il permesso di farsi riprendere e fotografare in aula. L'udienza è stata rinviata al 25 novembre.
Doveva rispondere alle domande della difesa di dell'Utri
Silvio Berlusconi dunque non parla. L'ex premier ha scelto il silenzio al processo d'appello sulla trattativa tra Stato e mafia che si celebra davanti alla Corte d'assise d'appello di Palermo. Un'udienza durata meno di due minuti in tutto. Berlusconi, scortatissimo, è entrato in un'aula super blindata, si è seduto, non ha nemmeno declinato le sue generalità, e ha detto che non risponderà alle domande della difesa di Marcello Dell'Utri. Alle 11.19 è entrato nell'aula bunker in cui si celebrò il primo maxi processo e alle 11.21 aveva già lasciato l'aula.
L'udienza, con Berlusconi che aspetta in una sala attigua all'aula bunker, inizia con una richiesta dei legali di Marcello Dell'Utri, che a fine dicembre dovrebbe tornare libero. L'avvocato di Dell'Utri Francesco Centonze ha chiesto alla Corte d'assise d'appello la proiezione di un video contenente una conferenza stampa fatta da Silvio Berlusconi il 20 aprile 2018, subito dopo la sentenza del processo trattativa tra Stato e mafia. "Chiederemo di visionare il documento audiovisivo che ha per oggetto le dichiarazioni rese alla stampa il 20 aprile 2018 immediatamente dopo la sentenza di primo grado - ha detto l'avvocato Francesco Centonze - Il video dura pochi minuti e riteniamo che abbia un contenuto rilevante, rappresenta un fatto, ossia l'onorevole Berlusconi il giorno della pronuncia della corte d'assise di Palermo rende delle dichiarazioni e sostiene testualmente che "il governo Berlusconi non ha mai ricevuto nel '94 e negli anni a seguire nessuna minaccia dalla mafia o dai suoi rappresentanti" e continua rivendicando l'operato dei governo".
Berlusconi nel 2018: "Nessuna minaccia da Cosa nostra"
"Oggi c'è stata la sentenza di Palermo. Io dico che è assurdo e ridicolo il tentativo di accostare il mio nome alla vicenda della trattativa Stato-mafia". Così, il 20 aprile 2018, si esprimeva Silvio Berlusconi nell'intervista che i legali di Marcello Dell'Utri avrebbero voluto fargli riascoltare prima che l'ex presidente del Consiglio, convocato quale teste assistito su richiesta della difesa dell'ex senatore di FI, decidesse di non rispondere. La richiesta non era stata accolta dal collegio presieduto da Angelo Pellino, che aveva rigettato in apertura di udienza l'istanza dell'avvocato Francesco Centonze. "Vorrei ricordare che, intanto, non abbiamo ricevuto nel 1994 ne' successivamente nessuna minaccia dalla mafia o da suoi rappresentanti", proseguiva Berlusconi nell'intervista che è agli atti del processo dal 22 luglio scorso.