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Coronavirus

'Il Covid in mezzo a noi'

Miozzo (Cts): evitare gli assembramenti, rischio che la curva esploda

La lezione della scorsa estate sia di insegnamento e c'è troppa improvvisazione nella campagna vaccinale, dice il coordinatore del Comitato tecnico scientifico al Corriere della Sera

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È necessario "evitare assembramenti" poiché c'è il rischio "assolutamente reale che la curva schizzi rapidamente verso numeri difficilmente gestibili".

Lo dice il coordinatore del Cts Agostino Miozzo sottolineando che è fondamentale ricordare cosa è successo la scorsa estate quando "molti si sono proiettati al ritorno alla normalità senza comprendere che il virus era, come oggi, attorno a noi".  

Nella campagna di vaccinazione di massa l'utilizzo dei medici di base, "da troppi decenni trascurati da politiche che hanno privilegiato altri settori della sanità del nostro paese", "deve essere considerata una priorità assoluta".

Lo sottolinea afferma il coordinatore del Cts Agostino Miozzo ribadendo la necessità che ci sia da parte del governo "attenzione e priorità massima alla organizzazione dell'imponente campagna di vaccinazione di massa". È necessario, aggiunge, "investire in risorse umane, finanziarie e politiche per sostenere la campagna, guardando con particolare attenzione al recupero della medicina del territorio".  

A settembre scorso, sottolinea ancora Miozzo, "abbiamo visto la curva schizzare rapidamente verso numeri difficilmente gestibili" e "oggi quel rischio è ancora assolutamente reale", senza dimenticare "l'incognita "varianti", di cui si sa ancora poco circa la presenza sul nostro territorio ma abbastanza sulla loro velocità di diffusione". Dunque, conclude il coordinatore del Cts, "essere rientrati in area gialla non significa normalità e gli assembramenti visti ieri paiono essere solo la premessa di una esasperata, benché comprensibile, necessità di ritorno alla vita di tutti i giorni, che purtroppo non ci possiamo ancora permettere". 

La campagna vaccinale
Si è in piena pandemia, ma c'è ancora troppa improvvisazione, anche nella campagna vaccinale. A un anno dalla dichiarazione dello stato di emergenza "dico che se vogliamo battere questo virus non possiamo permetterci altri errori. Rischiamo di pagarli a caro prezzo". Lo dice in un'intervista al Corriere della Sera Agostino Miozzo, coordinatore del comitato tecnico-scientifico. C'è "poca preparazione del territorio nell'affrontare la campagna vaccinale. Non ho elementi per giudicare se abbiamo fatto tutto ciò che era necessario fare o se avremmo potuto fare di più o meglio - spiega. 

Gran parte di quei dossier sono secretati, non mi permetto quindi di giudicare. Vedo però disordine e cattiva gestione del processo: i furbi del vaccino, la scarsa informazione sulle prospettive, la poca comunicazione dedicata a fasce diverse della popolazione". Finora "le vaccinazioni sono state effettuate in luoghi protetti e destinate ad una popolazione ben individuata, sanitari e persone residenti nelle Rsa. Non posso immaginare cosa succederà quando dovremo andare a vaccinare persone non deambulanti, anziani che non hanno un pc per accreditarsi. Non mi pare di aver visto una banca dati nazionale, sento molta preoccupazione tra i medici di famiglia".

Per Miozzo bisogna "usare la protezione civile e i suoi volontari e con le sue migliaia di organizzazioni presenti in modo capillare sul territorio, che dovranno ovviamente interagire con il sistema sanitario territoriale, i militari, la polizia, i carabinieri, la guardia di finanza". È il solo sistema con "le risorse e le capacità logistiche e sanitarie per affrontare una campagna di questa dimensione". Il sistema a fasce colorate comunque sta funzionando e "se vuoi consentire alla gente di continuare a vivere, questa è la soluzione". Tra le priorità di un nuovo governo dovrebbe esserci "scegliere i settori da far ripartire. Al di là di chi saranno i componenti, mi auguro che si riesca a conservare il collegamento diretto tra il Cts e le strutture operative in modo da prendere decisioni rapide ed efficaci. Ma la vera priorità è il rigore: se allenteremo il controllo della curva epidemica perderemo questa guerra".