LE PROTESTE DEI MONDIALI
Brasile, prosegue lo sciopero dei lavoratori della metropolitana di San Paolo
Mancano tre giorni al 12 giugno, quando l'Arena Corinthias di San Paolo ospiterà la prima partita dei Mondiali. E proprio San Paolo è protagonista della protesta dei dipendenti della rete metropolitana, in sciopero da cinque giorni

Uno sciopero, quello dei lavoratori della metropolitana, che non accenna a fermarsi. “Il governo sta dichiarando guerra ai suoi lavoratori, dovrà sedersi a un tavolo con noi o non ci sarà servizio durante la Coppa del mondo” ha dichiarato Alex Fernandes, segretario generale del sindacato dei dipendenti della metropolitana di San Paolo. Una protesta inasprita dalla decisione presa ieri dal tribunale del lavoro: il sindacato dovrà pagare una multa di 175 mila dollari per i primi quattro giorni di sciopero a cui se ne aggiungeranno 220 mila per ogni giorno in più. Gli scioperanti hanno tutta l’intenzione di bloccare la linea che arriva allo stadio Itaquerao, a circa 20 chilometri dal centro dei San Paolo.
Intanto è indetta per oggi un’ulteriore manifestazione nelle stazioni della metropolitana a cui potrebbero partecipare anche altre sigle sindacali. Per adesso i manifestanti sarebbero 300. Contro di loro la polizia che, secondo quando riportato dalla BBC, non avrebbe esitato a usare lacrimogeni.
Tra le conseguenze dello sciopero anche la formazione, nei giorni precedenti, di una coda record lunga circa 209 chilometri. Un cortocircuito inevitabile in una città che conta 20 milioni di abitanti e in cui gli ingorghi del traffico sono la quotidianità. Tra le richieste avanzate dai lavoratori della metropolitana l'aumento di stipendio del 12 per cento. Una concessione impossibile, ha commentato la compagnia.
I precedenti
Ultima in ordine di tempo, la protesta dei lavoratori della metropolitana è stata preceduta di 24 ore dalla protesta dei lavoratori senza tetto, aumentati di netto a causa delle "bonifiche" fatte in vista dei mondiali. Una marcia che, con l’adesione di 4 mila persone, è riuscita a mettere in difficoltà il traffico già provato della capitale. E si scende in strada anche in tutte le altre città toccate delle partite dei mondiali: 12 luoghi interessati dai lavori frenetici per arrivare pronti alle partite. Tumulti che non risparmiano neanche Rio de Janeiro, luogo dove si giocherà la partita finale.
Gas lacrimogeni, proiettili di gomma sono soltanto alcuni degli strumenti con cui la polizia sta reprimendo le proteste di questi giorni. Sarebbero centinaia le persone arrestate in modo arbitrario e altrettante quelle fermate, punite o ferite in strada senza motivo apparente. E il clima di tensione tra manifestanti e polizia aumenta. Manifestazioni allo stesso tempo causa e reazione alle proposte a cui sta lavorando il governo federale per reprimere anche il diritto di manifestare in modo pacifico. Una delle proposte di legge al vaglio in questi giorni prevederebbe di includere negli “atti di terrorismo” anche il danneggiamento di beni. Per questo il Brasile è stato "ammonito" con decine di migliaia di cartoncini gialli. Dietro la protesta per il diritto di manifestare pacificamente, Amnesty International.
Un bonus per evitare gli scioperi della polizia
Nessuno è immune dalla protesta. Così, per assicurarsi l'assenza di sciopero da parte della polizia federale, il governo ha aumentato il loro stipendio del 15,8 per cento. L'aumento del 12 per cento dovrebbe arrivare entro luglio mentre il restante 3,8 per cento a gennaio, quando le vicissitudini legate alla Coppa del mondo dovrebbero essere già lontane. Sono centinaia di migliaia gli agenti in servizio e una buona parte di questi, il 60 per cento almeno secondo il centro di studi Getulio Vargas, pensa di non essere stato adeguatamente addestrato ad affrontare manifestazioni di massa.
Gli agenti federali avevano minacciato di scioperare lo scorso 8 maggio proprio per ottenere un aumento di salario in vista dei Mondiali. Mentre il 17 maggio erano stati i poliziotti di Salvador de Bahia a incrociare le braccia, causando l’intervento di 6 mila uomini dell’esercito per frenare i saccheggi e la violenza dilagante.
Le proteste durante la Confederations Cup
I brasiliani stanno protestando in massa da almeno un anno. È il giugno 2013 quando le autorità di San Paolo e di Rio de Janeiro decidono di aumentare di 20 centesimi il prezzo del biglietto dei mezzi pubblici. Una battaglia poi vinta dai manifestanti, che costrinsero le autorità al dietrofront. L'altra faccia della medaglia di un Paese che credeva di poter contare sugli investimenti dei privati – poi eclusi – e si è trovato a pagare di tasca propria ben 11 miliardi di euro. Già nel 2013 si protestava per la revisione della politica economica e contro l’incremento delle tasse in vista dei Mondiali. Proteste che, nel giro di pochi giorni, erano riuscite a far scendere per strada almeno un milione di brasiliani.
Le risposte di Fifa e Uefa
Se Joseph Blatter, presidente della Fifa, si dice fiducioso – "sarà il più bel mondiale di sempre" ha dichiarato durante una conferenza stampa – hanno fatto scalpore le dichiarazioni di altri personaggi di spicco del calcio mondiale. Tra queste le osservazioni del presidente dell'UEFA Michel Platini: “Occorre assolutamente dire ai brasiliani che hanno la Coppa del Mondo e che devono mostrare a tutti le bellezze del loro Paese, la loro passione per il calcio e che, se potessero aspettare un mese per le loro rivendicazioni sociali, sarebbe un bene per tutto il Brasile e per il mondo del calcio”.