SCIENZA
Ricerca sulle foreste dello Smithsonian Institute
Se gli alberi potessero parlare
Preoccupante lo stato delle foreste mondiali: aumento di temperatura, cambiamento dei regimi pluviali.

Il permafrost si scioglie sempre più velocemente e il disgelo comporta la perdita di superfici forestali in Canada. Anche la siccità avanza: muoiono alberi in centro America, nell'India meridionale e nel Borneo. Negli Stati Uniti, in Virginia, un'abbondantissima popolazione di cervidi ne divora il fogliame prima che questi raggiungano la maturità; e l'inquinamento da azoto muta la chimica del suolo quasi ovunque.
Sono, questi, solo alcuni esempi dei cambiamenti in atto; tutti egualmente drammatici e tali da porre un'ipoteca pesantissima sul futuro delle foreste terrestri. Li documenta il "Forest Global Earth Observatory" dello Smithsonian Tropical Research Institution, che ha pubblicato un nuovo rapporto sui cambiamenti delle foreste del nostro pianeta: "Se gli alberi potessero parlare...".
Un campo di ricerca vastissimo
"Hanno partecipato al rapporto 107 ricercatori, che hanno studiato 59 aree forestali in 24 paesi diversi. Sono stati monitorati quasi sei milioni di alberi" dichiara orgogliosamente Kristina Anderson-Teixeira, ecologa e coordinatrice della ricerca.
L'antropocene
Poiché è ormai indubitabile che la maggior parte dei cambiamenti che si verificano nelle foreste di tutto il mondo sono attribuibili agli effetti dell'attività dell'uomo sul clima, sulla chimica dell'atmosfera e sull'uso del suolo e delle popolazioni animali, è giustificata la classificazione dell'epoca attuale come un vero e proprio nuovo periodo geologico nella storia della Terra: l'Antropocene, l'Età degli esseri umani.
Un lavoro lungo più di trent'anni
Quella del CTFS-ForestGEO è l'unica rete di monitoraggio standardizzata di siti forestali in tutto il mondo. L'omogeneità dei dati raccolti, che ne consegue, permette effettivamente di misurare e confrontare sulla medesima scala di valori i cambiamenti in atto dalle foreste del Brasile al Canada, dal Gabon all'Inghilterra, dalla Papua Nuova Guinea alla Cina.
La raccolta dei dati ebbe inizio nell'isolotto di Barro Colorado, nel cuore del Lago Gatùn, a Panama, già nel 1981: ciò permette di delineare un quadro storico-evolutivo dei mutamenti in atto nella biosfera. Da allora la collaborazione si è estesa a 78 diversi istituti di ricerca: una base per lavorare, tutti insieme, alla protezione della vita.
Sono, questi, solo alcuni esempi dei cambiamenti in atto; tutti egualmente drammatici e tali da porre un'ipoteca pesantissima sul futuro delle foreste terrestri. Li documenta il "Forest Global Earth Observatory" dello Smithsonian Tropical Research Institution, che ha pubblicato un nuovo rapporto sui cambiamenti delle foreste del nostro pianeta: "Se gli alberi potessero parlare...".
Un campo di ricerca vastissimo
"Hanno partecipato al rapporto 107 ricercatori, che hanno studiato 59 aree forestali in 24 paesi diversi. Sono stati monitorati quasi sei milioni di alberi" dichiara orgogliosamente Kristina Anderson-Teixeira, ecologa e coordinatrice della ricerca.
L'antropocene
Poiché è ormai indubitabile che la maggior parte dei cambiamenti che si verificano nelle foreste di tutto il mondo sono attribuibili agli effetti dell'attività dell'uomo sul clima, sulla chimica dell'atmosfera e sull'uso del suolo e delle popolazioni animali, è giustificata la classificazione dell'epoca attuale come un vero e proprio nuovo periodo geologico nella storia della Terra: l'Antropocene, l'Età degli esseri umani.
Un lavoro lungo più di trent'anni
Quella del CTFS-ForestGEO è l'unica rete di monitoraggio standardizzata di siti forestali in tutto il mondo. L'omogeneità dei dati raccolti, che ne consegue, permette effettivamente di misurare e confrontare sulla medesima scala di valori i cambiamenti in atto dalle foreste del Brasile al Canada, dal Gabon all'Inghilterra, dalla Papua Nuova Guinea alla Cina.
La raccolta dei dati ebbe inizio nell'isolotto di Barro Colorado, nel cuore del Lago Gatùn, a Panama, già nel 1981: ciò permette di delineare un quadro storico-evolutivo dei mutamenti in atto nella biosfera. Da allora la collaborazione si è estesa a 78 diversi istituti di ricerca: una base per lavorare, tutti insieme, alla protezione della vita.