TECH
Offensiva mediatica per fugare i dubbi sulla trasparenza
Huawei apre le porte della sede di Shenzhen alla stampa internazionale
Dopo la lettera aperta sul Wall Street Journal, il colosso cinese - al centro di polemiche con il governo americano - porta i giornalisti a conoscere il suo quartier generale nel sudest del Paese. In Canada si tiene l'udienza per valutare la richiesta di estradizione della direttrice finanziaria di Huawei verso gli Usa. Il gruppo apre un centro per la cybersecurity a Bruxelles

Il gigante delle telecomunicazioni cinese Huawei apre le porte del suo quartier generale di Shenzhen, nel sud-est del Paese, alla visita di giornalisti internazionali. Secondo gli analisti, un tentativo di dissipare i dubbi sulla trasparenza del gruppo, al centro di polemiche su spionaggio informatico avanzate dagli Stati Uniti, che cercano di coinvolgere anche Paesi alleati.
Conferenza stampa
E' prevista anche una conferenza stampa del presidente del gruppo, Guo Ping, poche ore dopo l'udienza, a Vancouver, della direttrice finanziaria di Huawei, Meng Wanzhou, figlia del fondatore del gruppo, prevista nella giornata del 6 marzo. Meng era stata arrestata in Canada il 1° dicembre scorso, su richiesta degli Stati Uniti, che ne chiedono l'estradizione con le accuse di frode bancaria e violazione delle sanzioni all'Iran.
La visita alla sede si inserisce nell'ambito dell'offensiva mediatica che il gruppo fondato da Ren Zhengfei sta portando avanti da tempo: la settimana scorsa, Huawei aveva comprato una pagina sul Wall Street Journal, invitando i membri della stampa a visitare la sede centrale. "Non credete a tutto quello che sentite", era il messaggio della lettera aperta pubblicata sul quotidiano finanziario Usa, a firma di Catherine Chen, direttore per gli affari pubblici di Huawei. Il gigante delle telecomunicazioni di Shenzhen ha sempre negato di avere ricevuto pressioni da parte del governo cinese per la consegna di informazioni sensibili o di utilizzare backdoor - "porte d'ingresso secondarie" - per lo spionaggio nei suoi dispositivi.
Centro per la cybersecurity
Nel tentativo di contrastare le critiche sulla sicurezza telle tecnologie 5G e cloud, Huawei ha appena inaugurato un centro per la cybersecurity in Europa, a Bruxelles. Ma, secondo il Wall Street Journal, non è ancora riuscito a convincere i più
Infatti finora Australia e Nuova Zelanda hanno deciso di rifiutare equipaggiamenti Huawei per la rete 5G, dopo l'avvio di quella che è stata definita 'guerra fredda' digitale aperta dagli Stati Uniti contro il rischio che la rete mobile di quinta generazione possa essere usata dalla Cina per i servizi di sicurezza nazionali. Sulla stessa linea sarebbe il Regno Unito, mentre la Germania non ha deciso alcuna esclusione per la realizzazione delle reti 5G. La Francia è aperta a Huawei ma recentemente il ministro dell'economia Le Maire ha indicato che il governo si riserva di usare i poteri nazionali di controllo in caso di minaccia alla sicurezza nazionale. Nella Ue la Repubblica Ceca ha indicato di avere sfiducia nei confronti del gruppo cinese, Portogallo e Polonia invece sarebbero pronti a non impedire l'uso delle attrezzature Huawei.
Pronti a collaborare
In occasione dell'apertura del centro per la cybersecurity, il vicepresidente di Huawei, Ken Hu, ha dichiarato che l'azienda si impegna "a collaborare sempre piu' strettamente con tutte le parti interessate in Europa, comprese le autorità di regolamentazione, gli operatori di telecomunicazioni e gli organismi di standardizzazione, per costruire un sistema di fiducia basato su fatti e verifiche".
Conferenza stampa
E' prevista anche una conferenza stampa del presidente del gruppo, Guo Ping, poche ore dopo l'udienza, a Vancouver, della direttrice finanziaria di Huawei, Meng Wanzhou, figlia del fondatore del gruppo, prevista nella giornata del 6 marzo. Meng era stata arrestata in Canada il 1° dicembre scorso, su richiesta degli Stati Uniti, che ne chiedono l'estradizione con le accuse di frode bancaria e violazione delle sanzioni all'Iran.
La visita alla sede si inserisce nell'ambito dell'offensiva mediatica che il gruppo fondato da Ren Zhengfei sta portando avanti da tempo: la settimana scorsa, Huawei aveva comprato una pagina sul Wall Street Journal, invitando i membri della stampa a visitare la sede centrale. "Non credete a tutto quello che sentite", era il messaggio della lettera aperta pubblicata sul quotidiano finanziario Usa, a firma di Catherine Chen, direttore per gli affari pubblici di Huawei. Il gigante delle telecomunicazioni di Shenzhen ha sempre negato di avere ricevuto pressioni da parte del governo cinese per la consegna di informazioni sensibili o di utilizzare backdoor - "porte d'ingresso secondarie" - per lo spionaggio nei suoi dispositivi.
Centro per la cybersecurity
Nel tentativo di contrastare le critiche sulla sicurezza telle tecnologie 5G e cloud, Huawei ha appena inaugurato un centro per la cybersecurity in Europa, a Bruxelles. Ma, secondo il Wall Street Journal, non è ancora riuscito a convincere i più
Convincing critics that Huawei’s 5G and cloud technology is safe and free from government surveillance remains an uphill battle for the company https://t.co/DRuAULPepZ
— The Wall Street Journal (@WSJ) 6 marzo 2019
Infatti finora Australia e Nuova Zelanda hanno deciso di rifiutare equipaggiamenti Huawei per la rete 5G, dopo l'avvio di quella che è stata definita 'guerra fredda' digitale aperta dagli Stati Uniti contro il rischio che la rete mobile di quinta generazione possa essere usata dalla Cina per i servizi di sicurezza nazionali. Sulla stessa linea sarebbe il Regno Unito, mentre la Germania non ha deciso alcuna esclusione per la realizzazione delle reti 5G. La Francia è aperta a Huawei ma recentemente il ministro dell'economia Le Maire ha indicato che il governo si riserva di usare i poteri nazionali di controllo in caso di minaccia alla sicurezza nazionale. Nella Ue la Repubblica Ceca ha indicato di avere sfiducia nei confronti del gruppo cinese, Portogallo e Polonia invece sarebbero pronti a non impedire l'uso delle attrezzature Huawei.
Pronti a collaborare
In occasione dell'apertura del centro per la cybersecurity, il vicepresidente di Huawei, Ken Hu, ha dichiarato che l'azienda si impegna "a collaborare sempre piu' strettamente con tutte le parti interessate in Europa, comprese le autorità di regolamentazione, gli operatori di telecomunicazioni e gli organismi di standardizzazione, per costruire un sistema di fiducia basato su fatti e verifiche".