Original qstring:  | /dl/archivio-rainews/articoli/ContentItem-e3587967-7b05-4d47-bbea-eb647cb69743.html | rainews/live/ | true
MONDO

Regno Unito

Brexit, la battaglia di Boris Johnson a Westminster

Johnson torna a rivolgersi ai parlamentari: "Questo accordo prevede una vera Brexit, no al rinvio"

Condividi
È arrivata la resa dei conti per il premier britannico, Boris Johnson, che oggi affronta a Westminster la votazione del nuovo accordo raggiunto in extremis con l'Ue sulla Brexit. Una riunione di sabato del parlamento non si verificava dal 1982: all'epoca c'era la guerra nelle Falkland di Margaret Thatcher a tenere banco.

Johnson: accordo prevede vera Brexit, no al rinvio
Dopo l'appello di ieri sera - "non esiste accordo migliore di quello raggiunto" - Johnson si rivolge oggi nuovamente ai parlamentari.  "Questo è il secondo accordo e il quarto voto a tre anni e mezzo dal referendum", ha affermato il premier britannico. "Questo accordo prevede una vera Brexit", ha detto.

Johnson chiede al parlamento di approvare l'accordo da lui raggiunto sulla Brexit con l'Ue e avverte la Camera dei comuni che "ora è arrivato il tempo" di decidere. Aprendo oggi il dibattito straordinario sul deal alla Camera dei comuni, il primo ministro conservatore ha ricordato come l'aula non sia stata "in grado di trovare" una soluzione per oltre tre anni dopo il referendum del 2016. Johnson ha difeso il suo deal come "un nuovo accordo" che va ratificato per "riunire il paese".  "Ringrazio i nostri amici europei per essere usciti dalle prigioni delle opposizioni esistenti", ha detto il premier britannico.

Johnson ha detto che "questo è il momento" in cui la Camera dei Comuni può trovare un accordo sulla Brexit e riunire il Paese. Il premier ha detto che è il momento "di andare avanti" e "costruire un nuovo rapporto con l'Unione europea". L'intesa permette "un nuovo percorso" per Londra, che manterrà comunque "i legami piu stretti di amicizia e collaborazione" con l'Europa.

"Dobbiamo andare avanti su questo accordo, io credo che la gente a casa spera e si aspetti questo". Così il premier britannico Boris Johnson nella sessione straordinaria del Parlamento per la Brexit. L'accordo, aggiunge, "rimuove il backstop", "assicura un confine aperto" tra le Irlande "e che per chi vive sul confine non ci saranno cambiamenti pratici nella loro vita".

C'è "scarso appetito" tra i leader dell'Ue per ulteriori ritardi anche di "un solo giorno": lo ha affermato il premier britannico, Boris Johnson, ai Comuni, sottolineando che un rinvio sarebbe "inutile, costoso, corrosivo". Da qui l'esortazione ai deputati a "portare a termine la Brexit". E' tempo di uscire dall'Ue "per porre fine a questa faida debilitante", ha aggiunto. 




Corbyn: no al deal, governo non merita fiducia
"Questo governo non può essere creduto e noi non ci faremo ingannare". Così il leader dell'opposizione laburista britannica Jeremy Corbyn rispondendo ai comuni al premier nel dibattito sull'accordo sulla Brexit. accordo che Corbyn ha denunciato come dannoso "per l'economia" del paese, per "i diritti dei lavoratori e per l'ambiente", invitando il parlamento a respingerlo. e avanzando il sospetto che non garantisca neppure con sicurezza di scongiurare in ultimo un possibile no deal.  Il nuovo accordo per la Brexit di Boris Johnson è "perfino peggiore" di quello precedentemente negoziato dall'ex premier Theresa May, ha detto Corbyn, che ha quindi invitato l'aula a non consegnare un "assegno in bianco" a Johnson, approvandolo.

Letwin: il mio emendamento è assicurazione contro il no-deal
Oliver Letwin, promotore dell'emendamento pro-rinvio che ha scatenato polemiche nel Parlamento britannico, ha assicurato che l'unico scopo della sua mozione è quello di "mantenere la polizza assicurativa fornita dal Benn Act che ci impedisce di schiantarci automaticamente se non ci saranno accordi entro il 31 ottobre".

Letwin, ex ribelle Tory espulso dal partito conservatore lo scorso settembre per aver votato contro il governo, ha assicurato che voterà favore dell'accordo raggiunto dal premier Boris Johnson con l'Ue.

L'emendamento Letwin rinvia la piena approvazione dell'accordo per la Brexit fino a quando tutta la legislazione associata non sarà approvata, anche dopo il 31 ottobre. Una mozione pro-estensione che punta a evitare una possibile imboscata dei falchi Brexiteer che potrebbero approvare l'accordo, rimuovendo quindi le condizioni per l'applicazione del Benn Act (la legge anti-no deal approvata il mese scorso), per poi bocciare la seguente legge sull'uscita dall'Ue, costringendo così il Paese a una Brexit senza accordo il 31 ottobre.

Fonti di Downing Street, rilanciate dai media, hanno riferito che in caso l'emendamento Letwin passi in Parlamento, il governo ritirerà il voto e lo ripresenterà lunedì o martedì.

Theresa May: no ad accordo sarebbe inganno vergognoso
Appassionato l'intervento dell'ex premier Theresa May, che  ha esordito scherzando sul senso di "deja vu" nel ricordo delle tre bocciature del suo precedente accordo in Parlamento. Poi ha preso posizione nettamente in favore del sì al deal proposto da Johnson, affermando di essere "contro chiunque si opponga ad attuare la Brexit". E denunciando l'ipotesi di un nuovo voto contrario da parte della Camera come "un oltraggioso inganno" nei confronti del popolo. L'ex premier ha sottolineato di non essere in genere favorevole ai referendum, ma ha ricordato che quello sulla Brexit fu convocato nel 2016, con il sostegno di un'amplissima maggioranza parlamentare, nel nome della promessa fatta da tutti i maggiori partiti di rispettarne l'esito. "Non si può chiedere un secondo referendum - ha poi aggiunto - solo perché il risultato del primo non piace".

La conta dei voti
Il premier britannico Boris Johnson ha bisogno della maggioranza dei voti della Camera dei Comuni per avere il via libera al sua accordo con la Ue sula Brexit, cioè dell'assenso di 320 deputati. Secondo i calcoli della Bbc il premier dispone al momento di 310 deputati a favore, contro 302 che si sono espressi per un voto contrario. Mancano all'appello 27 deputati, ancora indecisi o che preferiscono non rivelare come voteranno.

Johnson per l'occasione ha ottenuto il sostegno dei falchi della Brexit del suo partito conservatore, i cosiddetti spartani, circa 28, mentre i dieci deputati unionisti nordirlandesi hanno confermato il loro no all'intesa.

Vi sarebbero poi 12 deputati laburisti eletti in collegi che hanno votato a favore della Brexit pronti a disobbedire all'ordine di scuderia del partito di bocciare l'intesa. In ordine sparso i 21 Tory ribelli, espulsi per essersi schierati contro l'eventualità di un no deal: molti di loro sono disposti a votare per l'accordo.

In marcia a Londra per chiedere un nuovo referendum
Decine di migliaia di manifestanti manifestano nel centro di Londra per chiedere un nuovo referendum sulla Brexit, che considerano l'unica via per risolvere la crisi in corso.