MONDO
La vicenda australiana
Sydney: morti due ostaggi e il sequestratore
Man Maron Monis, predicatore islamico di origini iraniane, che dalla mezzanotte italiana aveva sequestrato circa 20 persone nella cioccolateria Lindt della città australiana, è stato ucciso dalla polizia, nel tentativo di liberare i prigionieri. Nell'operazione sono morte altre due persone. Il primo ministro: instabilità mentale del sequestratore

E' salito ad almeno 3 morti, incluso il sequestratore, il bilancio della presa di circa 20 ostaggi durata oltre 16 ore in un caffè nel centro finanziario di Sydney. Lo riferisce la polizia in una conferenza stampa. Tra le vittime due degli ostaggi, mentre altre 6 persone, incluso un agente, sono state ferite in modo piuttosto grave.
"Non è un evento o atto terroristico organizzato"
"Si tratta di un singolo che ha agito da solo. Non è un evento o atto terroristico organizzato. È una mela marcia che ha fatto qualcosa di scioccante", ha dichiarato Manny Conditsis, ex avvocato di Man Haron Monis, l'uomo di origine iraniana ritenuto responsabile del sequestro.
Il premier: il sequestratore, instabilità mentale
Il primo ministro Tony Abbott ha affermato, in un incontro con la stampa convocato dopo la fine del blitz, che il sequestratore soffriva di problemi di "instabilità mentale". Ha poi espresso le condoglianze alle famiglie delle vittime:
Il lungo assedio
Secondo gli agenti, è stato il sequestratore ad aprire il fuoco, obbligando le forze speciali ad intervenire per evitare che ci fossero delle vittime. La vicenda ha tenuto il Paese e il mondo con il fiato sospeso, anche perché si è temuto fosse un attacco jihadista, anche se è probabile che la religione non fosse l'unica molla a spingere il 49enne che già in passato aveva avuto molti problemi con la legge.
La vicenda
Man Haron Monis, religioso radicale iraniano, è entrato nel caffè cioccolateria della Lindt alle 09:45 del mattino ora locale, ha fatto esporre una bandiera con una lode ad Allah in arabo e ha minacciato di far esplodere quattro bombe. Sei ore dopo, cinque persone - tre uomini e due donne - sono riusciti a fuggire, in due diversi momenti.
"Non è un evento o atto terroristico organizzato"
"Si tratta di un singolo che ha agito da solo. Non è un evento o atto terroristico organizzato. È una mela marcia che ha fatto qualcosa di scioccante", ha dichiarato Manny Conditsis, ex avvocato di Man Haron Monis, l'uomo di origine iraniana ritenuto responsabile del sequestro.
Il premier: il sequestratore, instabilità mentale
Il primo ministro Tony Abbott ha affermato, in un incontro con la stampa convocato dopo la fine del blitz, che il sequestratore soffriva di problemi di "instabilità mentale". Ha poi espresso le condoglianze alle famiglie delle vittime:
Our thoughts and prayers are with the families of the two deceased hostages, the wounded and the other hostages. #sydneysiege
— Tony Abbott (@TonyAbbottMHR) 15 Dicembre 2014
Il lungo assedio
Secondo gli agenti, è stato il sequestratore ad aprire il fuoco, obbligando le forze speciali ad intervenire per evitare che ci fossero delle vittime. La vicenda ha tenuto il Paese e il mondo con il fiato sospeso, anche perché si è temuto fosse un attacco jihadista, anche se è probabile che la religione non fosse l'unica molla a spingere il 49enne che già in passato aveva avuto molti problemi con la legge.
La vicenda
Man Haron Monis, religioso radicale iraniano, è entrato nel caffè cioccolateria della Lindt alle 09:45 del mattino ora locale, ha fatto esporre una bandiera con una lode ad Allah in arabo e ha minacciato di far esplodere quattro bombe. Sei ore dopo, cinque persone - tre uomini e due donne - sono riusciti a fuggire, in due diversi momenti.