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CULTURA

Dal clic all'alienazione: voilà, la giungla di Amazon

Jean-Baptiste Malet racconta in En Amazonie i suoi tre mesi dentro il colosso di vendite online sotto finte spoglie, in uno dei magazzini logistici chiusi alla stampa. Tra turni massacranti, rock ad alto volume per aumentare la produttività e venti chilometri a piedi ogni giorno.

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Jean-Baptiste Malet
di Emma Farnè
Che cosa succede dopo aver fatto clic su "acquista" su Amazon? Lo racconta un giornalista francese, Jean Baptiste Malet in un libro inchiesta presentato alla Fiera della piccola e media editoria a Roma. 

A 26 anni Malet è stato assunto come interinale a Montélimar. Funzione: picker. "Pick, chi allestisce. Avete un carrello, un contenitore e il vostro scanner. Avete la lista degli articoli. Per otto ore di lavoro percorrete, ogni volta, più di venti chilometri a piedi".

l turno inizia alle 21:30, fino alle 4:50 di mattina. Già dal colloquio iniziale, Malet nota una serie di regole molto rigide: "Un'assenza di pochi minuti deve essere sempre giustificata. Se la macchina non funziona, occorre presentare una nota del meccanico. Nel parcheggio, dovete rispettare il limite di velocità di 15 chilometri orari. Se parcheggiate male, dopo un primo avviso della sicurezza, l'auto verrà rimossa". 

Le regole proseguono dentro: "Nel sito sono proibiti orologi, occhiali da sole, gioielli. Non dovete avere niente in testa. I capelli devono essere legati".

Malet è stato nel magazzino logistico, normalmente chiuso alla stampa, per quasi tre mesi. E racconta: "Il lavoratore è solo un numero. I superiori ti comunicano più volte la produttività, anche di notte. Non ci sono ritmi, si chiede solo di andare più veloce, di produrre di più. Quando prendevamo un libro, c'era un conto alla rovescia, entro cui portarlo dove si doveva. Se un operaio aveva un'ottima performance, lo si applaudiva".

C'era anche molta ideologia: "Ci dicevano di essere una grande famiglia. C'era una sorta di neopaternalismo, con caramelle, cioccolatini offerti ai dipendenti. Eventi sociali creati all'insegna di uno degli slogan aziendali: have fun". 

Quella di Malet è un'inchiesta che segue molte altre già condotte nel Regno Unito (come questa, della Bbc), in Germania (qui il reportage dell'emittente Ard) e in Francia sulle condizioni di lavoro in Amazon. L'azienda ha sottolineato in più comunicati (qui uno in inglese) come la sicurezza del lavoratore sia la priorità dell'azienda e che le paghe orarie sono sopra alla media nazionale e oltre il salario minimo di ogni Stato.

Intanto, non mancano le contraddizioni anche nel libro di Malet. En Amazonie si può comprare su Amazon. Non è un controsenso? La casa editrice Kogoi, che ha pubblicato il volume in Italia spiega che si tratta di  distributori esterni che l'hanno comprato e poi rivenduto. Malet risponde sicuro di sé: "Amazon ha voluto che apparissi come qualcuno che alimenta una contraddizione. Ma quando l'ho scritto, non avevo un contratto con un editore. E comunque, la purezza non mi interessa. Userò i soldi che guadagno da questo libro per un'altra inchiesta". 
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