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AMBIENTE

"Scoraggiante l'assenza di Cina e Russia"

​Cop26, il giorno di Obama: "Il tempo sta scadendo, dobbiamo fare di più"

L'ex presidente Usa: "Tutti abbiamo un ruolo da giocare, ma i grandi Paesi ricchi, chi contribuisce a far precipitare il problema, ha un onere aggiuntivo"

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È iniziata l'ultima settimana di lavori Cop26. Oggi a Glasgow è stata la giornata di Barack Obama, che ha invitato a fissare obiettivi per il 2030, "per scongiurare il disastro climatico".

"Il tempo sta scadendo: abbiamo fatto significativi progressi dall'accordo di Parigi ma dobbiamo fare di più", sia "collettivamente che individualmente". Così l'ex Presidente Usa nel suo intervento alla Cop26 di Glasgow.  "L'accordo di Parigi va continuamente aggiornato e migliorato".

E' un decennio decisivo per evitare il disastro climatico", ha ammonito l'ex presidente, ricordando che "i cambiamenti climatici sono sempre più evidenti" e sostenendo che la lotta alla crisi climatica dovrebbe trascendere la normale geopolitica. A suo avviso, la riduzione dell'uso del metano è "la singola soluzione più veloce ed efficace".

L'ex Presidente Usa ha espresso apprezzamento per l'approvazione al Congresso del piano di Joe Biden sulle infrastrutture e si è detto "fiducioso" che nelle prossime settimane sia approvato anche quello per welfare e clima, sostenendo che entrambi i pacchetti contribuiranno alla lotta contro i cambiamenti climatici, riducendo i costi dell'energia e creando milioni di posti di lavoro. 

Con le misure attuali "non riusciamo (a contenere l'aumento delle temperature) entro 1,5 gradi", ha detto l'ex presidente Usa. Obama ha quindi osservato che "non è abbastanza, ma ci muoviamo nella direzione giusta". 

"Lontani da dove dovremmo essere"
"Se tutti gli annunci audaci e tutte le promesse che sono state fatte avranno un seguito allora sarà vero progresso", ha detto Barack Obama, intervenendo alla Cop26. Sottolineando che conta ogni frazione di grado in meno, Obama ha aggiunto che occorrerà l'impegno degli attivisti fra i vertici Cop. "Ci sono momenti in cui siamo tutti scoraggiati e questo è normale", ha aggiunto l'ex presidente Usa. 

"Non siamo neanche lontanamente dove dovremmo essere. Per cominciare, nonostante i progressi rappresentati da Parigi, la maggior parte dei Paesi non è riuscita a soddisfare i piani stabiliti sei anni fa", dice l'ex presidente Usa.

"Negli Usa stop a progressi con Trump"
"Negli Stati Uniti, alcuni dei nostri progressi sulla lotta al cambiamento climatico si sono fermati quando il mio successore ha deciso di ritirarsi unilateralmente dall'Accordo di Parigi nel suo primo anno di mandato. Non sono stato molto contento di questo". Così Obama. 

"Scoraggiante l'assenza di Russia, Cina"
Per la lotta ai cambiamenti climatici "abbiamo bisogno di Russia, Cina e India", "non possiamo lasciare in panchina nessuno". Così Barack Obama nel suo intervento alla Cop26 a Glasgow. "E' stato molto scoraggiante vedere i leader di due dei maggiori Paesi emettitori, Cina e Russia, rifiutarsi persino di partecipare ai lavori, i loro piani nazionali riflettono quella che appare una pericolosa mancanza di urgenza", ha ammonito l'ex presidente Usa.

"Tutti noi abbiamo un ruolo da giocare, ma Paesi ricchi hanno peso in più"
"Tutti noi abbiamo un ruolo da giocare, tutti noi abbiamo lavoro da fare, tutti noi dobbiamo fare sacrifici, ma chi di noi vive in Paesi grandi e ricchi, chi contribuisce a far precipitare il problema, ha un onere aggiuntivo, che è quello di garantire che collaboriamo e che aiutiamo e assistiamo coloro che sono meno responsabili e meno in grado ma più vulnerabili a questa crisi imminente". Così l'ex presidente Usa.

"Ogni grado che riusciamo a ridurre conta"
I piani attuali "ancora non arrivano a 1,5 gradi" e "ogni grado che riusciamo a ridurre conta". Lo ha detto l'ex presidente Usa Obama intervenendo alla Cop26 a proposito della crisi climatica, parlando dell'importanza di rispettare le promesse fatte per il clima.

La conferenza punta a ottenere dai governi un impegno a tagliare le emissioni di anidride carbonica in modo sufficientemente veloce da mantenere il riscaldamento globale entro gli 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli pre-industriali. Il mondo ha già subito un riscaldamento di 1,1 gradi e le proiezioni attuali, basate sui tagli di emissioni in programma per i prossimi 10 anni, prevedono che il pianeta toccherà i 2,7 gradi in più entro il 2.100, uno scenario che secondo l'Onu risulterebbe in una "catastrofe climatica".

"Se tutti seguono gli impegni che hanno già preso a questa conferenza, gli ultimi dati indicano che arriviamo a circa 1,8 gradi", "questo non è ancora abbastanza", ha detto Obama, ma "dall'altra parte c'è una grande differenza, fra 2,7 gradi e 1,8 gradi c'è una grande differenza, e poi 1,5 gradi, questa è una grande differenza".

Poi Obama ha detto: "Penso che, se rispettiamo tutti gli annunci e le promesse che sono stati fatti, questo costituisce un progresso reale, non sufficiente, ma ci porta nella giusta direzione".

"Sono un 'island kid'. Da isole l'allarme del disastro incombente"
"Sono un 'island kid'", cioè un "bambino isolano", aveva esordito stamane Obama riferendosi al fatto che è nato e cresciuto alle Hawaii. "Come probabilmente tutti voi sanno, sono stato plasmato dalla mia esperienza di persona cresciuta alle Hawaii", ha detto l'ex inquilino della Casa Bianca, e "mentre ero presidente sono stato orgoglioso del lavoro che abbiamo fatto con i Paesi insulari, i più vulnerabili al cambiamento climatico", "per molti versi le nostre isole sono il campanello d'allarme" della crisi climatica. Di fronte ai cambiamenti climatici, gli Stati insulari "sono come i canarini che venivano utilizzati nelle miniere di carbone" come sistema di allarme.

Le isole "ci stanno mandando un messaggio adesso, che se non agiamo, e non agiamo in modo audace, sarà troppo tardi. Non è qualcosa distante 10 o 20 o 30 anni, è adesso, e dobbiamo agire adesso", ha detto ancora Obama.

"Penso sinceramente che non avremmo avuto un accordo così ambizioso a Parigi se non fosse stato per la volontà e la capacità dei Paesi insulari", ha detto ancora ringraziandoli. E ancora: "Come cinque anni fa non abbiamo fatto abbastanza e le nostre isole sono minacciate più che mai". Obama si è poi detto orgoglioso dell'attenzione che il governo Usa e il presidente Joe Biden danno alla questione.

"I giovani fattore di cambiamento. Il mondo è pieno di Grete"
Il cambiamento climatico è una fonte di "vera ansia e vero pericolo" per i giovani, è una questione "personale": lo ha detto Barack Obama nel suo intervento alla Cop26, sostenendo che la crescente partecipazione dei giovani alle elezioni e alla politica costringe i leader e i partiti a non ignorare il problema del climate change. I giovani, ha aggiunto l'ex presidente, possono anche spingere le aziende  ad agire su questo fronte. 

"Due anni fa Greta Thunberg ha ispirato migliaia di giovani" per la lotta al cambiamento climatico, "ora il mondo è pieno di Grete", ha detto Obama. L'ex presidente americano ha però ammonito che se "le proteste sono necessarie", per costruire le coalizioni necessarie "dobbiamo persuadere quelli che non sono d'accordo o che sono indifferenti". 

Obama, parlando alla Cop26, ha lanciato un appello ai giovani a votare, perché i governi non agiranno senza la pressione degli elettori. "Votate come se la vostra vita dipendesse da questo, perché è così" e "la verità è che non avremo piani per il clima più ambiziosi da parte dei governi a meno che i governi non sentiranno la pressione degli elettori", ha detto.

"Voglio che rimaniate arrabbiati, ma canalizzate questa rabbia, spingete sempre di più, questa è una maratona non uno sprint", ha proseguito Obama.

"Le proteste sono necessarie, le campagne con gli hashtag possono far crescere la coscienza, ma per costruire coalizioni più ampie", ha spiegato, bisogna raggiungere anche chi "non è ancora convinto. E per persuadere queste persone - ha aggiunto -non si può più solo urlare o twittare contro, o creare problemi bloccando il traffico, dobbiamo ascoltare le obiezioni e la riluttanza della gente comune, comprendere la loro realtà e lavorare con loro in modo che azioni serie sul clima non abbiamo un impatto negativo su di loro". 

La prima bozza del documento conclusivo della Cop26
Ecco alcuni dei temi principali contenuti nella prima bozza del documento conclusivo della Cop26, messo a punto alla fine della prima settimana di lavori e su cui ancora sicuramente si tornerà a intervenire. Il testo è di tre pagine, con una suddivisione per capitoletti, e alcuni messaggi chiave. I negoziati si concluderanno il 12 novembre.

"Mantenere in vita" e "a portata di mano" l'obiettivo degli 1,5 gradi centigradi di aumento medio della temperatura globale. Questo è il cuore della prima bozza. E ancora: "profonda preoccupazione" per il fatto che "l'obiettivo dei 100 miliardi di dollari" non sia ancora stato raggiunto, è per questo che è necessario "aumentare urgentemente i flussi finanziari per sostenere i Paesi in via di sviluppo", per il "trasferimento tecnologico", l'innovazione, e la cooperazione internazionale; per combattere i cambiamenti climatici è necessario seguire la scienza, lasciandosi guidare da essa, pensando a obiettivi più ambiziosi, responsabilizzare i giovani, tutelare i diritti umani, di genere, di territorio, delle popolazioni indigene, mettere in atto una giusta transizione.

Greenpeace critica il promemoria degli argomenti da inserire nelle decisioni finali perché "manca completamente di menzionare i combustibili fossili, nonostante il consenso degli esperti sulla necessità di porre immediatamente fine a nuovi progetti per lo sfruttamento di carbone, petrolio e gas se si vuole raggiungere gli obiettivi dell'accordo di Parigi e limitare il riscaldamento globale entro 1,5 gradi centigradi".

I drammatici scenari di McKinsey & Company
Se si superano 1,5 gradi di riscaldamento dai livelli pre-industriali, nel prossimo decennio quasi metà della popolazione mondiale sarà esposta al rischio di ondate di calore, siccità, inondazioni o carenza d'acqua, contro il 43% a rischio oggi.

Lo sostiene una ricerca di McKinsey &Company presentata stamani alla Cop26 di Glasgow, nella giornata dedicata all'adattamento ai cambiamenti climatici. 

Secondo il rapporto, in questo scenario le zone sottoposte ad ondate di calore potrebbero registrare temperature che renderebbero impossibile lavorare all'esterno nel 25% delle ore lavorative di un anno. 

In uno scenario peggiore, di 2 gradi sopra i livelli pre-industriali al 2050 (oltre l'obiettivo minimo dell'Accordo di Parigi), 800 milioni di persone in più rispetto ad ora vivrebbero in aree urbane con gravi problemi idrici, a causa dell'aumento della domanda d'acqua.   Circa 100 milioni di persone (1 su 7 degli agricoltori del mondo nel 2050) sarebbero esposte a gravi livelli di siccità,riducendo la loro capacità di produrre cibo. Quattrocento milioni di persone che vivono sulle coste di mari e fiumi rischierebbero inondazioni costiere, con morti e ingenti danni materiali. 

Se il riscaldamento globale al 2050 supererà i 2 gradi dai livelli pre-industriali (l'obiettivo minimo dell'Accordo di Parigi), fra le popolazioni più povere del mondo le persone esposte a rischi climatici saranno il doppio rispetto ad oggi. Lo sostiene una ricerca di McKinsey &Company, diffusa oggi alla Cop26 di Glasgow nella giornata dedicata all'adattamento ai cambiamenti climatici.