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ECONOMIA

Spettro recessione

Coronavirus, Cgia Mestre: a rischio economia, metà Pil e gettito prodotto a Nord

La metà del Pil nazionale e del gettito fiscale, che finisce nelle casse dell'Erario, è prodotta al Nord. Forte rischio di fermo dell'economia

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di Tiziana Di Giovannandrea
L'Ufficio Studi della Cgia di Mestre lancia l'allarme sugli effetti negativi del Coronavirus e punta il dito sulle cattive conseguenze economiche che ne possono derivare.

Il rischio è che, se l'emergenza Coronavirus dovesse diffondersi a dismisura in tutte le regioni del Nord e durasse qualche mese, come ipotizzano alcuni esperti di virologia, una buona parte dell'economia nazionale si possa fermare. Lo spettro della recessione è alle porte.

Dallo studio emerge che in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Liguria viene "generata" la metà del Pil nazionale e del gettito fiscale che finisce nelle casse dell'Erario; vi lavorano oltre 9 milioni di addetti occupati nelle imprese private (pari al 53 per cento del  totale nazionale). E da questi territori partono per l'estero i 2/3 delle esportazioni italiane e si concentra il 53 per cento circa degli investimenti fissi lordi.

• Necessarie misure strutturali
Oltre alle misure urgenti che interessano le attività e i contribuenti che rientrano nei Comuni ubicati nella cosiddetta 'zona rossa' è altresì necessario, che l'Esecutivo metta a punto una misura strutturale che interessi tutta l’economia.

Per il Centro Studi, serve sicuramente rifinanziare Cigo e Cigs, ridare credito alle Pmi e che la PA paghi i suoi debiti.

"Il danno di immagine provocato all'Italia è alquanto pesante. Molti settori produttivi - segnala il coordinatore Ufficio Studi Paolo Zabeo - sono già allo stremo, per questo chiediamo al governo di approvare subito un intervento di medio-lungo termine che preveda il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali e l'estensione degli stessi ai settori che oggi sprovvisti, che si rafforzino le misure di accesso al credito delle Pmi e la Pubblica amministrazione paghi tutti i debiti con i propri fornitori".

• Ammontare degli effetti del Coronavirus sulla economia reale
Secondo la Cgia è molto difficile quantificare economicamente l'impatto, anche perché molto dipenderà dalla durata temporale di questa fase emergenziale. "Tuttavia, si segnala che nelle settimane scorse il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, ha ipotizzato una 'perdita' di qualche decimale di Pil. Se, ad esempio, la ricchezza  prodotta dovesse scendere di 0,4 punti, così come prevedono alcuni istituti di ricerca, il danno economico ammonterebbe a circa 7 miliardi di euro". Una cifra, comunque, "puramente indicativa" che - sottolinea la Cgia - non è supportata da alcun riscontro statistico".

• Necessario rilanciare gli investimenti pubblici
Oltre a questo, la Cgia chiede di rilanciare anche gli investimenti pubblici. Afferma il segretario, Renato Mason: “Nei giorni scorsi il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, ha annunciato che Bruxelles, così come ha già fatto in passato quando abbiamo affrontato altre importanti emergenze come il terremoto nel Centro Italia e l’arrivo in massa dei migranti nei porti del Sud, ci riconoscerà una dose di flessibilità che ci consentirà di non rispettare gli impegni assunti in merito al rapporto Deficit/Pil. Risorse che, a nostro avviso, devono essere spese per la rilanciare gli investimenti pubblici, per ammodernare questo Paese, in altre parole per ridare fiato ad una economia che, altrimenti, rischia di entrare in recessione”. 

L'UfficIo Studi della Cgia mette poi in evidenza come nell’ultimo anno le banche hanno tagliato i prestiti di 33 miliardi e la PA deve 53 miliardi ai fornitori.