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Coronavirus

Possibili zone rosse dal 7 gennaio

Coronavirus, sale il tasso di positività: riaperture a rischio, allarme per la scuola

Il rapporto dei positivi in base ai tamponi effettuati ha subito un’impennata salendo fino al 17,6%. Numeri che fanno ipotizzare una nuova stretta. In mattinata riunione tra Conte, Boccia, capidelegazione della maggioranza e Cts

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Dal 7 gennaio, con la fine delle regole anti-Covid previste dall'ultimo decreto, l'Italia dovrebbe tornare al sistema diversificato di colori (zona rossa, arancione e gialla) in base a contagi e dati. Ma proprio i numeri dell'ultimo bollettino diramato ieri dal ministero della Salute rischiano di frenare la ripartenza. Se infatti il numero dei nuovi contagi è calato sensibilmente rispetto al giorno prima, con 11.831 nuovi contagi, il tasso di positività - il rapporto dei positivi in base ai tamponi effettuati (67.174) -  ha subito un’impennata salendo fino al 17,6%. Numeri che fanno ipotizzare una nuova stretta: il governo infatti potrebbe decidere di prorogare alcune restrizioni, almeno fino alla scadenza del Dpcm previsto per il 15 gennaio. In mattinata è prevista una riunione tra il premier Giuseppe Conte e i capidelegazione della maggioranza per un punto sull'emergenza Covid in vista del 7 gennaio e delle possibili misure, incontro allargato al Cts, al ministro per gli Affari regionali Francesco boccia e al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro.

Crescono inoltre le perplessità sul fronte della riapertura delle scuole: anche se l'avvio della didattica in presenza al 50% negli istituti resta al momento fissato al 7 gennaio, tra i governatori ci sono ancora molti dubbi. Tanto da spingere il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, a rimettere in discussione quella data: "Credo sarebbe giusto che il governo nelle prossime ore ci riconvocasse e insieme prendessimo una decisione, in maniera molto laica", dice.

Rischio ripresa dei contagi
Gli effetti del Dpcm del 24 ottobre - secondo diversi esperti - sono ormai esauriti e in tutta Italia la curva dell'epidemia sta tornando a salire, tanto che le stime elaborate dallo statistico Livio Fenga indicano circa 600 mila casi complessivi a fine gennaio, contro i circa 577 mila attuali. E sono almeno 14 le regioni in cui le stime indicano una ripresa dei contagi a partire dal Veneto. Dall'indagine emerge una tendenza all'aumento nelle province autonome di Trento e Bolzano, in Veneto, Emilia Romagna, Lazio, Marche e Umbria. Per il matematico del Cnr, Giovanni Sebastiani, la speranza è che "la ripresa sia mitigata dagli effetti delle misure introdotte alla vigilia Natale, delle quali si potranno vedere gli effetti nella seconda settimana di gennaio". Secondo l'esperto "sarebbe prudente vedere l'andamento dei dati e soltanto dopo decidere se riaprire le scuole".

Possibili zone rosse dal 7 gennaio
In vista di un nuovo decreto che supererà l'ultimo Dpcm in scadenza il 15, si guarda inoltre a cosa succederà nelle prossime settimane: il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato l'ordinanza con cui si differisce la riapertura degli impianti sciistici al 18 gennaio. "Ora si può finalmente ripartire in sicurezza", commentano soddisfatti gli assessori con delega allo sci delle Regioni e Province autonome dell'arco alpino e dell'Abruzzo. E qualche spiraglio si apre sulle palestre con la proposta della coordinatrice dello Sport delle Regioni, Tiziana Gibelli, che ipotizza la ripartenza dal 15 gennaio sotto la garanzia di regole rigide.   

La collocazione dei territori nelle varie zone - gialla,arancione o rossa - sarà invece decisa già in seguito al monitoraggio che arriverà nella prima metà della prossima settimana. A rischiare la zona rossa per ora sono soprattutto Veneto, Liguria e Calabria, ma anche Puglia, Basilicata e Lombardia. Altri indicatori d'allerta riguardano Friuli Venezia Giulia, Valle d'Aosta, Piemonte, Provincia autonoma di Trento ed Emilia Romagna, che hanno una probabilità superiore del 50% di superare la soglia critica di occupazione dei posti letto in area medica in 30 giorni, mentre per Lombardia, Trento e Veneto lo stesso discorso vale per le terapie intensive. Incerta la situazione della Sardegna, mentre fonti di governo fanno sapere che dal 7 l'Abruzzo tornerà in zona gialla.