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ITALIA

La sentenza

Abbandonò la Concordia con passeggeri a bordo e poi mentì:le motivazioni della condanna di Schettino

La Corte d'Appello di Firenze motiva così la sentenza del 31 maggio che confermò la condanna a 16 anni di reclusione e 1 mese di arresto gia' inflitta al Comandante dal tribunale di Grosseto per il naufragio della Costa Concordia che il 13 gennaio 2012 causò la morte di 32 persone all'Isola del Giglio. E sul famoso "inchino" per i giudici Schettino ignorò le indicazioni del cartografo e si affido al suo "istinto marinaresco"

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A tre mesi dal verdetto di condanna arrivano le motivazioni della sentenza con la quale la Corte d'Appello di Firenze ha condannato il Comandante Francesco Schettino per il naufragio della Costa Concordia. 


Salto' dalla Concordia su una lancia in mare, mentre sapeva che c'erano ancora passeggeri a bordo. Poi, ormai in salvo su uno scoglio, continuo' a mentire alle autorita', come nella telefonata con De Falco, sulla reale situazione in corso del naufragio che sarebbe costato 32 vittime e numerosi traumatizzati.  All'ex comandante Francesco Schettino i giudici di appello di Firenze non hanno fatto sconti, tantomeno sull'accusa piu' infamante, cioe' l'abbandono della nave.

Lo si legge nelle motivazioni della sentenza del 31 maggio che confermo' la condanna a 16 anni di reclusione e 1 mese di arresto gia' inflitta a Schettino dal tribunale di Grosseto.    

Schettino sapeva che c'erano persone a bordo e mentì
"Non e' attendibile - scrivono i giudici - quanto riferito dall'imputato durante l'esame dibattimentale in merito al fatto che, nel momento in cui saltava sul tetto di una lancia, non si era reso conto che vi erano persone ancora a bordo"; al contrario in quel "preciso momento, Schettino era consapevole che diverse persone si trovavano ancora sul lato sinistro della nave o che, comunque, quantomeno aveva seri dubbi in tal senso e decideva in ogni caso di allontanarsi in modo definitivo dalla Concordia".  Schettino, dicono i giudici, "dopo aver mentito al sottocapo Tosi (un soccorritore, ndr) continuava a raccontare il falso anche a De Falco" mentre "era gia' in salvo".    

Nessuno sconto neanche sugli altri delitti: omicidio e lesioni plurimi colposi, naufragio colposo, abbandono, mancate comunicazioni alle autorita'. Il collegio - presidente Grazia D'Onofrio, consigliere Linda Vannucci, relatore Angelo Grieco - stila un testo di quasi 700 pagine che cementa tutti i 'fondamentali' dell'accusa, cosi' come gia' li ha recepiti il tribunale di Grosseto. E offre alcune rifiniture, inedite, su comportamenti e psicologia di Schettino azzerando ogni ipotesi di scaricare responsabilita' su ufficiali di plancia e altri della nave, suggerite - senza successo - dalla difesa.    

"Non si comprende - osservano i giudici di Firenze - come Schettino, al vertice della catena di comando, possa pretendere di andare esente da responsabilita' per le sue numerose condotte colpose, commissive e omissive, che hanno portato la nave al naufragio solo perche' profili di colpa concorrente (di gravita' molto minore) sono stati ravvisati anche nelle condotte dei suoi sottoposti".

Nessuna "pentola bollente"
Percio' "nessuna pentola bollente" gli fu passata da Ciro Ambrosio, anzi i giudici scrivono di "ingerenza di Schettino" in plancia. Ne' era "intenzione" di Schettino seguire la rotta del cartografo Canessa, ma "navigare secondo il suo istinto marinaresco, piu' a ridosso dell'isola, confidando nella sua abilita'": "Non intendeva attenersi alla rotta per l'inchino ma passare piu' vicino all'isola seguendo una sua rotta che non era stata comunicata ad alcuno".  

 Annotano i giudici: "E' eloquente la telefonata con Mario Palombo dove Schettino s'informava se c'era acqua alta sufficiente in un punto a distanza inferiore a quella dove sarebbe dovuta passare la nave". Che invece urto' le rocce. Bocciata la difesa anche sui presunti errori del timoniere: la lingua doveva essere l'italiano ma la raffica di ordini in inglese, e in rapida sequenza, confuse Jacob Rusli Bin.    

La corte d'appello pero' non calca la mano sull'imputato e resta distante da una pur possibile lievitazione della condanna (il pg voleva 27 anni di carcere). Anche in questo senso i giudici respingono l'attribuzione della 'colpa cosciente', come chiedeva invece il pm nel suo ricorso. Qualificazione che avrebbe alzato il conteggio.

Domani a Genova l'ultimo viaggio della nave Costa Concordia
Un viaggio breve, dal molo ex Superbacino di Genova, dov'e' attualmente ormeggiata, si spostera' al bacino 4. Qui sara' definitivamente demolita.
Lo scafo, ormai ridotto al minimo con il taglio dei ponti, e' stato messo in condizioni di galleggiare da solo rendendo
stagni alcuni compartimenti di quel che resta della nave, che e' pronta quindi per iniziare la fase quattro del progetto di ship recycling: l'operazione finale di smantellamento.

Sara' effettuata la rimozione degli ultimi allestimenti interni e la pulizia delle aree, per arrivare alla demolizione definitiva di tutte le strutture con lo smaltimento o il recupero dei materiali di risulta.

La nave naufrago' al Giglio il 13 gennaio 2012 portando via con se' la vita di 32 persone.
Ad aggiudicarsi i lavori di smantellamento e riciclo, acquistando il relitto da Costa Crociere, era stato il Consorzio Ship recycling.