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Coronavirus

"Altre 8 regioni sopra 150 casi per 100.000"

Covid, epidemiologi: tra 14 giorni 5 regioni con 250 casi su 100.000

"Accelerare al massimo la somministrazione della dose booster" è una delle raccomandazioni oltre a "promuovere la vaccinazione dei soggetti che, fino ad ora, non hanno aderito all'offerta"

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L'indice di replicazione diagnostica (RDt) a livello nazionale sui dati del 13 novembre "è pari a 1,42 e superiore all'uno in tutte le regioni". Questo indica "una significativa accelerazione nella diffusione dei contagi che, a parità di condizioni, potrebbe portare tra due settimane 5 regioni a superare la soglia del tasso di incidenza settimanale di 250 casi per 100.000 e altre 8 sopra 150 casi per 100.000".

Queste le stime del Gruppo di lavoro MADE dell'Associazione Italiana di Epidemiologia diffuse insieme a un position paper che contiene cinque raccomandazioni per la gestione dell'attuale fase pandemica.

Sulla base dell'analisi dei dati, per il contenimento dei contagi, dei ricoveri e dei decessi associati al Covid-19, è necessario innanzitutto, si legge, "promuovere la vaccinazione dei soggetti che, fino ad ora, non hanno aderito all'offerta puntando a campagne mirate di chiamata attiva" e "accelerare al massimo la somministrazione della dose booster".   E' possibile, infatti, stimare il numero di persone che bisogna vaccinare per prevenire una infezione, un ricovero in ospedale, uno in terapia intensiva, un decesso.

In base all'incidenza e ai dati osservati nel mese di ottobre, se avessimo raggiunto 367 soggetti, tra le 235.000 persone di più di 80 anni ancora non vaccinate, avremmo evitato un contagio; con 783 somministrazioni avremmo evitato un ricovero e, con 1.365 vaccinazioni tra gli over 80 non vaccinati, avremmo evitato un decesso. "Con l'aumento prevedibile dell'incidenza nelle prossime settimane, il guadagno in numeri assoluti di eventi evitati con la vaccinazione risulterà ancora maggiore".

Aumento dell'influenza nei bambini complica la gestione
"Rispetto all'autunno scorso, il rilassamento di alcune misure di prevenzione sta portando ad un aumento dell'incidenza di sindromi influenzali, in particolare nelle fasce di età 0-4 anni, che certamente complica e aggrava il lavoro di inquadramento diagnostico e di gestione dei casi", spiega il documento degli epidemiologi.   Tra le priorità, "la prevenzione delle infezioni tra i soggetti di età inferiore a 12 anni, per i quali la vaccinazione non è ancora disponibile, sia per proteggerli dai contagi, saper scongiurare". Accanto al ripristino e al richiamo all'osservanza delle misure di protezione mirate a garantire il distanziamento fisico e una adeguata ventilazione degli ambienti è "indispensabile assicurare la tempestività negli interventi di accertamento diagnostico dei casi sospetti, isolamento dei positivi e tracciamento dei contatti stretti".   

Questo ultimo aspetto, però, precisa il position paper, "è condizionato da un depauperamento delle risorse umane a disposizione dei Dipartimenti di Prevenzione, a seguito della scadenza dei contratti del personale assunto per l'emergenza.Occorre pertanto - concludono gli epidemiologi - garantire un potenziamento degli organici e degli strumenti di sorveglianza dei Dipartimenti".