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POLITICA

Il caso

Crac banche, Boschi alla prova della Camera: si vota sulla mozione di sfiducia

Il Csm ha aperto un fascicolo sul Pm di Arezzo che indaga sul crac di Banca Etruria ed è consulente del governo. Renzi: "A gestire gli arbitrati sarà Cantone"

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Maria Elena Boschi
Roma


Il caso banche continua ad agitare le acque della politica. Alle 9 a Montecitorio è iniziata la discussione sulla mozione di sfiducia contro il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, presentata dal M5S e appoggiata anche da Lega e Sinistra italiana, mentre Forza Italia ha dichiarato che non voterà. Secondo i firmatari ci sarebbe un conflitto di interessi riguardo il cosiddetto decreto "salvabanche" per la posizione del padre della Boschi, ex vicepresidente di banca Etruria, una dei quattro istituti commissariati. Il Pd e tutto il governo hanno fatto quadrato intorno al ministro, che è presente in aula insieme ad altri nove ministri. Non c'è il premier Renzi, impegnato a Bruxelles per il consiglio Ue. Il presidente del Consiglio ieri ha annunciato una importante decisione sull'autorità chiamata a decidere chi dei risparmiatori cui sono state vendute obbligazioni subordinate avrà diritto ai rimborsi. 

Il Ministro in aula
Maria Elena Boschi,  l'esponente più in vista del governo dopo il premier, è arrivata a Montecitorio poco prima delle 9 e ha preso un caffè alla buvette ostentando tranquillità. Segue il dibattito generale prendendo appunti. La sua replica è prevista intorno alle 10.

Vigilia di lavoro
Ieri ha voluto mostrare con una "giornata normale" di non essere affatto preoccupata per il voto: ha fatto una riunione sulla legge di Stabilità e poi nel pomeriggio ha partecipato ad un convegno in cui ha difeso l'importanza della riforma istituzionale. Oggi cercherà di dimostrare, stando ai fatti, che l'accusa di conflitto di interessi per il decreto salva-banche è falsa. "A differenza di altri casi, come Cancellieri e Lupi - spiega un dirigente dem - per Maria Elena non c'è niente, né un orologio né un'intercettazione. E' tutta una strumentalizzazione politica contro il governo che finirà in niente ma che comunque renderà la giornata una brutta giornata". Perché, al di là dei numeri, il Pd mette in conto lo show dei grillini e dei leghisti contro il ministro. "#BoschiACasa! Nessuna fiducia da parte degli italiani, il Parlamento ne prenda atto", ha chiamato alle armi Beppe Grillo. A colpire, poi, la maggioranza è l'attacco che arriva da sinistra. "Da giorni avevamo chiesto chiarimenti al ministro e non sono arrivati e poi le misure decise dal governo sono largamente insufficienti", è la motivazione del capogruppo Si Arturo Scotto a favore della sfiducia.    

Arbitrati affidati a Cantone
Renzi è certo che il suo ministro supererà a testa alta le forche caudine del voto. Così come difende la "trasparenza" del decreto e per rafforzare la serietà dell'arbitrato ha deciso di affidare all'Anac di Raffaele Cantone la supervisione dei rimborsi. Il teatro parlamentare sarà poi per il premier l'occasione per testare il grado di "demagogia" dei suoi principali rivali, Grillo e Salvini. E dopo l'accordo con M5S sulla Consulta, non si fa in realtà grandi illusioni di poter consolidare il dialogo con i grillini. "E' un accordo istituzionale - chiarisce - e noi siamo sempre disponibili a dialogare perché è il momento di fare le cose, di dare un segnale ai cittadini". Dall'esito della vicenda della Corte Costituzionale, poi, il premier ha tratto anche la conclusione che con il centrodestra, a trazione Salvini, è impossibile fare intese. E la prova che Silvio Berlusconi si è fatto attrarre dal "populista" leghista Renzi la trova anche nella decisione di avallare la mozione di sfiducia contro il governo, presentata al Senato. Ma in ogni caso il leader Pd lascia una mezza porta aperta: "Bisogna capire se ci sono ancora i moderati nel centrodestra. Più che discutere dei posti si mettessero d'accordo: se non scelgono la linea demagogica ed estremista di urlare contro tutti ma perdendo voti, siamo sempre pronti ad avere un dialogo, restando in alternativa".    

Il fronte giudiziario
Non solo quelli delle associazioni dei consumatori, ma sono centinaia gli esposti che in procura a Arezzo si attendono, presentati da singoli obbligazionisti, nei confronti del management di Banca Etruria. Dopo quelli di Adusbef, Federconsumatori e Codacons che sono sul tavolo del procuratore Roberto Rossi, erano attesi altri esposti di associazioni. E il procuratore sta pensando ad un pool per gestire l'insieme di esposti che dovrebbero ancora arrivare. Tutti insieme potrebbero confluire nella quarta inchiesta della procura aretina su Banca Etruria dopo quelle su fatture false, ostacolo alla vigilanza e conflitto di interessi: l'inchiesta per truffa, la cui apertura formale a questo punto sarebbe solo questione di tempo. Anzi, poco tempo. Secondo quanto appreso, Rossi vorrebbe procedere alla svelta, seppure analizzando in dettaglio la documentazione dalla quale, oltre a reati, potrebbero emergere illeciti amministrativi. Tra ipossibili esposti anche quelli dei dipendenti dell'istituto di credito, magari spesso additati come 'carnefici' dei risparmiatori ma che sono invece tra le 'vittime' del salva-banche: 400 di loro, su circa 1.200, avevano acquistato o fatto acquistare a familiari e amici stretti le obbligazioni.    

Il Csm ha aperto un fascicolo
Ill procuratore dovrà fare i conti anche con un nuovo problema: l'apertura di un fascicolo al Csm che ha accolto la richiesta presentata dal laico di Forza Italia Pierantonio Zanettin che ha chiesto di verificare se vi fossero profili di incompatibilità legati al fatto che Rossi - che come procuratore si occupa del coordinamento delle inchieste del suo ufficio - svolge un incarico di consulenza per il governo. Incarico che peraltro sarebbe autorizzato dallo stesso Csm. Ma alcune fonti vicine agli inquirenti prospettano anche la possibilità che l'apertura del fascicolo al Csm possa rappresentare un involontario deterrente alla presentazione di esposti: gli eventuali danneggiati potrebbero cioè non essere spinti a ricorrere alla procura fino a quando la vicenda non sarà chiarita. Rossi, tra l'altro, ha tenuto per il suo ufficio, anche per le altre inchieste su Banca Etruria, i fascicoli in cui si profilano ipotesi di reato che attengono la sua competenza mentre e' destinata a Roma la documentazione che puo' invece riguardare aspetti relativi alla vigilanza.    

Il Sindaco di Arezzo scrive a Mattarella
Intanto il sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli ha scritto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per chiedere un intervento personale sulle condizioni degli ex obbligazionisti di Banca Etruria. Nella lettera si fa il punto sulla situazione delle migliaia di famiglie in difficoltà, chiedendo un intervento personale finalizzato a trovare una soluzione seria e tangibile per chi, con il decreto salvabanche ha perso tutto.  E ieri il Capo dello Stato ha avuto un colloquio con il Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco.