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POLITICA

Cts: rafforzare misure per limitare diffusione varianti Covid. Stop impianti sci, ira Governatori

Piste da sci chiuse almeno fino al 5 marzo: è la decisione del ministro della Salute Speranza, dopo che il Cts aveva giudicato la riapertura troppo rischiosa, visto anche l'allarme varianti

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Per "contenere e rallentare" la diffusione delle varianti del Covid, "in analogia con le strategie adottate negli altri paesi europei", è necessaria una "rigorosa osservanza, rafforzamento e incremento delle misure di mitigazione del rischio sia in ambito nazionale che in specifici ambiti locali, evitando ulteriori misure di rilascio".

E' l'indicazione che gli esperti del Comitato tecnico scientifico hanno dato venerdì scorso al termine della riunione in cui hanno analizzato gli ultimi dati epidemiologici e preso atto dello studio dell'Istituto superiore di sanità sulla diffusione delle varianti del virus in Italia.

"L'incidenza dell'epidemia - hanno scritto nel verbale al termine della riunione i tecnici e gli scienziati - risulta nuovamente in crescita, con un impatto sostenuto sui sistemi sanitari". E l'incremento dell'incidenza dovuta alle varianti "potrebbe prefigurare scenari con un nuovo rapido aumento diffuso nel numero di casi nelle prossime settimane". Di qui, è la conclusione, la necessità della "rigorosa osservanza, rafforzamento e incremento" delle misure.

Il provvedimento del ministro Speranza
Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato un provvedimento che vieta lo svolgimento delle attività sciistiche amatoriali fino al 5 marzo 2021, data di scadenza del DPCM del 14 gennaio. Il provvedimento, spiega il ministero della Salute, tiene conto dei più recenti dati epidemiologici comunicati venerdì 12 febbraio dall'Istituto Superiore di Sanità. In particolare, il Cts ritiene che "non ci sono più le condizioni per riaprire gli impianti di sci" e ha demandato la decisione "alla politica". "Il Governo si impegna a compensare al più presto gli operatori del settore con adeguati ristori" comunica il ministero.  

La decisione sugli impianti di sci è stata condivisa nel governo. lo confermano fonti di Palazzo Chigi interpellate dall'Ansa. Le stesse fonti rimandano alla nota diffusa dal ministero della Salute in cui si ricorda che  "il provvedimento tiene conto dei più recenti dati epidemiologici comunicati venerdì 12 febbraio dall'Istituto Superiore di sanità, attestanti che la variante VOC B.1.1.7, detta variante Uk e caratterizzata da maggiore trasmissibilità, rappresenta una percentuale media del 17,8% sul numero totale dei contagi.

La preoccupazione per la diffusione di questa e di altre varianti del virus SARS-CoV-2 ha portato all'adozione di misure analoghe in Francia e in Germania". Nella nota della sanità si ricorda che sono previsti, "al più presto", ristori per il settore. 

Le proteste dei Governatori
Non ci stanno le Regioni 'in giallo' dell'arco alpino, e contestano lo stop agli impianti di risalita fino al 5 marzo, comunicato dal Governo a poche ore dall'attesa riapertura delle piste per oggi.

"Trovo assurdo apprendere dalle agenzie di stampa la decisione del ministro della Salute di non riaprire gli impianti sciistici a poche ore dalla scadenza dei divieti fin qui in essere, sapendo che il Cts aveva a disposizione i dati da martedì, salvo poi riunirsi solo sabato". Così il presidente
della Regione Lombardia Attilio Fontana
commenta la decisione del ministro Speranza di non consentire la ripresa delle attività sciistiche.

"Una decisione - aggiunge il presidente - dell'ultimo secondo che da' un ulteriore colpo gravissimo a un settore che stava faticosamente riavviando la propria macchina organizzativa. Ancora
una volta si dimostra che il sistema delle decisioni di 'settimana in settimana' e' devastante sia per gli operatori, sia per i cittadini. Solo sette giorni fa lo stesso Cts nazionale aveva dato il via libera a un regolamento molto severo per poter riaprire. Su quella base avevamo consentito la riapertura". "Ci sono due cose - aggiunge quindi l'assessore regionale alla Montagna Massimo Sertori - che il ministro Speranza deve fare: chiedere scusa alle migliaia di operatori turistici e ai cittadini per questa incredibile vicenda e, soprattutto, indennizzare immediatamente gli uni e gli altri che si sono fidati delle loro decisioni. E' arrivato il momento di rivedere questo sistema dei 'semafori settimanali': una richiesta formale che facciamo al nuovo Governo".

"I nostri operatori hanno preparato le piste, assunto personale, si sono adattati alle linee guida, acceso i riscaldamenti negli alberghi... non è solo una questione di ristori, qui devono pagare i danni. Non è una sfida, ma è ovvio che gli imprenditori hanno avuto dei danni". Così il governatore del Veneto  Luca Zaia commentando lo stop alle apertura degli impianti sciistici nel corso del consueto punto stampa. "E' raccapricciante e imbarazzante vedere una ordinanza per la chiusura delle piste da sci emanata quattro ora prima dell'apertura delle piste. Questa ormai e' una stagione persa, una stagione e mezza visto che abbiamo chiuso a marzo scorso. Questa è una ordinanza che si poteva fare quattro giorni prima, cinque giorni prima, una settimana prima non quattro ore prima". 

"C'è molta rabbia - ammette il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini - non si può arrivare a decisioni del genere con così poco preavviso".

"Il governo è appena partito, ha insediato i ministri poche ore fa. Chiederei di evitare letture che meritano un po' di tempo per poter essere giudicate", ha detto Stefano Bonaccini, oggi ospite di Mattino Cinque su Canale 5, parlando della decisione sugli impianti sciistici.

"Speriamo sia un'ultima volta e che d'ora in poi ci sia un nuovo metodo", ha aggiunto. Poi Bonaccini, collegandosi con Coffee break su La7, ha sottolineato: "Quando un governo decide, decide. Anche i ministri della Lega sono nel governo. Eviterei il continuo scaricabarile come in questo paese accade". "Abbiamo professionisti eccellenti - ha evidenziato - pero' sarebbe bene che si parlasse nelle sedi adeguate. Vorrei evitare una sovraesposizione mediatica per la quale spesso apprendiamo da interviste o agenzie di stampa cosa dovrebbe succedere in questo paese. Chi ha la responsabilità e la preparazione per dare suggerimenti lo faccia prima nelle sedi opportune e poi magari si rivolga ai cittadini. Altrimenti diamo un'informazione che rischia di diventare disinformazione".

"La Regione Piemonte ha previsto di stanziare immediatamente 5,3 milioni di euro come ristori per gli impianti sciistici penalizzati da una politica di chiusura intempestiva e annunciata con nessun anticipo". Così il governatore della Regione Piemonte Alberto Cirio, che ha riunito la giunta in seduta straordinaria per affrontare la mancata ripartenza dello sci. La Regione, che scriverà al Governo per sollecitare l'attivazione di ristori e un ulteriore indennizzo per le false partenze, valuta con l'avvocatura di costituirsi parte civile, al fianco dei gestori degli impianti, per chiedere indennizzi proporzionati alla quantificazione dei danni. 

Nella Piana di Vigezzo (Alta Ossola, Piemonte), impianti aperti nonostante il divieto.  Luca Mantovani, amministratore delegato della società che gestisce gli impianti, parla di fatturato passato da 400 mila euro nella stagione invernale a meno di 27mila quest'anno. E, aggiunge, "per ora noi non abbiamo visto nessun ristoro".

Coldiretti: salta stagione da 10 miliardi
La chiusura degli impianti anche nell'ultima parte della stagione è destinata ad avere effetti
non solo sulle piste da sci ma sull'intera economia che ruota intorno al turismo invernale che ha un valore stimato prima dell'emergenza Covid tra i 10 e i 12 miliardi di euro all'anno tra diretto, indotto e filiera. Lo afferma la Coldiretti in riferimento al nuovo rinvio della riapertura allo sci in zone gialle deciso dal Ministro della Salute Roberto Speranza dopo il nuovo pronunciamento del Comitato tecnico scientifico. 

L'allarme dell'Associazione Nazionale Esercenti Funiviari
"Dopo il 3 dicembre, il 7 gennaio, il 18 gennaio e il 15 febbraio, adesso la proroga al 5 marzo. Ormai la stagione è saltata, ci sentiamo presi in giro di fronte a tutto quello che abbiamo speso per l'apertura di domani, in vista della quale abbiamo assunto altro personale. I ristori siano immediati, altrimenti il comparto va in fallimento. Siamo il settore più penalizzato: da 12 mesi senza un euro di incasso, ma con spese e stipendi da pagare. La cassa integrazione è arrivata a dicembre, da luglio lavoravamo per preparare l'inverno". Così l'Anef, l'Associazione Nazionale Esercenti Funiviari.

La questione degli indennizzi 
"In questo momento cosìvdelicato- aggiunge- è necessario garantire ristori immediati per tutto il comparto della montagna che èvstato sacrificato per mettere al primo posto la salute attraverso le indicazioni del Cts. Questa manifestazione è l'evidenza di quanto la montagna rappresenti un'eccellenza del nostro Paese, una risorsa da cui ripartire", ha detto Federico D'Incà, ministro per i rapporti con il parlamento.

"Gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta. Quando si reca un danno, il danno va indennizzato, già subito nel prossimo decreto" affermano i ministri dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, e del Turismo, Massimo Garavaglia. "Non è solo questione di cifre: non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti, quando la stagione non era ancora compromessa. Probabilmente ne serviranno di più, a maggior ragione se ci sono altri stop", rilevano ancora i due ministri della Lega.

I capigruppo della Lega, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari, rincarano la dose: "Al di là di Speranza, appena riconfermato ministro, è necessario un cambio di squadra a livello tecnico". 

"Non si può - dicono - continuare con il 'metodo Conte', annuncio la domenica e chiusura il lunedì, ad opera del trio Ricciardi-Arcuri-Speranza. Serve un cambio di passo e rispetto per la gente di montagna e per chi lavora, oltre a rimborsi veri e immediati".

Salvini:  "Su stop strascichi governo precedente"
"Il modello Conte-Casalino che abbiamo superato prevedeva gli annunci la domenica che cambiavano la vita il lunedì. Da questo punto di vista, quando il governo sara' in carica - perché aspettiamo di votare la fiducia questa settimana - chiederemo una maggiore condivisione, programmazione e previsione". Lo ha detto Matteo Salvini, leader della Lega, conversando con i cronisti intervenendo sulla polemica per la chiusura degli impianti sciistici. "L'importante e' comunicare per tempo. Se qualcuno dieci giorni fa ha detto a migliaia di imprenditori di organizzarsi per ripartire e poi poche ore prima della ripartenza dice 'no', o ha sbagliato prima o è arrivato in ritardo dopo. Sono gli strascichi del governo precedente, vediamo di dare un cambio di passo", ha sottolineato.