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POLITICA

Roma

Cyber-terrorismo, Soro: "Equilibrio tra libertà civili e sicurezza"

Relazione annuale al Parlamento del Garante privacy

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Contrastare la ricorrente tentazione di considerare le libertà civili come un lusso di fronte alla minaccia terroristica. E' un passaggio della Relazione annuale del Garante privacy, Antonello Soro, che invita ad evitare le "raccolte massive di dati" per proteggere la sicurezza.  "E' dalla centralità dell'Habeas data delle nostre democrazie che deve partire l'Europa - sottolinea Soro nella Relazione al Parlamento - per combattere il terrorismo e ogni fondamentalismo senza rinnegare se stessa e la propria identità. Rivedendo il rapporto tra privacy e sicurezza anche sotto il profilo della reale efficacia della sorveglianza di massa, rivelatasi assai meno utile, anche in termini investigativi, rispetto a quella 'tradizionale', mirata e selettiva".

Per il Garante, "il modo migliore per difendere la nostra sicurezza è proteggere i nostri dati" ed "evitarne raccolte massive, limitando 'la superficie d'attacco' per un terrorismo che sempre più si alimenta della rete per passare dallo spionaggio informatico alla concretissima violenza delle stragi". Per Soro, "un'efficace prevenzione del terrorismo dovrebbe dunque selezionare - con intelligenza, appunto - gli obiettivi 'sensibili' in funzione del loro grado di rischio e fare della protezione dati una condizione strutturale di difesa dalla minaccia cibernetica, come abbiamo sottolineato anche al Comitato Schengen".

Il Garante definisce "un atto di saggezza" lo stralcio dal decreto anti-terrorismo delle norme sulle intercettazioni da remoto e "le modifiche apportate alle previsioni che, da un lato, ammettevano le intercettazioni preventive per qualsiasi reato commesso online e che, dall'altro, estendevano 'a regime' in misura rilevante e non selettiva il tempo di conservazione dei dati di traffico".

Tuttavia, avverte Soro, "rischi analoghi di 'sovra-acquisizione di dati' possono derivare, sia pure in misura diversa, anche dall'uso di mezzi di ricerca della prova particolarmente invasivi - ad esempio acquisizioni di tabulati o intercettazioni - se non circondati da misure di sicurezza idonee a impedire abusi o non adeguatamente circoscritti sulla base dei presupposti individualizzanti previsti dal codice di procedura penale, con il rischio di trasformarsi, così, da individuali a massivi. Peraltro, i dati personali acquisiti con questi mezzi investigativi vanno protetti anche successivamente alla raccolta, per impedire ogni tipo di abuso".