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MONDO

Stati Uniti

Dalle Hawaii primo ricorso contro il secondo Muslim Ban di Trump: "Anche questo incostituzionale"

Intanto emerge che anche il Presidente durante la campagna elettorale incontrò l'Ambasciatore russo. Ma la Casa Bianca minimizza: "Solo una stretta di mano"

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I procuratori dello Stato delle Hawaii hanno informato la corte locale che intendono chiedere al giudice federale un ordine temporaneo per bloccare il nuovo ordine esecutivo del presidente degli Stati uniti Donald Trump che vieta l'ingresso in Usa per tre mesi ai cittadini di Iran, Siria, Sudan, Yemen, Somalia e Libia. Si tratta della prima offensiva legale contro il nuovo Muslim Ban dell'inquilino della Casa Bianca, che sospende i visti per questi sei Paesi musulmani.

l New York Times ha segnalato ieri che nonostante sulla carta il nuovo documento abbia eliminato alcuni elementi che avevano portato il vecchio ordine, quello del 27 gennaio, ad essere bloccato da una corte d'Appello, continuano a esserci dei passaggi che potrebbero violare la costituzione Usa.


Russiagate, commissione Intelligence convoca capi 007
Intanto la commissione Intelligence della Camera dei Rappresentanti Usa ha organizzato un'audizione pubblica il prossimo 20 marzo sulle presunte interferenze di Mosca nelle elezioni americane. Saranno ascoltati, tra gli altri, il capo dell'Fbi James Comey, il direttore della National Security Agency (Nsa)Mike Rogers, l'ex direttore della Cia John Brennan e l'ex direttore della Nsa, James Clapper. Lo ha reso noto il presidente della commissione intelligence, il deputato repubblicano Devin Nunes.

I servizi americani, durante le elezioni, avevano concordato sul fatto che vi fosse il governo russo dietro gli hackeraggi che hanno danneggiato l'allora candidata democratica Hillary Clinton. Il presidente Donald Trump ha definito queste accuse una "caccia alle streghe". Nunes ha detto che gli 007 non hanno fornito alcuna prova alla commissione da lui presieduta sui legami tra la campagna di Trump e il governo russo. (AGI) Ril  


 Anche Trump avrebbe visto ambasciatore russo, Casa Bianca minimizza
 Anche il presidente Donald Trump avrebbe incontrato brevemente l'ambasciatore russo in Usa, Sergey Kislyak, il 27 aprile scorso, in occasione di un discorso dell'allora candidato repubblicano sulla politica estera, all'hotel Mayflower di Washington dove Kislyak era tra i quattro diplomatici presenti al ricevimento esclusivo. Una notizia, riportata oggi da alcuni media statunitensi, che la Casa bianca ha provato a stemperare, spiegando che non si è trattato di un vero e proprio incontro. "Il Center for the National interest ha ospitato il discorso di politica estera di Trump e il ricevimento precedente all'intervento. Diversi ambasciatori erano presenti", ha detto all'Afp Sarah Sanders, una portavoce della Casa Bianca. "Trump è rimasto circa cinque minuti al ricevimento prima di salire sul palco", ha aggiunto. "Non abbiamo memoria di chi ha potuto salutare e non siamo stati responsabili per gli inviti o il controllo degli ospiti". In ogni caso, "non ci sarebbe stata alcuna opportunità per Trump di parlare separatamente" con l'ambasciatore russo. Le ambasciate a Washington contattano di routine i candidati presidenziali democratici e repubblicani per raccogliere elementi utili a chiarire alle loro capitali le loro posizioni.

Ma la vicenda Kislyak ha assunto un'altra luce dopo le accuse a Mosca da parte dell'amministrazione Obama di aver cercato di interferire con le elezioni presidenziali Usa per favorire Trump. La Casa bianca ha sempre escluso con fermezza ogni collusione tra l'equipe per la campagna elettorale di Trump e la Russia. Un'inchiesta federale è in corso su questo dossier e quattro diverse commissioni del Congresso hanno aperto delle indagini. Gli incontri con Kislyak sono già costati la testa del consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, che mentì ai suoi colleghi sui contenuti dei colloqui, e hanno fatto traballare la poltrona del ministro della Giustizia Jeff Sessions, che durante le audizioni al Congresso aveva detto il falso, affermando di non aver avuto contatti con i russi in campagna elettorale. La prima udienza pubblica sulle presunte interferenze della Russia nelle elezioni presidenziali americane dello scorso 8 novembre si terrà il 20 marzo prossimo, quando la commissione Intelligence della Camera chiamerà a testimoniare ex membri dell'amministrazione Obama.