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ITALIA

Inchiesta Why Not: De Magistris interrogato citò Napolitano

Durante un'udienza a Roma l'ex pm avrebbe raccontato che l'allora Presidente della Camera venne iscritto venti anni fa sul registro degli indagati nell'inchiesta su Tangentopoli

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Napoli
Durante l'udienza del 9 maggio a Roma del processo Why Not Luigi De Magistris avrebbe citato il Capo dello Stato Giorgio Napolitano in merito ad una "secretazione" che lo riguardava quando era presidente della Camera. Per spiegare il perchè aveva deciso di secretare il nome di alcuni iscritti nel registro degli indagati avrebbe raccontato un precedente, quando cioè l'attuale Capo dello Stato venne iscritto, venti anni fa, sul registro degli indagati della Procura di Napoli durante il periodo di Tangentopoli. Un'iscrizione secretata dai pm partenopei che poi disposero l'archiviazione del procedimento non avendo trovato riscontro alle dichiarazioni di un imprenditore. 

Le spiegazioni di De Magistris
A pag 88 del verbale si leggerebbe: "Siccome avevo elementi per ritenere collegamenti strettissimi tra gli altri di Pittelli con il procuratore della Repubblica, tanto è vero da fare una società col figlio del procuratore, ritenni di secretare. Atto sicuramente forte, mi sono posto il problema se potessi secretarlo, mi sono anche consultato, c'era stato un precedente alla procura della Repubblica di Napoli dove il mio magistrato affidatario, il dottore Cantelmo oggi procuratore della Repubblica e un altro magistrato oggi componente d'esame, Quatrano, mi dissero che anche loro durante l'inchiesta di Tangentopoli procedettero a secretare un'iscrizione, in particolare quella dell'allora presidente della Camera, Giorgio Napolitano e secretarono per evitare che ci potesse stare una fuga di notizie".

La vicenda
A quanto si apprende a Napoli in ambienti giudiziari, l'iscrizione di Napolitano, la cui posizione fu poi archiviata, fu disposta dai pm di Napoli Rosario Cantelmo e Nicola Quatrano nell'ambito dell'inchiesta condotta negli anni 1993 e 1994 sulle tangenti per la realizzazione della Metropolitana collinare a Napoli. I magistrati, insieme con l'allora procuratore di Napoli Agostino Cordova, decisero la secretazione dell'atto per evitare fughe di notizie, assai frequenti in particolare in quel periodo delle indagini sulla cosiddetta tangentopoli.
L'iscrizione fu disposta in seguito a dichiarazioni dell'ingegnere Vincenzo Maria Greco, il quale sostenne che erano stati consegnati 200 milioni di lire al ministro Paolo Cirino Pomicino il quale avrebbe dovuto distribuire la somma a esponenti di altri partiti, tra cui politici della corrente migliorista del Pds che faceva capo all'epoca a Giorgio Napolitano. Pomicino smentì tuttavia tale circostanza nel corso di un confronto con l'ingegnere Greco. L'assenza di riscontri portò i magistrati, dopo alcuni mesi, all'archiviazione della posizione di Napolitano.