ECONOMIA
Confprofessioni: Autorità garante ferma al secolo scorso
DL Fiscale. Antitrust: equo compenso professionisti è anticoncorrenziale
Le tariffe professionali fisse e minime, introdotte al Senato con il Decreto fiscale ora in discussione alla Camera, violano i principi concorrenziali per il Garante della Concorrenza e del Mercato

Antitrust contro le tariffe professionali fisse e minime, introdotte al Senato con il Decreto fiscale in discussione attualmente alla Camera, perché violano i principi concorrenziali.
Il Garante della Concorrenza e del Mercato, in una segnalazione ai presidenti del Senato e della Camera dei Deputati ed al presidente del Consiglio, denuncia che l'equo compenso "in quanto idoneo a reintrodurre un sistema di tariffe minime, paraltro esteso all'intero settore dei servizi professionali, non risponde ai principi di proporzionalità concorrenziale". Si pone, quindi, in una situazione di "stridente controtendenza con i processi di liberalizzazione che hanno interessato anche le professioni regolamentate".
Per l'Autorità di Piazza Verdi la norma sull'equo compenso è anticoncorrenziale in quanto: "Nella misura in cui collega l'equità del compenso ai parametri tariffari" previsti dalla norma contenuta nel Decreto fiscale "reintroduce di fatto i minimi tariffari, con l'effetto di ostacolare la concorrenza di prezzo tra professionisti nelle relazioni commerciali" con i clienti.
Con l'equo compenso, secondo l'Autorità con a capo Giovanni Pitruzzella, "viene sottratta alla libera contrattazione tra le parti la determinazione del compenso dei professionisti (ancorché solo con riferimento a determinate categorie di clienti)" mentre i nuovi arrivati sul mercato delle professioni "sarebbero pregiudicati dalla reintroduzione di tariffe minime" e "vedrebbero drasticamente compromesse le opportunità di farsi conoscere sul mercato e di competere con i colleghi affermati" con un pregiudizio degli interessi della collettività.
Immediate le reazioni da varie parti in dissidio con quanto valutato dall'Antitrust.
Confprofessioni
"La posizione dell'Antitrust contro l'equo compenso per i liberi professionisti conferma ancora una volta come l'Autorità Garante sia rimasta ferma al secolo scorso. Il principio di una remunerazione adeguata di una prestazione professionale nei confronti di grandi committenti e della Pubblica Amministrazione non ha nulla a che fare con i minimi tariffari e non rappresenta alcuno ostacolo alla concorrenza", ha detto il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella.
"Contrariamente a quanto sostiene l'Antitrust, l'equo compenso non fissa dei minimi inderogabili, ma interviene laddove esiste uno squilibrio nei rapporti di forza contrattuale tra il professionista e committenti forti, quali banche, assicurazioni e P.A.", ha affermato Stella. "Nessuna restrizione alla libera concorrenza, quindi, semmai uno strumento necessario per correggere quelle distorsioni nel mercato dei servizi professionali che autorizzano, per esempio, le amministrazioni locali a pubblicare bandi che pretendono un compenso simbolico, un euro, per prestazioni complesse e onerose.
Il Garante della Concorrenza e del Mercato, in una segnalazione ai presidenti del Senato e della Camera dei Deputati ed al presidente del Consiglio, denuncia che l'equo compenso "in quanto idoneo a reintrodurre un sistema di tariffe minime, paraltro esteso all'intero settore dei servizi professionali, non risponde ai principi di proporzionalità concorrenziale". Si pone, quindi, in una situazione di "stridente controtendenza con i processi di liberalizzazione che hanno interessato anche le professioni regolamentate".
Per l'Autorità di Piazza Verdi la norma sull'equo compenso è anticoncorrenziale in quanto: "Nella misura in cui collega l'equità del compenso ai parametri tariffari" previsti dalla norma contenuta nel Decreto fiscale "reintroduce di fatto i minimi tariffari, con l'effetto di ostacolare la concorrenza di prezzo tra professionisti nelle relazioni commerciali" con i clienti.
Con l'equo compenso, secondo l'Autorità con a capo Giovanni Pitruzzella, "viene sottratta alla libera contrattazione tra le parti la determinazione del compenso dei professionisti (ancorché solo con riferimento a determinate categorie di clienti)" mentre i nuovi arrivati sul mercato delle professioni "sarebbero pregiudicati dalla reintroduzione di tariffe minime" e "vedrebbero drasticamente compromesse le opportunità di farsi conoscere sul mercato e di competere con i colleghi affermati" con un pregiudizio degli interessi della collettività.
Immediate le reazioni da varie parti in dissidio con quanto valutato dall'Antitrust.
Confprofessioni
"La posizione dell'Antitrust contro l'equo compenso per i liberi professionisti conferma ancora una volta come l'Autorità Garante sia rimasta ferma al secolo scorso. Il principio di una remunerazione adeguata di una prestazione professionale nei confronti di grandi committenti e della Pubblica Amministrazione non ha nulla a che fare con i minimi tariffari e non rappresenta alcuno ostacolo alla concorrenza", ha detto il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella.
"Contrariamente a quanto sostiene l'Antitrust, l'equo compenso non fissa dei minimi inderogabili, ma interviene laddove esiste uno squilibrio nei rapporti di forza contrattuale tra il professionista e committenti forti, quali banche, assicurazioni e P.A.", ha affermato Stella. "Nessuna restrizione alla libera concorrenza, quindi, semmai uno strumento necessario per correggere quelle distorsioni nel mercato dei servizi professionali che autorizzano, per esempio, le amministrazioni locali a pubblicare bandi che pretendono un compenso simbolico, un euro, per prestazioni complesse e onerose.