ITALIA
Corte di Appello di Milano
Delitto Garlasco. Le motivazioni della sentenza: "Stasi ha ucciso Chiara perché era pericolosa"
"Alberto Stasi ha brutalmente ucciso la fidanzata che era diventata una presenza scomoda". Poi nelle motivazioni la risposta alla difesa dell'ex studente che lo aveva descritto come una "vittima" di un caso giudiziario lungo 7 anni: "unica vittima è Chiara Poggi"

Secondo i giudici della Corte d'Appello di Milano Albero Stasi "ha brutalmente ucciso la fidanzata che evidentemente era diventata una presenza pericolosa e scomoda, come tale da eliminare per sempre dalla sua vita di ragazzo 'perbene'". Questo si legge nelle motivazioni della sentenza, depositate oggi, con cui i giudici hanno condannato a 16 anni di carcere l'ex studente bocconiano.
"Dopo aver commesso il delitto l'imputato è riuscito con abilità e freddezza a riprendere in mano la situazione e a fronteggiarla abilmente, facendo le sole cose che potesse fare, quelle di tutti i giorni: ha acceso il computer, visionato immagini e filmati porno, ha scritto la tesi, come se nulla fosse accaduto".
"Chiara unica vittima"
I giudici rispondono poi alla difesa dell'ex studente bocconiano che "ha descritto - si legge nelle motivazioni di 140 pagine - l'imputato come la vittima di un caso giudiziario che lo ha costretto per oltre sette anni a doversi difendere, e anche lui, nelle dichiarazioni spontanee rese all'udienza del 17 dicembre, ha parlato di sè in tali termini, sostenendo un vero e proprio accanimento nei suoi confronti". Per la Corte invece l'unica vittima è Chiara Poggi "uccisa a 25 anni dall'uomo di cui si fidava e a cui voleva bene, che l'ha fatta definitivamente 'scomparire' in fondo alle scale".
Uccisa senza pietà
Poi viene evidenziato come la vittima "non abbia avuto nemmeno il tempo di reagire", "è rimasta del tutto inerme'' di fronte al suo aggressore: ''Era così tranquilla, aveva così fiducia nel visitatore da non fare assolutamente niente, tanto da venire massacrata senza alcuna fatica, oltre che senza alcuna pietà".
Movente sconosciuto
Una "motivazione forte" ha "provocato (..) il raptus omicida" che ha portato Alberto Stasi ad uccidere Chiara Poggi, la sua fidanzata con cui aveva "qualche difficoltà". I giudici, pur sostenendo che "il movente dell'omicidio è rimasto sconosciuto", ipotizzano che la scoperta di Chiara della "passione" di Alberto "per la pornografia" avrebbe potuto "provocare discussioni, anche con una fidanzata 'di larghe vedute'".
Le modalità dell'aggressione "indicono ad individuare l'esistenza di un 'pregresso' tra vittima e aggressore, tale da scatenare un comportamento violento da parte di quest'ultimo, evidentemente sorretto da una motivazione 'forte', che ha provocato in quel momento il raptus omicida, portato fino alle estreme conseguenze". Una motivazione, è il parere della Corte, per cui l'assassino il 13 agosto 2007 di prima mattina si è recato a casa di Chiara "forse per ottenere o fornire spiegazioni verbali, che al contrario hanno fatto sì che lo stesso si vedesse 'costretto' ad aggredire la vittima e ad 'eliminarla' lanciandola giù dalle scale".
Decisiva la perizia sui tappetini
Uno degli elementi cruciali per il Collegio è stata la perizia sul tappetino della Golf a bordo della quale l'imputato si recò da casa sua alla caserma dei carabinieri di Garlasco. Questo studio ha, secondo i magistrati, escluso "il passaggio di Stasi dal luogo del delitto nei termini da lui forniti". In particolare i risultati della perizia "escludono altresì che tale passaggio possa essere avvenuto senza il trasferimento di sangue sulle sue scarpe prima e sui tappetini dell'auto poi (la cui positività al Luminol è stata indicata permanere anche a distanza di molti giorni)". La Corte risponde all'obiezione della difesa che, "per spiegare tale anomalia, ha dovuto ricorrere a quel concetto di 'evitamento implicito' che appare altresi' del tutto avulso sia dalla descrizione che lo stesso imputato ha fatto dei suoi movimenti che dai dati peritali, la cui lettura appare univoca".
"Dopo aver commesso il delitto l'imputato è riuscito con abilità e freddezza a riprendere in mano la situazione e a fronteggiarla abilmente, facendo le sole cose che potesse fare, quelle di tutti i giorni: ha acceso il computer, visionato immagini e filmati porno, ha scritto la tesi, come se nulla fosse accaduto".
"Chiara unica vittima"
I giudici rispondono poi alla difesa dell'ex studente bocconiano che "ha descritto - si legge nelle motivazioni di 140 pagine - l'imputato come la vittima di un caso giudiziario che lo ha costretto per oltre sette anni a doversi difendere, e anche lui, nelle dichiarazioni spontanee rese all'udienza del 17 dicembre, ha parlato di sè in tali termini, sostenendo un vero e proprio accanimento nei suoi confronti". Per la Corte invece l'unica vittima è Chiara Poggi "uccisa a 25 anni dall'uomo di cui si fidava e a cui voleva bene, che l'ha fatta definitivamente 'scomparire' in fondo alle scale".
Uccisa senza pietà
Poi viene evidenziato come la vittima "non abbia avuto nemmeno il tempo di reagire", "è rimasta del tutto inerme'' di fronte al suo aggressore: ''Era così tranquilla, aveva così fiducia nel visitatore da non fare assolutamente niente, tanto da venire massacrata senza alcuna fatica, oltre che senza alcuna pietà".
Movente sconosciuto
Una "motivazione forte" ha "provocato (..) il raptus omicida" che ha portato Alberto Stasi ad uccidere Chiara Poggi, la sua fidanzata con cui aveva "qualche difficoltà". I giudici, pur sostenendo che "il movente dell'omicidio è rimasto sconosciuto", ipotizzano che la scoperta di Chiara della "passione" di Alberto "per la pornografia" avrebbe potuto "provocare discussioni, anche con una fidanzata 'di larghe vedute'".
Le modalità dell'aggressione "indicono ad individuare l'esistenza di un 'pregresso' tra vittima e aggressore, tale da scatenare un comportamento violento da parte di quest'ultimo, evidentemente sorretto da una motivazione 'forte', che ha provocato in quel momento il raptus omicida, portato fino alle estreme conseguenze". Una motivazione, è il parere della Corte, per cui l'assassino il 13 agosto 2007 di prima mattina si è recato a casa di Chiara "forse per ottenere o fornire spiegazioni verbali, che al contrario hanno fatto sì che lo stesso si vedesse 'costretto' ad aggredire la vittima e ad 'eliminarla' lanciandola giù dalle scale".
Decisiva la perizia sui tappetini
Uno degli elementi cruciali per il Collegio è stata la perizia sul tappetino della Golf a bordo della quale l'imputato si recò da casa sua alla caserma dei carabinieri di Garlasco. Questo studio ha, secondo i magistrati, escluso "il passaggio di Stasi dal luogo del delitto nei termini da lui forniti". In particolare i risultati della perizia "escludono altresì che tale passaggio possa essere avvenuto senza il trasferimento di sangue sulle sue scarpe prima e sui tappetini dell'auto poi (la cui positività al Luminol è stata indicata permanere anche a distanza di molti giorni)". La Corte risponde all'obiezione della difesa che, "per spiegare tale anomalia, ha dovuto ricorrere a quel concetto di 'evitamento implicito' che appare altresi' del tutto avulso sia dalla descrizione che lo stesso imputato ha fatto dei suoi movimenti che dai dati peritali, la cui lettura appare univoca".