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POLITICA

Unicredit

Crac Divania, sotto inchiesta a Bari sui derivati Ghizzoni e l'ex numero uno Unicredit Profumo

La Procura accusa i banchieri per il crac con l'ipotesi di reato di bancarotta nell'ambito del fallimento della società Divania. Lo riferiscono fonti giudiziarie, confermando quanto anticipato dal settimanale L'Espresso

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Derivati bancari ancora una volta sotto accusa. La Procura di Bari ha chiuso un'indagine sulle cause del fallimento dell’industria Divania, che prima del crac dava lavoro a 430 operai e vendeva in mezzo mondo i suoi divani fabbricati in Puglia. Unicredit ha respinto ogni addebito confermando la "correttezza del proprio operato".

Sotto inchiesta Ghizzoni e Profumo
La procura ha, quindi, inviato un avviso di conclusione delle indagini a 16 dirigenti Unicredit, tra cui l'ad Federico Ghizzoni e il suo predecessore Alessandro Profumo, ora presidente di Mps. La notizia, anticipata da l'Espresso.it, ha trovato conferma in ambienti giudiziari.

L'accusa di bancarotta
Per i banchieri l’accusa-base è di bancarotta: Divania era un'azienda sana che, secondo i magistrati, fu mandata in rovina da Unicredit attraverso ben 203 derivati-trappola, "falsamente presentati come contratti a costo zero", che in realtà hanno esposto l’azienda a "rischi illimitati", concretizzatisi in "perdite accertate per oltre 15 milioni di euro", provocando così prima la chiusura della fabbrica e poi il fallimento, decretato nel giugno 2011.